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La Luna, Forse

Racconto scritto a quattro mani con Hannan

"I don't know why
But I'm feeling so sad
I long to try
Something I never had
Never had no kissing
Oh, what I've been missing
Lover man, oh, where can you be"

Era sdraiata sul copriletto di lino bianco. Addosso, minuscole gocce d'acqua ed il tepore lasciato dal lungo bagno di schiuma. Ogni tanto passava una mano fra i capelli corti, mentre lo stereo colorava il silenzio nella stanza con la voce indolente di Billie Holiday.

C'era troppa luce per i suoi gusti in quella serata di plenilunio. Allungò un braccio e con un gesto pigro della mano chiuse leggermente una delle pesanti tende. Restò un'unica larga striscia lattea, una lama di luce che attraversava il letto e il suo corpo: viso nel buio, gambe nel buio, sesso esposto.

Una chiave girò nella serratura, la porta si aprì e si chiuse. L'uomo esitò, aspettando che gli occhi si abituassero all'oscurità. Poi avanzò lentamente verso il letto e solo quando fu vicino la vide, pelle candida su tela immacolata. Un piccolo ansito di sorpresa gli sfuggì dalle labbra. Non si aspettava di vederla nuda. Non subito, almeno.

"Sono forse in anticipo?"

"Affatto. Sei in perfetto orario."

Le voci dei due erano tranquille, disinvolte, ben impostate. Quasi radiofoniche.

"Non ti stavi preparando?"

"Sono pronta, non vedi?"

L'attenzione di entrambi tornò quindi allo spicchio di luce lunare. La donna era stesa, composta, a gambe unite. I riccioli del pube una macchia nera che spiccava sulla pelle candida.

Nell'angolo più scuro della stanza, l'uomo cominciò lentamente a spogliarsi, lasciando cadere gli indumenti con noncuranza sul pavimento.

"Sempre irremovibile sulle tue condizioni, vero?"

"Sì. Ti scoccia tanto?"

"No. Altrimenti non avrei accettato. Però avrei preferito poterti vedere in viso..."

La donna sembrava non ascoltare; seguiva la melodia canticchiando a labbra socchiuse.

"Nora?"

Il suo nome, una scossa.
Un piccolo, inconfondibile, brivido seguiva sempre lo scoccare di quelle due sillabe, nel buio delle loro telefonate.

Lei tacque, poi rispose seria.
"Non mi sottraggo, eccomi nuda per te. In fondo è questo che conta, no? Il resto... cosa importa?"

Lui lasciò echeggiare quelle parole nella stanza e nella sua mente.
Poi sorrise e rispose. "Già. Proprio così."

Ormai nudo, si stese supino a fianco a lei che continuava a canticchiare piano, assorta. La lama di luce lunare, che tagliava il letto in direzione leggermente obliqua, inquadrò le cosce dell'uomo. Tornite, villose, ma neanche troppo, notò lei.

Poi quelle cosce ruotarono. Si era girato di fianco. Le fece scivolare una frase nell'orecchio.
"Mi piace la tua voce. Canti bene."

"Mi piacciono le tue bugie. Menti bene."

L'uomo stava per rispondere ma un dito affusolato, dall'unghia lunga e curata, si posò sulle sue labbra carezzandole, saggiandone la consistenza.

"Mmm, golose. Quanto hanno baciato queste labbra?"

"Meno, molto meno delle tue."

"Sei un ottimo bugiardo."

"Questo l'hai già detto."

L'uomo baciò piano il dito ancora posato all'estremità delle sue labbra. La donna ritirò la mano. Lui sorrise nel buio.
Piegandosi maggiormente sulla donna, distese un braccio verso la pozza di luce, sfiorando a malapena il riccio morbido di lei. La donna inspirò profondamente, preparandosi al contatto della mano sul pube.

Inutilmente. Le dita affusolate di lui danzarono leggere attorno all'ombelico infossato, poi il palmo le raggiunse lisciando il pancino tenero e caldo, ancor più caldo ad ogni nuova carezza. Le goccioline d'acqua che ancora imperlavano la pelle della donna, sparivano al passaggio di quella mano, che si divertiva a tracciare sentieri asciutti fra le perle umide.

