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Le Vacanze di Patrizia (Quinta Parte)

 
Patrizia continuò a raccontare. "Quando sono tornata ho trovato ad attendermi Luigi. In piedi, sorridente, con un bicchierone di birra in mano pronto per me. Mentre ero in bagno si era liberato dei pantaloni e delle mutande, restando vestito solo di una camicia sbottonata. Anche il suo cazzo sembrava pronto per essere bevuto da me. Proprio come la birra. Era dritto e duro e si distingueva per la cappella: enorme, larga e lunga, sproporzionata rispetto al resto dell'organo.

Ho afferrato il bicchiere a due mani e in un colpo solo mi sono scolata tutta la birra. Mi sono leccata le labbra, guardandolo. 'Aaah, grazie! Ci voleva proprio! Ora che la mia bocca si è rinfrescata sono pronta a rimettermi al lavoro. Ti va di provare la mia bocca, Luigi?' Gli ho chiesto, provocante.

Lui non mi ha risposto. Mi ha detto: 'Vieni' e mi ha fatto stendere sul divano, con la testa appoggiata lateralmente sul bracciolo. Si è messo a cavalcioni sul mio torace e si è chinato in avanti fino ad appoggiarmi il cazzo tra le tette. Le ha afferrate entrambe spingendole una contro l'altra e avvolgendo il cazzo della morbida carne dei miei seni. Durante tutta questa manovra mi ha guardato, pronto a cogliere ogni mio eventuale segno di diniego.

Ha cominciato lentamente a fare avanti e dietro con il bacino, strofinando il cazzo tra le mie tette. Poi si è subito fermato e timidamente ha biascicato 'Posso?'. Gli ho rivolto un caldo sorriso, ho tolto le sue mani dalle mie tette e le ho sostituite con le mie. Ho cominciato a stringere e strusciare le mie tette intorno al suo cazzo e ho sospirato: 'E' molto piacevole sentirti così, Luigi. Ti prego, continua.' Non aveva bisogno d'altro. Ha appoggiato le sue mani sul bracciolo del divano, ai lati della mia testa, e ha cominciato a scoparmi le tette con grande entusiasmo.

In pochi minuti le gocce di liquido che colavano lentamente dalla punta del cazzo, avevano bagnato tutto il mio petto, diventando una specie di lubrificante naturale. A ogni colpo la cappella di Luigi arrivava vicinissima al mio viso e ne sentivo intensamente l'odore. Ho piegato un po' avanti la testa in modo da riuscire a dare dei brevi colpi di lingua appena era raggiungibile. Luigi apprezzava i miei sforzi, e ogni tanto mi premiava sporgendosi in avanti e accostando il cazzo alla mia bocca con una mano. Questo mi permetteva di dare qualche leccata fatta bene e qualche breve succhiata a quella sua cappella stupenda. Ma la pacchia durava pochi secondi; subito Luigi tornava a fottermi tra le zinne mentre io tornavo a spingere la lingua in fuori più che potevo per elemosinare qualche breve contatto con il suo cazzo.

L'eccitazione di Luigi stava rapidamente crescendo, come i suoi gemiti testimoniavano. A un certo punto, invece di avvicinare semplicemente il cazzo alla mia bocca, come mi aspettavo, me lo ha infilato direttamente dentro con un colpo di reni, e anche con una certa irruenza. Colta di sorpresa ho strabuzzato gli occhi e ho combattuto con tutte le mie forze l'istinto di tossire. Lui ha cominciato a fare avanti e dietro. Mi stava scopando la bocca. Non ci sono altre parole per descriverlo. Io stavo lì immobile, pensando solo a tenere la bocca disponibile e spalancata, e lui la scopava, come se fosse una figa. Mi piaceva.

Dopo qualche minuto, è tornato a fottermi tra le tette. Poi è tornato a scoparmi la bocca con foga. Poi di nuovo tra le tette. Infine è venuto, con un grosso rantolo di soddisfazione. Un abbondante primo schizzo caldo mi ha colpito sul collo. Poi ha afferrato il cazzo e, smenandoselo con la mano, l'ha avvicinato alla mia bocca, appoggiando la cappella sulla mia lingua che intanto mi ero affrettata a tirare fuori. In questo modo, a parte un altro schizzo violento finito sulla guancia, tutto lo sperma è finito sulla mia lingua e nella mia bocca.

