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Fabio e Patrizia (Seconda Parte)

 
Il "sor Alfredo", il proprietario e gestore della Casina, era un attempato signore verso i sessanta. Portava i capelli grigiastri lunghi dietro la nuca, abbondantemente unti di brillantina puzzolente, e sfoggiava due folti baffoni incolti. Dava un senso di viscido, ma tutto sommato l'avrei trovato simpatico, se non avesse avuto l'abitudine di chiamarmi "figlio mio". Figlio tuo? A chi?!!

Quella mattina, mentre Patrizia era a scuola (il giorno prima aveva marinato, per venire all'aereoporto) e Piero faceva il turista in giro per Roma, ero andato a prenotare la stanza. Ci tenevo a bloccare la n°7 che era quella un po' più ampia, visto che stavolta avremmo avuto un ospite in più.

"Ma certo, figlio mio" mi disse il sor Alfredo con la voce arrochita dal fumo. "La sette? Vuoi stare comodo, eh?"

"E' perché stavolta... ehm... saremo in tre. Non ci sono problemi, vero, se siamo in tre?"

Mi guardò incuriosito.

"Due ragazzi e una ragazza...". Chissà perché sentii di dover precisare. Cercai di nascondere l'imbarazzo, ma non riuscii ad evitare di abbassare lo sguardo.

"Nessun problema!" mi rispose sghignazzando. "Credimi, figlio mio, qui ne ho viste di tutti i colori! Col lavoro che faccio... e in ogni caso puoi contare sulla massima discrezione."

Inforcò gli occhiali da presbite e scribacchiò qualcosa su una specie di quadernone. Poi mi sbirciò da sopra gli occhiali.

"La ragazza... sarebbe la moretta solita?"

Quando si dice la discrezione... ma tanto l'avrebbe vista quel pomeriggio stesso.

"Sì, è lei" confermai.

Riprese la sua roca sghignazzata. "Eh, eh, eh! Una ragazza in gamba, quella, figlio mio... eh, eh! Proprio un bel tipetto... eh, eh! Tienitela stretta! Eh, eh, eh, eh!"

"Mi sembra che sto facendo del mio meglio! Lei non crede?" risposi, alzando le sopracciglia e allargando le braccia.

"E' vero! E' proprio vero!" Convenne. E riprese a sghignazzare. Guadagnai l'uscita accompagnato dalla sua risata, una lenta sequenza di rauchi colpi di tosse.

* * * * *

Patrizia era stesa sul letto nuda e guardava me e Piero come se volesse spolparci vivi. Aveva il respiro affannato e si stava lentamente carezzando tra le cosce. Non credo che qualsiasi altra ragazza, al suo posto, sarebbe apparsa meno famelica. Costituivamo un notevole spettacolo, io e il mio amico milanese, anche noi completamente nudi. Lui alto, snello, longilineo, agile, tendente al biondo, vagamente efebico. Io più mediterraneo, moro, carnagione scura, occhi castani, più muscoloso... più "macho", se vogliamo.

Insieme portavamo qualcosa come un mezzo metro di cazzo duro, dritto, pronto all'uso. Già. Il cazzo di Piero. Finalmente riuscivo a vedere questa meraviglia della natura. Beh, ne fui tranquillizzato. Un gran cazzo, certo. Ma come dice il famoso proverbio "Il cazzo del vicino è sempre meno verde di come lo si dipinge". Insomma grosso, sì, ma umano. La mia bestiola non sfigurava tanto, al confronto. Un po' sì, ma non tanto.

Patrizia parlò. La voce estremamente secca e decisa.

"Signori, mettiamo subito le cose in chiaro. Lo scopo per cui siete qui è quello di far passare alla sottoscritta il pomeriggio più divertente ed eccitante della sua vita. Nient'altro. Siete entrambi attrezzati di tutto quello che serve e anche più." Il suo sguardo si posò sui nostri arnesi eretti e gli sfuggì un lieve sospiro. Continuò.

"Nel far questo sono certa che vi divertirete molto anche voi. Non avrete di che lamentarvi. Ma sarò io a condurre le danze. Voi siete al mio servizio e farete tutto quello che vi ordino. Chiaro? Se uno di voi due non è d'accordo, lo dica subito. Vorrà dire che passerò il pomeriggio con l'altro, e sarà comunque un bel pomeriggio. Allora?"

"Per me va bene!" si affrettò a rispondere Piero, con entusiasmo. Poi si girò e mi guardo sorridendo. Anche Patrizia aspettava la mia risposta.

"Va benissimo!" dissi. Che altro potevo dire?

"Un'altra cosa. Non voglio gelosie. Non ho intenzione di misurare con il bilancino quello che faccio con l'uno o con l'altro. Farò quello che mi pare con chi mi pare. E non voglio storie. Intesi?"

Di nuovo Piero assentì, e io feci lo stesso. Anche se avevo il sospetto che sarei stato io a rimetterci da quell'ultimo discorso. Chissà perché...

"Bene!" Patrizia era visibilmente soddisfatta. "Ora prendetevelo in mano e masturbatevi piano."

Non capivo. Era quello che già stavamo facendo. "Intendo dire l'uno con l'altro!" precisò.

Come?? Che si era messa in testa? Ma mentre pensavo queste cose sentii la mano di Piero che scanzava la mia e si impossessava decisa del mio arnese. Lo guardai. Era tranquillo e sorridente come sempre. Con un po' di titubanza feci lo stesso. Afferrai quel grosso cazzo e cominciai lentamente a fare su è giù, come stava facendo lui a me. Ma ero goffo e impacciato nei miei movimenti. Era la prima volta che afferravo un cazzo dal davanti, ero abituato a lavorare con il mio. Piero invece mi smaneggiava con molta disinvoltura.

"Ora baciatevi!" Eravamo praticamente uno di fronte all'altro, di fianco rispetto a Patrizia. Ci scambiammo un rapido bacio su entrambe le guance. "Non così! In bocca! Con la lingua!".

Ebbi un moto di ribellione. Mi girai verso Piero, sicuro di avere il suo appoggio nella protesta. Lui invece mi guardò sorridendo, alzando le sopracciglia, come dire "Cosa ci vuoi fare?". Mi mise una mano dietro la nuca e mi attirò verso la sua bocca, vincendo la mia resistenza. Stavo pomiciando con uomo mentre lo masturbavo e lui masturbava me. Decisi di stare al gioco. Sentivo un forte imbarazzo. La lingua di Piero si muoveva ruvida e decisa nella mia bocca, la mia lingua rispondeva incerta e svogliata. Aveva svariati centimetri di vantaggio, come statura, e ciò mi costringeva a tenere la testa rivolta verso l'alto. Questo fatto accentuava il mio disagio. Non ero abituato a pomiciare "in salita". Nel frattempo il suo cazzo pulsava tra le mie mani. Si stava eccitando, il maiale. Sperai che il mio non stesse avendo le stesse reazioni, ma non mi sentivo di scommetterci su.

"Può bastare." Stabilì Patrizia.

"Volevo sincerarmi che non siate troppo schifettosi" spiegò. "Oggi pomeriggio avrete molte occasioni per venire a contatto l'uno con l'altro, mentre state con me, e non voglio che siate bloccati sul più bello da stupidi imbarazzi, rischiando di rovinare il mio piacere. Nessuno dubiterà della vostra virilità anche se vi capiterà di sfiorarvi, state tranquilli!"

Poi aggiunse, con la voce un po' roca. "Comunque devo ammettere che vedervi così è stato molto eccitante..." e la sua mano si mosse più convulsa tra le sue cosce. "Venite qui da me, adesso. Basta fare i froci. C'è una donna vogliosa che ha bisogno della vostra vicinanza e del vostro calore maschile..."

Ci avvicinammo al letto e ci stendemmo a fianco a Patrizia, ai due lati. Cominciammo a carezzarla su tutto il corpo mentre lei baciava lingua in bocca a turno l'uno e l'altro. Le sue mani si erano impadronite dei nostri cazzi e li stringeva dolcemente. Ci dedicammo alle sue tette con bocca e lingua. Una per uno da bravi amici. Patrizia sospirava rumorosamente. La festa stava decisamente decollando.

Patrizia si girò di fianco verso di me, lasciandomi l'esclusiva del suo seno mentre Piero prese a leccarle la schiena. Con perfetta sincronia scendemmo ai due lati del suo corpo. Ci ritrovammo puntuali all'appuntamento tra le sue cosce, con le nostre lingue all'opera. Patrizia aveva alzato un ginocchio per facilitarci l'accesso. Piero le lappava tutta l'area dalla vagina al culo, mentre io andavo dal buco al clitoride.

Patrizia era in estasi. Io e Piero collaboravamo in piena armonia. Spesso le nostre lingue si sfioravano, ma ormai la cosa non ci infastidiva. Patrizia aveva avuto ragione a costringerci a quella pomiciata fuori programma. A un certo punto cercammo addirittura di penetrarla insieme con entrambe le lingue nella figa, ma non era possibile. Non facevamo altro che sbattere il mento l'uno contro l'altro, malgrado Patrizia ci incoraggiasse a tentare, evidentemente eccitata dall'idea.

Alla fine io mi dedicai a spennellarle il clitoride tenendo la lingua a punta, una tecnica che ogni volta la fa impazzire. Piero invece la penetrava in profondità con la lingua, muovendo tutta la testa avanti e indietro. Patrizia gemeva come una pazza. Continuava a sussurrare "Sì... Sì... Così... Ancora...". Si era piegata leggermente in avanti, verso di me, per aprire meglio la strada alla lingua di Piero. Sia lui che io avevamo tutta la faccia bagnata, mentre dalla coscia destra di Patrizia colava un rivolo del cocktail delle nostre bave e dei suoi succhi. Accentuai la pressione e la velocità della mia lingua. Piero la scopava con la sua utilizzandola come un piccolo cazzo. Patrizia venne. Venne. Venne. Venne.

Io e Piero ci rialzammo e ci godemmo insieme lo spettacolo di Patrizia in preda al suo violento orgasmo. Ci scambiammo un occhiata di reciproco compiacimento. Un ottimo lavoro di squadra. Attesi che Patrizia smettesse di agitarsi. Quando, ancora ansimante, spalancò gli occhi e ci guardò senza parole, esausta e felice, le dissi, in tono vagamente minaccioso, "...E questo è solo l'inizio!". Tutti e tre scoppiammo a ridere.

"Ora voglio succhiare un po' il cazzo di Piero" dichiarò Patrizia, appena si fu completamente ripresa. Poi si girò verso di me e aggiunse "...davanti ai tuoi occhi!" Non avevo niente da obiettare. Sapevo benissimo che quel pomeriggio avrei assistito a quello e ad altri spettacoli di quel genere. Non capivo perché doveva sottolineare "davanti ai tuoi occhi". E non capivo perché in quel momento mi stava guardando con quegli occhi di fuoco e con quel sorrisetto malizioso, quasi di sfida.

Non é vero. Lo capivo perfettamente. Chi voglio prendere in giro? Ma facevo finta di niente.

Piero si sistemò con le spalle appoggiate alla testata del letto, a metà fra steso e seduto, col suo cazzo maestoso pronto ad essere sollazzato. Io, secondo le istruzioni di Patrizia , mi stesi di fianco accanto a lui, all'altezza del suo ombelico, a meno di 50 cm da dove si sarebbe svolta l'azione. Patrizia si piazzò con le ginocchia tra le gambe di Piero, si chinò in avanti, sporgendo in fuori il suo meraviglioso culetto, e arrivò con la bocca vicinissima al suo cazzo.