Luigi ha continuato a menarsi il cazzo, fino a spremere sino all'ultima goccia sulla mia lingua docile. Poi è caracollato a sedere, sudato e ansante, con il culo per terra e la schiena appoggiata al divano dove io ero stesa. Per un attimo tutto è rimasto immobile. Gli altri tre che avevano assistito ora erano rimasti a bocca aperta incapaci di spiccicare una parola. Poi Luigi ha rotto l'incantesimo bofonchiando: 'Che goduta... incredibile... Patrizia, vuoi sposarmi?'.

Tutti sono scoppiati a ridere. Io l'ho carezzato teneramente sui capelli e gli ho risposto: 'Sono lusingata, Luigi. Ma sono già impegnata.' 'Fortunato mortale, il tuo promesso' ha sospirato."

"Fortunato un cazzo!" la interruppi, piuttosto bruscamente.

"Fabio! Che ti prende?"

"Che mi prende? Mi prende che 'sti quattro stanno facendo un festino alla mia ragazza, sfruttandone ogni centimetro quadrato di pelle disponibile per strofinarci i loro cazzi schifosi. Beh, potrebbero almeno avere la delicatezza di non chiamarmi in causa e di non prendermi per il culo!"

"Ma nessuno ti voleva prendere per il culo, Fabio"

"Sì... vabbe'..." risposi sarcastico.

"Fabio, se sei incazzato per quello che è successo ieri sera, non devi prendertela con loro, ma con me." La sua voce era dolcissima, ma anche molto decisa. Continuò. "Mi sembra abbastanza chiaro che sono stata io a volere e a provocare tutto quello che è successo. Ma credimi, Fabio, è stato molto eccitante, provocarli, stuzzicarli, farlo drizzare nei pantaloni a tutti e quattro, e poi concedermi al loro piacere, farli godere, vederli ansimare nell'orgasmo." La sua voce si era ridotta ad un sospiro sottile e io avevo la pelle d'oca su tutto il corpo, come se mi stesse sussurrando nelle orecchie. "Ed ero ben lieta di concedere ogni centimetro quadrato della mia pelle ai loro cazzi, tutt'altro che schifosi. So che il mio è stato un comportamento molto disnibito. Ma a te non dispiace, vero Fabio? Tu sai che io ti amo sempre da impazzire, vero? E poi sono sicura che ti stai eccitando a sentire quanto sono stata troia ieri sera, o no?"

"Sì, è vero. Mi sto eccitando. In questo momento ho un'erezione da primato. Ma non è così semplice, sai? E' dura da mandar giù. Ho come una strana sensazione allo stomaco a sentire tutti i numeri che hai fatto. Anche cose che con me non avevi mai provato..."

"Alludi a... Luigi?"

"Sì. Alla sega spagnola (così si chiama) che hai fatto a Luigi. E non solo. Anche la scivolatella con la figa sul cazzo di Giorgio è un inedito."

"E' vero, amore. Ma ti prometto che insieme rifaremo tutto e tutte le volte che voi. E con te sarà un milione di volte più bello. Guarda l'aspetto positivo. Non avrei mai pensato di riuscire a far venire un uomo così tra le mie tette. Pensavo che la... ehm... la..."

"La spagnola..."

"... che la spagnola potessero farla solo le super maggiorate. Invece ora so che posso farla anche io con te. VOGLIO farla con te. Mi sto eccitando in questo momento solo al pensiero di sentirti tra le zinne."

"Anche io. Mi prenoto subito."

"Perché prenoti?" scherzò provocante "Temi di dover fare la fila? Ancora non siamo arrivati a tanto, amore mio..."

"Eh, ma ci manca poco, amore mio. A proposito di fila... torniamo a ieri sera... ora tocca a Luca, immagino."