Lo accarezzava con le mani e se lo rimirava. Poi mi guardò, sorrise e disse "E' un gran bel cazzo, vero Fabio?"

"E' vero" ammisi sportivamente. "Grosso e lungo, niente da dire. Complimenti Piero!"

"Non ho particolari meriti..." si schermì lui "me lo sono ritrovato così..."

"Non è solo grosso" riprese Patrizia, tenedo l'oggetto della discussione vicinissimo alla sua bocca, come un microfono di carne. "E' anche... bello... ben fatto... ogni volta che lo vedo mi viene voglia di succhiarlo..."

"...E non ti sei mai trattenuta, che io sappia, tesoro mio!"

"Non è vero!" rispose lei piccata. "La prima volta, l'estate scorsa al mare, ho resistito! E l'ho fatto per te, perché volevo prima chiederti il permesso!"

"Ma comunque una leccata di cappella ci scappò anche allora..." ribattei.

"Figurati! Si trattò solo di qualche bacino così..." e prese a sbaciucchiare l'asta di Piero "... e di una slurpatina così..." e tirò fuori la lingua, facendola roteare abilmente sulla cappella di Piero, che aveva cominciato a sospirare. "Erano ben altre le cose che avrei voluto fare..."

"Per esempio?" chiedemmo in coro io e Piero con un filo di voce. Entrambi stavamo aspettando che Patrizia si mettesse al lavoro sul serio. Lei ci gratificò con il suo solito sorriso birichino. Poi sospirò "Per esempio questo...". Spalancò le labbra e si abbassò decisa sul cazzo di Piero, infilandosene in bocca una cospicua porzione. Piero ansimò dal piacere. Patrizia ruotò leggermente la testa mentre lo accarezzava con la lingua all'interno della bocca, poi cominciò un voluttuoso movimento di su e giù, mentre le sue guance si incavavano per effetto della suzione. Puntuale, partì il consueto sottofondo ritmato di mugolii e risucchi.

Una scena che già si era ripetuta diverse volte l'estate scorsa e che Patrizia mi aveva dettagliatamente descritto. Una scena che era stata rappresentata anche il giorno prima, in una lussuosa stanza dello Sheraton. Una scena che avevo più volte immaginato, eccitandomi. Patrizia che sbocchinava il grosso cazzo di Piero. Stavolta stava avvenendo davanti a me. Ero arrapato come un toro, e il pipistrello che di solito mi si agitava nello stomaco in frangenti simili era stato sostituito da un gigantesco avvoltoio.

Patrizia si dava da fare con diligenza. Le piaceva succhiare quel cazzo, come aveva candidamente confessato, ma sicuramente era eccitatissima dall'idea di eseguire la sua perfomance davanti a me. Ogni tanto mi cercava con la coda dell'occhio per studiare le mie reazioni. Poi, dopo avere visto il mio sguardo fisso ipnotizzato su di lei, la mia bocca spalancata e ansante, riprendeva a sbocchinare con rinnovato entusiasmo quel cazzo che le piaceva tanto.

Ogni tanto si staccava e si dedicava a deliziosi ricami di lingua sulla punta, sull'asta e sulle palle. Piero si sforzava di tenere gli occhi aperti per gustarsi anche lo spettacolo, ma spesso si abbandonava al piacere e li chiudeva.

A un certo punto Patrizia estrasse dalla sua bocca il cazzo di Piero. Mi guardò e mi disse provocante "Fabio, vuoi provare?" puntando il cazzo di Piero verso di me.

"Dai, Patrizia! Non dire cazzate!" fu la mia reazione irritata. E feci male, perché Patrizia si impuntò.

"Su Fabio! Prova! Un attimo solo! Per vedere che effetto fa! Non fare sempre lo strano, che vuoi che sia..."

"Ti prego... lasciamo perdere, Patrizia... non chiedermelo... sono sicuro che anche a Piero darebbe fastidio..."

"Nessun fastidio, Fabio" intervenne Piero. "Anzi, mi piacerebbe moltissimo..." Frocio infame!

"Scommetto che Piero non avrà nessun problema a restituirti il favore, vero Piero?"

"Assolutamente nessun problema!" affermò sicuro lui.

Maledetti! Mi avevano incastrato! Provai a bofonchiare qualche timida protesta, ma non ci fu niente da fare. Senza guardare in faccia Piero, non ne avevo il coraggio, mi avvicinai titubante al suo arnese, che da vicino sembrava proprio enorme. Spalancai la bocca più che potevo, come se tentassi di infilarmelo in bocca senza toccarlo. Mi feci forza, scesi pian piano e alla fine richiusi le labbra sotto la sua cappella. Stavo prendendo il cazzo di Piero in bocca. Mi sembrava un'intrusione enorme, una sensazione strana. Mi premeva sulla lingua e sul palato, mentre sentivo il suo sapore. Era questo l'effetto che facevo ad una donna quando prendeva il mio? In fondo non ce l'avevo tanto più piccolo. Un po' sì, ma non tanto.

Patrizia mi incitò. "Dai, Fabio. Vieni più giù! Prendine un altro po'!" Ubbidii. Ne imboccai un altro paio di centimetri. Di più proprio non ce la facevo. Mi sentivo strozzare. Rimasi un attimo fermo così, chiedendomi "E ora? Che faccio?"

Provai a muovermi su e giù, un paio di volte. Di un paio di millimetri, niente di più. Sentii Piero gemere di piacere e il suo cazzo irrigidirsi maggiormente e pulsare nella mia bocca. La cosa mi diede uno stranissimo brivido. Gli stavo dando piacere. Continuai ancora per un paio di volte, con maggior sicurezza, con una maggiore ampiezza di movimento. Mi uscì istintivamente una specie di "mmh" gutturale. Mi bloccai e tornai in me. Cosa cazzo stavo facendo? Spalancai gli occhi, senza accorgermene li avevo chiusi, e mi trovai davanti Patrizia che a pochi centimetri da me stava slinguando le palle di Piero. Mi sorrise e mi strizzò l'occhio con aria complice, mentre io ero rimasto come paralizzato. Rimasi qualche secondo così, impietrito, quasi senza respirare, finché Patrizia sospirò e con tono indisponente mi intimò "Lascia perdere, Fabio. Meglio che continuo io. Sei proprio un imbranato incapace..."

Mi rialzai in ginocchio, mentre Patrizia riprendeva con gioia a sbocchinare Piero. Ero confuso, stranito, non ci capivo niente. Quell'esperienza mi aveva scosso. Ero anche un po' scocciato dal commento di Patrizia. Appena riacquistai un minimo di lucidità mi resi conto di quello che era successo. Avevo ancora il sapore di Piero in bocca. Il mio orgoglio maschile si ribellò, chiedendo vendetta. Lo sgarro non poteva restare impunito. Mi avvicinai in ginocchio alla testa di Piero e offrii il mio cazzo alla sua bocca con decisione. Piero mi guardò. Capii subito che comprendeva esattamente i miei sentimenti e non li approvava neanche un po'. Cominciai a sentirmi un po' stupido, ma niente in confronto a come mi sentii quando lui, con la massima disinvoltura immaginabile, afferrò con una mano il mio cazzo, diede una veloce leccata a tutta la cappella, se lo mise in bocca e cominciò a pompare come niente fosse. Sembrava addirittura gustarselo con piacere!

Non sapevo che fare. Sarei stato ridicolo a quel punto a ritrarmi indietro. Ma, rimanendo lì la cosa mi stava cominciando a piacere, e sentivo che non dovevo permettermelo. Fu Patrizia a salvarmi dall'imbarazzo, quando con la sua vocetta squillante sibilò "Guarda, Guarda! Ma che spettacolino! E io che pensavo di essere una fortunata a trovarmi con due supermaschioni e invece... due froci patentati!"

"Ma no, Patrizia! Che dici?... Io stavo semplicemente... volevo solo..." preso dall'imbarazzo non mi accorgevo che Patrizia aveva voglia di giocare.

"Forse è il caso che mi vesto e me ne vado. Vi lascio soli a divertirvi." Sospirando aggiunse "Peccato... mi stava proprio venendo voglia di farmi scopare da quel bel cazzone che mi stavo gustando in bocca..."

Fece il gesto di andare verso la poltrona dove stavano sistemati i suoi vestiti. Dovevo essere proprio confuso in quel momento, perché abboccai come un pollo.

"Ma certo! Piero ti scoperà! Vedrai, ti farà divertire...!"

"Mmmmh... davanti ai tuoi occhi?"

"Non mi perderò un attimo!"

"Piero, ti va di scoparmi, davanti al mio ragazzo?"

"Sicuro!"

"E sia!" acconsentì, rivolgendomi un sorrisetto malizioso.

Si stese sul letto e spalancò le gambe, facendo cenno a Piero di raggiungerla. La sua fighetta appariva bella umida, pronta ad essere presa. Piero le montò sopra e Patrizia afferrò la sua proboscide, puntandosela all'imboccatura della vagina. Sussurrò "Scopami, Piero. Mettimelo dentro. Fammi godere."

Pierò cominciò a spingere. Patrizia teneva lo sguardo fisso su di me, da sopra la spalla di Piero. Mi guardava, mentre Piero, un centimetro per volta, le infilava tutto il suo cazzone nella fica. Mi guardava e sospirava. Mi guardava e si leccava voluttuosamente le labbra, con gli occhi socchiusi. Mi guardava e commentava, gemendo "Ohh... com'è grosso... ohh... com' è duro... come lo sento... è bellissimo... quanto mi piace il tuo cazzo, Piero..."

Continuò a guardarmi quando Piero cominciò a fotterla su e giù e per i primi momenti della scopata. Sembrava volesse trasmettermi quanto stava godendo ad essere scopata da Piero. Io ressi il suo sguardo. La vedevo sospirare, mugolare, provare piacere a darsi così ad un altro. Vedevo la sua espressione soddisfatta. L'avvoltoio volteggiava forsennatamente nel mio stomaco.

Poi Piero accelerò i suoi colpi e Patrizia fu troppo presa dalla goduria per continuare il suo gioco perverso di sguardi con me. In pochi minuti Piero la fece godere tra mille gridolini di piacere.

Appena ripresasi dall'orgasmo, Patrizia volle cambiare posizione. Si sistemò carponi e invitò Piero a continuare a scoparla alla pecorina. Mi fece cenno di avvicinarmi. Mi piazzai seduto davanti a lei in modo da essere alla portata della sua bocca. Cominciò a succhiarmelo. Finalmente la signorina degnava di qualche attenzione anche il mio cazzo.

Piero dietro di lei sembrava imponente. Reggeva per i fianchi Patrizia, che al confronto sembrava piccolissima, e dava bordate devastanti che la scuotevano tutta. Dalla mia posizione riuscivo a vedere il cazzo di lui che usciva e scompariva dentro. Patrizia non riusciva a farmi un lavoretto come si deve con la bocca. Non riusciva a concentrarsi. Ogni tanto si staccava e mormorava "Ooohh!..." "Dio mio..." "Che grosso..." "Mi sta sfondando..." "Lo sento tutto dentro...".

Piero era ormai prossimo all'orgasmo. Anche io ero eccitatissimo. A un certo punto Piero mandò un grido e venne. Afferrò Patrizia rudemente per i fianchi e si piantò tutto dentro. Si intuiva che stava schizzando litri di sperma nell'utero di Patrizia. Lei era venuta da troppo poco tempo per raggiungere di nuovo l'orgasmo, ma la cosa evidentemente le piaceva perché sospirò "Oh sì... Oh sì... Oh sì..." in corrispondenza, mi sembrò di capire, a ogni schizzo di Piero.