"Già. Luca... che dolce! Pensa, Fabio, che si è avvicinato con delle salviettine di carta e si è messo a ripulirmi il collo e la faccia dallo sperma di Luigi. Ne ha tolto la maggior parte, poi mi ha lasciato delle altre salviettine per continuare da sola, e intanto è andato a prendermi un altro bicchiere di birra. Mi sono alzata a sedere, ho bevuto la birra e gli ho restituito il bicchiere vuoto, che lui è corso a poggiare sul tavolo. Poi è tornato ad avvicinarsi a me guardandomi speranzoso. Io gli ho sorriso e gli ho detto: 'Allora, Luca. E' il tuo turno. Posso fare qualcosa per te? Hai qualche richiesta particolare?'

Luca è arrossito e ha abbassato gli occhi. Ha cominciato a farfugliare: "Sì... cioè... io vorrei... voglio dire... mi piacerebbe... se tu sei d'accordo, naturalmente... fare un... un..." e intanto muoveva le mani come se stesse svitando e avvitando una caffettiera. Io non capivo. E' stato Giorgio a dire la parola, anzi il numero, proibito. 'Vuole fare un sessantanove, Patrizia.'

Mi sono girata verso Luca e lui ha annuito, sempre con gli occhi a terra. 'Penso che sarebbe giusto fare qualcosa che faccia divertire anche te. Tu ti stai dando tanto da fare per noi...'

'E' molto carino da parte tua, Luca. Sei veramente gentile. A me sta benissimo. Sono felice di fare un sessantanove con te. Anzi, farò del mio meglio per rendertelo gradevole e non farti pentire di aver fatto questa scelta così altruistica.'

'Non è solo una scelta altruistica, Patrizia. Tu hai una figa bellissima. E' tutta la serata che la sto ammirando. Sarà veramente un piacere leccartela.' Dicendo questo, aveva alzato lo sguardo dal pavimento e io pronta avevo allargato le ginocchia, ben sapendo dove si stavano dirigendo gli occhi. 'E poi' ha aggiunto 'chissà quando mai mi ricapiterà, in vita mia, l'occasione di assaggiare il sapore di una figa vergine di sedici anni!'

Detto questo, si è spogliato completamente e si è disteso sul divano. Mi ha fatto cenno di raggiungerlo. Io mi sono messa a cavalcioni sul suo viso. Cercavo la migliore posizione per mettere la figa a comoda portata della sua bocca. Era un'esperienza nuova per me. Fabio, perche noi non abbiamo mai fatto un sessantanove?"

"Boh! Me lo stavo chiedendo anche io... Forse non ci abbiamo mai pensato... e comunque raramente abbiamo avuto l'occasione di un posto comodo per provare... Com'è? E' divertente?"

"Direi proprio di sì! Io mi sono divertita tantissimo con Luca! Un'altra cosa da riprovare insieme, amore."

"Se vuoi metterla così... io direi un'altra maialata che hai provato con un'altro cazzo prima che con il mio..."

"Sì. E' vero. Ho perso tante verginità, tra virgolette. Ma ricorda che ti sto preservando quella più importante, amore mio."

"Vedrò di accontentarmi... Intanto dimmi di questo sessantanove..."

"Dopo essermi sistemata con la sua testa tra le cosce mi sono chinata a prendergli in mano il cazzo. Fabio, ce l'aveva così piccolo!! Non piccolissimo, ma, insomma..., piccolo."

"Un'eccezione alla regola. Pare che incontri tutti superdotati...!"

"Ma quali superdotati? Piero ce l'ha enorme, è vero. Ma Giorgio e Luigi sono normali. Non possono competere con il tuo."

"Davvero!? Ma io avevo capito..."

"Non avevi capito male. Probabilmente ti è piaciuto immaginare che avessi a che fare con cazzi enormi. Se lo preferisci, basta che me lo dici. Vorrà dire che ti tradirò solo con ragazzi con il cazzo molto grosso." Mi stava prendendo in giro.

"Ma no... che c'entra..."

"Voi ragazzi siete ossessionati da 'sta storia delle dimensioni. Non sono così importanti, sapete..."

"Sentila! Però quando Piero t'ha sbattuto sotto il naso suo arnese gigantesco, l'altro giorno in macchina, t'è venuta subito l'acquolina in bocca! Non negarlo!"

"Non lo nego! Il cazzo grosso ce l'ha il suo fascino... una specie di istinto animale, primitivo... come un richiamo della foresta. Confermo e sottoscrivo. Però... voglio dire... non è fondamentale come voi pensate."