Appena Piero termino la sua eiaculazione, Patrizia riporto le sue labbra sul mio cazzo. Venni quasi subito, e le riempii la bocca fino a straripare.

Patrizia non inghiottì il mio sperma. Tirò fuori la lingua tutta impiastricciata e si rivolse a Piero dicendo "Piero, baciami!". In realtà quello che uscì fuori fu una specie di "Peho bahami". Ma Piero non se lo fece ripetere due volte. Senza battere ciglio si avvicinò e cominciò a pomiciare con lei. Non feci in tempo a riprendermi dalla sorpresa che un pensiero tremendo mi assalì. Oddio! Vuoi vedere che adesso...

Avevo indovinato. "E tu, Fabio, leccami la fica!" Non provai nemmeno a ribattere. Però provai a fare il furbo, a leccarla sulla parte alta, tenendomi a distanza dal buco. Quando mai... "Fabio, voglio sentire la tua lingua dentro!" Mi feci coraggio ed eseguii. Non potei evitare di fare una scorpacciata dello sperma di Piero. In fondo fui anche più fortunato di lui. Il suo sperma, aromatizzato dagli umori vaginali di Patrizia, era sicuramente più gradevole del mio, che lui assorbiva direttamente dalla sua bocca.

Per un po' ci alternammo a scoparla, mentre lei sollazzava di bocca l'altro, in varie posizioni. Fu Piero ad avere l'idea di mettersi in posizione di sessantanove mentre me la stavo scopando alla pecorina. Patrizia gradì molto il fatto di essere leccata sul clitoride mentre un cazzo la fotteva da dietro. Piero non sembrava infastidito se le mie palle sfioravano la sua fronte. Naturalmente Patrizia volle provare anche a parti scambiate tra me e Piero. Stavolta messa di fianco sul letto con Piero che la scopava da dietro e io davanti, girato, in posizione di sessantanove. Fu uno dei momenti più eccitanti dell'intero pomeriggio. Patrizia mugolava sul mio cazzo in corrispondenza di ognuno dei lenti e cadenzati affondi di Piero, che io potevo osservare in diretta a pochi centimetri dai miei occhi, mentre le slinguavo il clitoride. In quell'occasione siamo venuti tutti e tre insieme, contemporaneamente.

"Voglio essere inculata da Piero" dichiarò a un certo punto Patrizia. "Ma voglio che sia tu, Fabio, a prepararmi il buchino!" Detto questo, e dato per assolutamente scontato il mio assenso, si piazzò di traverso sul letto, sporgendo all'indietro il suo delizioso culetto. "Nel frattempo" annunciò "io preparo Piero". E, per l'ennesima volta quel pomeriggio, si infilò in bocca il cazzo del milanese, che, a onor del vero, stava cominciando a perdere qualche colpo.

Seguii pedissequamente tutto il rituale della pre-inculata, ormai stabilito e codificato. Una specie di "cerimonia del tè". D'altra parte non vedo perché avremmo dovuto rischiare di alterare tutta quella manovra che rendeva piacevole e indolore le inculate sia a Patrizia che a me. Stavolta sarebbe stato Piero a godersi l'inculata, però. Almeno in prima battuta. Non disperavo che Patrizia avesse in seguito concesso un pezzettino di culo anche al sottoscritto.

Comunque la preparazione era anche piacevole di per se. Soprattutto per Patrizia. Anche se era assorta a sbocchinare l'adorato cazzone di Piero, prontamente tornato ai suoi splendori sotto le sue amorevoli cure orali, Patrizia mostrava di gradire il lavoro sul suo buchino, prima della mia lingua, poi del mio indice e del mio medio, (separatamente e insieme) abbondantemente spalmati di cremina lubrificante. Notai che era quasi finita... dovevo ricordarmi di ricomprarla. Il giorno prima quei due ne aveano consumato quasi mezzo tubetto. Quante volte se l'era inculata? O forse il cazzo king size di Piero richiedeva dosi particolarmente massicce?

"Credo che tu sia pronta...". Patrizia fece un mugolio di assenso, con il cazzo di Piero ancora in bocca, mentre continuavo a pomparla nel culo con due dita. Si staccò e aggiunse "Credo che sia pronto anche Piero. Vero?" intanto saggiava con le mani la rigidità del suo arnese, con aria soddisfatta.

"Prontissimo!" confermò Piero.

"E allora, dai! Inculami! E tu Fabio..."

"Ho capito... io guardo..." la prevenii, cupo.

"Mi eccita fare le cose mentre tu mi guardi!" si giustificò.

"Mi sembra abbastanza evidente..."

"E anche a te piace guardarmi... non negarlo!"

Non risposi. Piero intanto si era messo in posizione e aveva puntato il suo grosso coso verso il buchino di Patrizia, che teneva le natiche allargate con le mani, per facilitarlo. Piero cominciò a spingere con estrema dolcezza e fui stupito di vedere con quanta facilità il buchino si apriva per fare entrare quella grossa cappella. Superato un certo punto il cazzo affondò con maggiore decisione. Sembrava quasi che il culo di Patrizia lo stesse risucchiando dentro. Patrizia ansimava rumorosamente e aveva i lineamenti del viso contratti. Ma era un espressione di piacere, non di dolore.

In breve tempo Piero aveva piantato tutto il cazzo nelle viscere di Patrizia e cominciava lentemante a pompare con lunghi e ritmati affondi. Patrizia gemeva. "Dio... che grosso... mi sento tutta piena... oohh... che sensazione... Fabio sapessi che sensazione..."

Io ero arrapatissimo. E ce l'avevo duro come una spranga. Di mia iniziativa mi avvicinai, in ginocchio, e porsi il mio cazzo alla bocca di Patrizia. Non fece discussioni e cominciò a succhiarmelo.

"Scusami Patrizia" spiegai "non potevo rischiare... magari stavi per chiedermi se volevo provare anche questo... dovevo trovare il modo per farti stare zitta..."

Emise un lungo squittio di protesta sopra il mio cazzo. Poi si staccò e sghignazzando mi disse "Sei proprio scemo!"

Avremmo potuto mantenere quella posizione ancora a lungo. Sia io che Piero avevamo già diversi orgasmi alle spalle. Ma Patrizia, dopo essersi gustata per diversi minuti i due cazzi che la prendevano contemporaneamente nella bocca e nel culo, volle provare qualcosa di nuovo.

Fece tutto lei.

Chiese a Piero di sedersi, con le spalle appoggiate alla testata del letto, e si impalò con la fica sul suo cazzo fino alla radice. Poi si chinò in avanti, esponendo il buchino e mi ordinò "Fabio, mettimelo nel culo!"

Una parola. Mi aspettavo di trovarla ben allargata dal pistonamento che aveva ricevuto, ma il grosso cazzo di Piero nella figa in qualche modo premeva e chiudeva la strada. Spingevo come un forsennato, ma non c'era niente da fare. Patrizia stava cominciando a sentire dolore, e si lamentava.

Allora Piero lo tirò quasi tutto fuori, tranne un pezzo della punta, e mi disse "Prova adesso!". Provai, spinsi, dovetti superare un po' di resistenza, ma poi affondai liscio fino in fondo nel culo di Patrizia che emise un gemito. Ora però era Piero che non riusciva a penetrarla. Allora feci lo stesso. Mi tirai fuori tutto, tranne uno spicchio di cappella, e Piero affondò tranquillo. Ripetemmo l'operazione ancora e ancora. Cominciavamo a prendere un certo ritmo. Ogni volta la nostra estrazione era sempre meno completa. Patrizia stava cominciando a prendere gusto a quelle pompate alternate. Accelerammo pian piano il ritmo. Poi ancora un po'. Finché ci ritrovammo per incanto con entrambi i nostri cazzi piantati fino all'elsa nei buchi di Patrizia.

Ci fermammo un attimo così. Era un momento speciale. Piero sussurrò, ansimando, "Complimenti, Patrizia! Non tutte le donne ci riescono, sai?" Patrizia era scossa dal piacere. "Oooh... è incredbile... mi sento piena di cazzo... è una sensazione divina...".

"Patrizia" intervenni io "ora devi dire la frase..."

"Che frase?" mi chiese stupita.

"Dai... tutte le donne la dicono in questo frangente... non puoi essere da meno, proprio tu..."

Non era perfettamente lucida. Potevo capirla. Guardò un attimo intontita nel vuoto. Poi sorrise. C'era arrivata. Impostò la voce su un tono sensuale e provocante (non credo che abbia avuto particolare difficoltà a farlo, data la situazione) e declamò.

"Oh... come vorrei che ci fosse un altro uomo... per poter avere un terzo cazzo da prendere in bocca... Era questa la frase, Fabio?"

"Centrato in pieno!"

Ci pensò un attimo. Poi si leccò le labbra. "Mmmmh... ti dirò, Fabio, non è mica un idea malvagia..."

"Va beh..." risposi. "Per questa volta accontentati..."

"Mi accontenterò... ora fermi, voi due. Mi muovo io. Me li voglio gustare come dico io questi due cazzi meravigliosi."

Iniziò un lento e voluttuoso movimento con il bacino, una specie di deliziosa danza del ventre. Era un movimento rotatorio, non un semplice su e giù, per cui i nostri cazzi non erano perfettamente in fase, ma anzi strusciavano l'uno contro l'altro attraverso la sottile parete che li separava. Patrizia sembrava impazzita dal piacere, ma anche io e Piero stavamo godendo come due maiali, tanto che presto, contravvenendo alle disposizioni di Patrizia, cominciammo a muoverci assecondando il suo movimento e rendendo più deciso lo sfregamento nel suo corpo. Patrizia non sembrò aver motivi di lamentarsene.

Non durammo a lungo. La cosa era troppo piacevole ed eccitante per tutti e tre. Patrizia a un certo punto ansimò "Cielo... Sto per venire... vi prego... godete con me... godiamo tutti insieme... è bellissimo...". Fu proprio lei la prima a venire, piantando le unghie nelle spalle di Piero. Io la seguii a ruota, mentre lei ancora godeva, scaricandole il mio orgasmo nel culo. Piero ebbe bisogno di un altro paio di pompate decise e poi, ululando, raggiunse l'apice anche lui.

"Basta! Non ce la faccio più" mormorai, mentre mi stravaccavo steso sul letto. Si erano fatte le sette e mezza. Erano oltre cinque ore che ci stavamo dando dentro senza mai fermarci. Patrizia e Piero non mi risposero, ma dalle loro facce si capiva che condividevano.

Restammo qualche minuto stesi, immobili. Poi, a turno, ci servimmo della doccia, ci rivestimmo e abbandonammo la Casina. Eravamo distrutti. Camminavamo come degli zombi.

Ci recammo a cenare in una pizzeria non lontano dalla Casina che io e Patrizia conoscevamo bene. Non ebbi neanche la forza di iniziare la solita discussione con lei, quando ordinò la sua pizza preferita "margherita con funghi e prosciutto crudo". Ogni volta tentavo di spiegarle, inutilmente, che con i funghi e il prosciutto non poteva più definirsi "margherita". Era come dire "una donna nuda con i vestiti indosso", "un whisky liscio con ghiaccio e seltz". Lei di solito ribatteva che in ogni caso le portavano sempre la pizza giusta ed era quello che le interessava.

Quella volta, dicevo, lasciai correre. Eravamo troppo stanchi. Eravamo anche incredibilmente assetati e tracannammo un mare di birra, il che accentuò il senso di sonnolenza. Pagammo subito il conto e ripartimmo in macchina verso l'albergo di Piero. Quel giorno niente Mercedes, solo la mia vecchia 126. Ma tanto non era aria di bocchini supplementari sul sedile di dietro come la sera prima.