"E quando hai visto il cazzo-bonsai di Luca, invece, cosa hai provato?"

"Tanta tenerezza. Ho avuto l'impressione che in quel momento si nascondesse ancora di più con la testa tra le mie cosce. Ho pensato addirittura che avesse scelto il sessantanove proprio per quel motivo. Per paura di un mio commento o anche di una semplice occhiata ironica. Ho sentito come una ventata di commozione per Luca e per il suo cazzo che, nel suo piccolo, svettava durissimo e orgoglioso. Mi sono sentita piena d'affetto, come nei confronti di un cucciolo o di un gattino appena nato. Ho cominciato a baciarglielo e a leccarglielo con trasporto, mugolando il mio apprezzamento per quel piccolo oggetto prezioso.

Luca si è accorto del mio atteggiamento, e per ricambiare, forse per ringraziare, ha intensificato i suoi sforzi di lingua. Io ho allargato ancora di più le ginocchia e ho appoggiato la figa sulla sua bocca con tutto il mio peso. Lui ha mandato un muggito di approvazione, e intanto smuoveva la lingua come un forsennato. Istintivamente ho cominciato a ruotare il bacino, lavandogli la faccia con i miei succhi. Intanto giocavo con la bocca e con la lingua con quel cazzo-cucciolo. Ma lo facevo un po' a caso, istintivamente. Non riuscivo a concentrarmi, con tutto quello che stava combinando con la mia figa. Leccava, mordeva, succhiava. Mi stava facendo impazzire. A un certo punto ho dovuto interrompermi. Mi sono appoggiata con la testa su di lui, con la bocca sui suoi peli e il naso sulle palle, limitandomi a tenerglielo con la mano appoggiato alla mia guancia. Ansimando forte mi sono concentrata sulle sue leccate, fino a quando sono venuta gridando di piacere.

Lui avrebbe continuato a leccarmi all'infinito. Ma mi stava facendo male. Ho stretto le ginocchia e ho staccato la figa dalla sua bocca. Poi le ho strette ancora di più, intorno alla sua testa, per intrappolarlo ed evitare che mi seguisse. 'Basta, Luca' sono riuscita a dire, ansimando, 'Basta, ti prego'. Poi mi sono girata con il culo verso lo schienale del divano, a godermi gli ultimi spasmi dell'orgasmo.

Appena ho ripreso fiato, ho ringraziato Luca per avermi fatto godere così bene e gli ho detto che, se voleva, ora potevo anche cambiare posizione. Lui mi ha pregato di continuare in posizione di sessantanove. Ha detto che non voleva rinunciare al panorama. L'ho accontentato. Mi sono messa di nuovo a cavalcioni sul suo viso e ho ricominciato a lavorare di bocca e di lingua.

Mi accorgevo che riuscivo quasi a prenderlo tutto in bocca. Mancavano giusto un paio di dita, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo ad imboccarne più di così. Allora mi sono ricordata di un discorso che mi hai fatto tu una volta, sulla capacità che hanno alcune donne. Ho deciso di provare anche io. Ho provato a spingere avanti la testa, cercando come di inghiottire. La prima volta son subito tornata indietro, mi sentivo strozzare. La seconda volta ci sono andata con più calma... e ci sono riuscita!"

"Glielo hai preso in gola!! Gli hai fatto la gola profonda!! Incredibile!!"

"Ora, ti prego, non chiedermi subito di farlo anche a te. Non so se mai ci riuscirò. Le dimensioni del cazzo di Luca hanno avuto un ruolo importante."

"Promettimi almeno di provarci!"

"Sì. Ma tu mi devi promettere di essere buono e paziente. Non ti devi incazzare se non ci riesco. Oppure..." e la sua voce assunse un tono malizioso "...ho un'altra proposta..."

"Sentiamo!"

"Sarei sicura di riuscirci, se potessi adattarmi gradualmente alle tue dimensioni..."

"...e allora?"

"Se quando torno a Roma trovo qualcuno con il cazzo appena un po' più grosso di quello di Luca, potrei provare a farlo a lui. Poi, piano piano, uno più grosso, uno più grosso ancora, e così via, fino ad arrivare alle dimensioni del tuo..."