Mi girai verso Patrizia e mi accorsi che stava dormendo. Aveva la testa appoggiata al sedile e respirava regolarmente. Chiamai Piero sottovoce, continuando a guidare.

"Piero... guarda...!" e accennai verso Patrizia.

"Si è addormentata..." osservò, sorpreso.

Gli feci cenno di far piano. Intanto osservavo Patrizia che dormiva. Aveva un'espressione seria e serena, dolcissima, con quelle guanciotte un pò tonde. Lei le disprezza, dice che la fanno sembrare una bambina, fa l'impossibile per nasconderle creando ombre fittizie col fard. Io invece le adoro.

E' vero. La fanno sembrare una bambina. In quel momento sembrava proprio una bellisima bambina che dormiva. Io e Piero la osservavamo deliziati... e anche un pò sorpresi. Era assurdo e incredibile pensare che quella ragazzina che dormiva innocentemente di fronte a noi appena qualche ora prima si era data al sesso più sfrenato con due ragazzi contemporaneamente. Non era possibile. Non era lei. Guardatela! Come potete pensare una cosa del genere?

Decisi allora di passare subito ad accompagnare Patrizia a casa. Cambiai strada. Guidai con attenzione per evitare scossoni che avrebbero potuto svegliarla. Quando arrivammo sotto il portone di Patrizia scesi dall'auto, aprii la sua portiera e la presi delicatamente in braccio. Patrizia, senza nemmeno svegliarsi, mi buttò le braccia intorno al collo e mi sussurrò, un po' piagnucolante, "Fabio... portami a letto". In altre circostanze sicuramente avrei sfruttato il doppio senso per una battuta (tipo "Ancora non ti basta?!"). In quel momento non mi venne nemmeno in mente.

Piero con gentilezza si offrì. "Serve una mano?" Gli feci cenno di no. Non era stupido quel ragazzo. Aveva capito la tenera magia di quell'attimo. Annuì e mi fece un cenno d'intesa.

Quando la mamma di Patrizia aprì la porta di casa per un attimo si spaventò. La tranquillizzai subito, sorridendo e sussurrando sottovoce "Dorme...". Mi diressi verso la stanza di Patrizia, la depositai piano sul letto e lentamente la spogliai, mentre la madre seguiva i miei movimenti dalla porta. Anche in reggipetto e mutandine sexy in quel momento sembrava una bambina. Una dolce bambina addormentata. Sollevai il piumone, la feci sdraiare sotto, e la ricoprii.

Sembrava vagamente agitata. Con un tono appena capricciosetto mi disse, sempre mezza addormentata, "Fabio... portami Lallo!" Lallo? Che diavolo stava dicendo? Poi d'un tratto mi ricordai. Una volta mi aveva confessato che dormiva abbracciata al suo orsacchiotto preferito. L'avevo presa ferocemente in giro per tutto il giorno, e lei non ne aveva più accennato.

Mi guardai intorno e riconobbi subito il suo orsacchiotto spelacchiato, seduto su uno scaffale. Lo presi e glielo porsi sotto il piumone. "Eccoti Lallo, tesoro" le dissi dolcemente. Non mi rispose. Abbracciò con affetto il suo orsacchiotto, sospirò e sprofondò serena nel sonno.

In quel momento capii qual era lo scopo della mia esistenza. Volevo essere il suo Lallo. Volevo essere il suo orsacchiotto da abbracciare mentre dorme. Per tutta la vita.

Mi girai verso la madre e ci scambiammo un sorriso. Andavo molto d'accordo con quella donna, ultimamente. Mi accompagnò alla porta senza parlare e mi salutò. "Buonanotte, Fabio... e grazie." "Di niente, signora... Buonanotte."

Ero ancora commosso, quando raggiunsi in macchina Piero che nel frattempo si era spostato sul sedile davanti. Lui capì subito il mio stato.

"E' dolcissima, vero?" disse.

"Semplicemente eccezionale. Direi unica"

"Sai, Fabio, che ti invidio un po'?"

"Me l'hai già detto. La prima volta che ci siamo parlati al telefono. Ricordi?"

"E' vero! Ne è passato di tempo..."

"Sembrano secoli, ma è appena l'estate scorsa..."

Passammo un po' di tempo a parlare. Di Patrizia, di altro. Come vecchi amici. Eravamo distrutti anche noi, ma nessuno dei due sembrava aver voglia di andare a dormire. Alla fine volli affrontare un argomento che mi incuriosiva particolarmente.

"Piero, ma tu hai avuto esperienze omosessuali, vero?"

Arrossì un attimo. "E' così evidente?"

"Beh... ho notato una certa sospetta disinvoltura... in certi momenti particolari..."

Piero superò subito l'imbarazzo e mi chiese sorridendo, con un pizzico di ironia. "Ti piacerebbe provare, forse?"

Fu il mio turno di arrossire. Non sostenni il suo sguardo e mi girai. "Per carità. Guarda, personalmente non ho nessuna prevenzione. Ma a me piace la figa..."

"Anche a me piace la figa." mi rispose, placido. "Forse non lo hai notato, ma sono due giorni di seguito che mi sto scopando la tua ragazza a ripetizione. E anche con molto gusto, se proprio lo vuoi sapere. Ma ti garantisco che ci si può divertire, e parecchio, anche senza figa..."

"Ah, non lo metto in dubbio. Ma non mi interessa. Ti ringrazio..."

"Se dovessi cambiare idea... spero che penserai a me..."

"Su questo puoi contarci...". Poi precisai subito "Non sul fatto che io cambi idea... sul fatto che penserei a te... In fondo con nessun altro uomo sono stato così... in intimità. E poi devo ammettere che sei un gran bel ragazzo..."

Lo guardai con la coda dell'occhio. Mi stava sorridendo affettuoso. Sussurrò "Anche tu, Fabio... anche tu sei un gran bel ragazzo..."

La sua voce mi stava dando i brividi. Sbuffai ironico. "Che carini che siamo! Che quadruccio! Manca solo che ora ci diamo un ba...". Non mi fece terminare la frase. Mi afferro la nuca con il suo braccio virile e avvicinò la sua bocca alla mia. Un attimo dopo stavamo pomiciando. Sentivo l'istinto di ribellarmi. Ma che cazzo mi ribellavo! Appena poche ore prima l'avevamo già fatto, ce l'eravamo preso in mano a vicenda, e glielo avevo anche preso in bocca e lui lo aveva preso in bocca a me, e avevo anche assaggiato il sapore del suo sperma, e lui del mio. Come potevo ora fare la parte della verginella molestata?

Mi abbandonai al suo bacio. Non era nemmeno così sgradevole, fermo restando che NON erano quelli i miei gusti. Sia ben chiaro.

Due coatti su uno scooter sfrecciarono a mezzo metro dalla macchina e si allontanarono gridando "A frocioniiii!!!". Mi staccai da Piero e urlai dietro ai due, inutilmente "Ma vaffanculo, testa de cazzo!!!". Stupendo! Cornuto e frocione nel giro di un paio di giorni. Mitico! Signori e signori sono Fabio, l'orgoglio del genere maschile...

Piero sembrava leggermi nel pensiero. Mi guardò e scrollò le spalle, come dire: ancora stai a dar retta a certe cazzate...

Era il momento di andare a nanna. Lo accompagnai all'albergo e ci salutammo. Con una stretta di mano. Con una stretta di mano, ho detto. Cosa sono quei sorrisini ironici?

Il giorno dopo passai a prendere Patrizia a scuola e insieme accompagnammo Piero all'areoporto. Ci salutammo con grandissimo affetto.

"Ragazzi, ho passato due giorni bellissimi qui a Roma con voi!"

"Anche noi siamo stati benissimo" gli rispose Patrizia.

"E' vero!" confermai. Ero perfettamente sincero.

"Ora vi aspetto a Milano. Con o senza week-end in montagna. Mi raccomando, Fabio. Vanessa ti aspetta, gliel'ho promesso. Non mi far litigare..."

"Non mancheremo, Piero. Contaci. E... intanto... salutamela!"

"Certo!"

Ci abbracciammo ancora una volta. Poi Piero si diresse al controllo bagagli. Sulla scala mobile si girò ancora ad agitare il braccio per salutarci con entusiasmo. Un gran bravo ragazzo. Noi rispondemmo al saluto finché la scala, salendo, non lo nascose al nostro sguardo.

Fu allora che Patrizia mi saltò al collo e prese a baciarmi come fosse impazzita. Mi colse un po' di sorpresa, ed ero anche un po' imbarazzato per quelle effusioni in un luogo pubblico. Ma poi mi sciolsi e presi a risponderle con lo stesso calore. Andammo avanti per una decina di minuti, così, in piedi, in mezzo all'aeroporto, con la gente intorno a noi che camminava di corsa con valige, carrelli, bagagli. Patrizia si staccava dalla mia bocca solo per ripetermi "Ti amo, Fabio... ti amo... ti amo... ti amo..".

* * * * *

Qualche giorno dopo...

Io e Patrizia stavamo scopando.

Il luogo era una delle stanze della Casina. Non ricordo quale, ma non importa. Era la prima volta che tornavamo a farlo dopo la visita di Piero. Le ero sopra nella classica posizione alla missionaria. L'avevo appena penetrata e stavo dando dolcemente i primi affondi, quando mi venne di sussurrarle, con un tono un po' ironico

"Spero di essere all'altezza... non vorrei che in questi giorni, con Piero, tu ti sia abituata troppo bene..."

Mi guardò stupita. "Come sarebbe a dire? Tu sei meglio di Piero. Molto meglio."

Rimasi di sasso. "Mi prendi in giro? Dai, Patrizia... è evidente che Piero ti piace..."

"Certo che mi piace... Ma perché ti sei fermato? Continua ti prego... Mi piace Piero, ma preferisco te..."

"Come è possibile? Piero è così bello... dolce... e ci sa fare da matti a letto... conosce tutti i trucchi per far divertire una donna... e ce l'ha pure più grosso..."

"Sciocco che non sei altro" mi rispose, mentre continuavo a pompare "... è proprio per questo... troppo bello, troppo bravo, troppo perfetto... sei molto meglio tu, Fabio... perché sei più porco, più maiale... più perverso... perché sei più egoista... perché sei più goffo e imbranato di lui, ma sei così appassionato... perché sei così stupido da non aver capito che io preferisco mille volte te... e poi... perché tu mi fai ridere... mi fai crepare dalle risate..."

Non mi preoccupai di analizzare quello che diceva. Avevo il sospetto che non mi sarebbe piaciuto tantissimo. E forse neanche l'avrei capito fino in fondo. Mi bastava sapere che lei preferiva me. E quell'idea mi diede una scarica di calore nelle vene.

Cominciai a pomparla come un matto, baciandola e slinguandola nella bocca, sul viso, sul collo, sul petto. Patrizia si stava divertendo come non mai e io ci davo dentro sempre con più foga. Nel giro di cinque minuti la portai ad un orgasmo meraviglioso che la lasciò senza fiato.

Lo tirai fuori, ancora dritto e duro come il marmo. E in quella posizione, nudo, in ginocchio sul letto, con un'erezione da primato, cominciai a urlare verso il cielo, con un tono trionfante di sfida, "Vieni, Piero! Vieni qua, milanese interista del cazzo! Te lo insegno io come si fa godere una donna!"

Dalla stanza a fianco giunse un grido soffocato. "Ahò! Ma volete scopa' in silenzio, per la madosca!" Patrizia era ancora scossa dai tremiti dell'orgasmo. E rideva. Ansimava e rideva. E mormorava "Oh, Fabio.... Oh, Fabio...".

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