Come ci godeva a prendermi in giro! "E dimmi," le chiesi "quanti passi intermedi richiederebbe questo processo?"

"Mmmhh!" rispose pensierosa "Per essere sicuri di avere la massima gradualità ce ne vorrebbero una quarantina... ma con un po' di buona volontà... diciamo che riuscirei a stare dentro i trenta."

"Apprezzo il tuo sforzo!"

"Figurati, caro! In fondo, lo faccio per te..." Rideva sotto i baffi.

"Dai! Piantala di coglionarmi! Dimmi piuttosto di questa gola profonda..."

"All'inizio sono rimasta un po' ferma. Poi mi sono accorta che riuscivo a pomparglielo con i muscoli della gola. Ho cominciato a muovermi lentamente avanti e dietro. Mi stavo abituando alla sensazione della sua cappella nella mia gola. Alla fine riuscivo a muovermi con le labbra su tutta la lunghezza del cazzo, partendo dalla punta ed arrivando fino alla base, con i peli che mi solleticavano le labbra e il naso a contatto delle palle.

Intanto Luca stava ansimando forte. Anche gli amici si erano accorti di quello che facevo, e guardavano la scena eccitati. Non ci volle molto, e Luca venne. I primi schizzi sono scesi direttamente in gola, gli altri li ho raccolti in bocca."

"... E così abbiamo fatto fuori il terzo. Ora è rimasto Piero..."

"Infatti. Tutti aspettavano di vedere cosa avrei combinato con Piero. Ma io avevo altre intenzioni. Ho chiamato Piero da una parte e gli ho detto che volevo star sola con lui. Allora lui ha annunciato ai suoi amici che sarebbe tornato in albergo con me. C'è stata qualche timida protesta da parte loro, hanno ammesso di essere incuriositi di vedermi all'opera con il cazzone di Piero, ma non è stato così difficile convincerli. In quel momento erano tutti spompati e naturalmente erano più propensi verso divertimenti di natura non sessuale. C'erano ancora molte bottiglie piene, e Luigi aveva addirittura scovato una collezione di videocassette. Avrebbero continuato a divertirsi anche da soli. Il problema, semmai era la macchina. Piero voleva riprendersi il BMW e insisteva che gli altri sarebbero tornati a piedi. Gli altri da quell'orecchio non ci sentivano proprio. Alla fine ha risolto tutto Luca, scovando dentro un cassetto le chiavi di un vecchio motorino che stava appoggiato al muro sul retro della casa.

Mi sono rimessa il vestito, senza le mutandine che avevo regalato a Giorgio. Ho salutato con calore i tre amici di Piero. L'indomani sarebbero partiti e non li avrei rivisti. Mi sono inginocchiata a dare una leccatina di addio ai rispettivi tre cazzi, sospirando che era un peccato esserci conosciuti solo l'ultimo giorno. I proprietari hanno dichiarato, sospirando anche loro, di condividere il mio rimpianto. Me ne sono andata via con Piero. In dieci minuti, dopo una pericolosa traversata con quel motorino sgangherato e la figa al vento, eravamo nella sua stanza d'albergo, tutti e due nudi, sul letto, e gli stavo succhiando il cazzo.

Mi ero messa in una posizione strategica. Avevo le ginocchia all'altezza del suo torace, la schiena inarcata e il culo all'infuori. Mentre lo sollazzavo con la bocca gli davo una splendida panoramica della figa e del culo. E lui, mi sono accorta, guardava e mi accarezzava delicatamente con una mano.

Mi sono staccata dal suo cazzo e, girando la testa all'indietro per guardarlo in faccia, ma tenendo sempre la bocca vicinissima alla cappella, gli ho chiesto, con voce ingenua 'Piero, ti piace il mio culo?'

Senza aspettare la sua risposta ho ripreso a ciucciare. Lui ha detto: 'E' bellissimo, Patrizia! Hai proprio un bel culo!'

Io ho esitato un po', continuando a succhiare e leccare, e gli ho chiesto 'Ti andrebbe di fartelo? Voglio dire, ti andrebbe di incularmi?'"

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