Salendo lungo le linee del corpo di lei, la mano giunse ai seni, giocò con la loro morbidezza, sparì un istante per tornare a torturare dolcemente i capezzoli con le dita umide di saliva. Nora si lamentò d'un pizzicotto più forte degli altri con un gemito nervoso.

Le mani salirono ancora. La linea agile del collo, le orecchie, l'attaccatura dei capelli, la fronte.

"Non vuoi mostrarti agli occhi, lasciati almeno guardare... con le dita..." sussurrò lui, rompendo il silenzio.

"Sei uno che non si fida, vero? Non compri a scatola chiusa, vero?"

"Diciamo che sono uno che non vuole perdersi niente, nemmeno i dettagli..." e fece scivolare un polpastrello leggero dalla fronte al naso, per poi sfiorare i contorni della bocca.
"E poi mi piacciono questi dettagli..." aggiunse.

Nora notò che stava cominciando a rilassarsi, a sentirsi a proprio agio. Sotto la striscia bianca di luce lunare le sue cosce non erano più rigidamente strette, si erano impercettibilmente dischiuse.

Sentì allora l'impulso di ribellarsi al ruolo passivo che stava interpretando. Si girò di fianco, trovandosi davanti al torace dell'uomo e cominciò a ricambiare sul suo largo petto le carezze ricevute. Poi, sfrontata, fece scivolare una mano verso il basso e gli afferrò saldamente il membro con tutta la mano.

"Vai subito al sodo." sorrise lui.

"Perché aspettare?"

Un'altra sottile manina raggiunse la prima, iniziando a massaggiare il cazzo dell'uomo che rispondeva prontamente.
Lui l'attirò a sé. La baciò.
Fra di loro fu il primo vero bacio. Non scritto, non letto, non detto, un bacio fatto di labbra, lingua e saliva. Lui la stringeva a sé circondando con le braccia il corpo longilineo, carezzandolo. La donna si dimenticò d'essere ancora nella morsa di lui, intenta a cogliere ogni movimento di quelle labbra sulle sue e le ritmiche calde pulsazioni del suo sesso tra le mani.

Con grazia infinita, lui la fece girare prona ed esitò un attimo. I raggi della luna ora le illuminavano il fondoschiena, e lei quasi sentiva il tocco dello sguardo su quella parte del suo corpo che sapeva essere un suo punto di forza. Poi lo sentì sistemarsi sopra di lei, alle sue spalle, con le ginocchia tra le sue. Mentre il petto ruvido le sfiorava la schiena, le labbra morbide dell'uomo scesero sulle guance, sui lati del collo, s'attardarono a succhiare i piccoli lobi carnosi, ripresero la corsa verso la nuca scoperta, le spalle, la schiena. Inevitabilmente, di tanto in tanto, i genitali di lui si trovavano a sfiorare i glutei di Nora. Le mani nel frattempo avvolgevano di carezze i seni gonfi e stuzzicavano i capezzoli appuntiti e duri, stringendoli forte tra le dita.

Baci rumorosi e ruvidi colpetti di lingua percorsero tutta la schiena della donna, indulgendo con malizia laddove la pelle si increspava di brividi. Era ormai arrivato a sfiorare con la lingua la zona dell'osso sacro e della parte più alta del solco, quando Nora girò il capo, ruotando il corpo leggermente su un fianco, sorprendendolo così con la testa ricciuta immersa nella luce lunare. Il contrasto in controluce era troppo forte per distinguerne bene i tratti, ma l'abbozzo del viso era evidente, così come la linea decisa delle forti spalle.

"Sei bello."

Lo disse quasi con indifferenza, esplicitando un semplice dato di fatto.

"Né più né meno come nelle foto che ti ho inviato."

"Non le ho mai guardate, lo sai. Le ho gettate nel cestino di Windows senza aprirle."

"Peccato." Tacque un istante, osservandola. "Di te non vedo che questo splendido culetto. Se il tuo viso fosse bello solo la metà..."

Nora sfilò una gamba dalla presa dell'uomo e facendola passare sopra la sua testa, si sdraiò supina, inevitabilmente a gambe aperte.

Lui si allungò in avanti su di lei per baciarla ancora. Si adagiò morbidamente nella sua bocca e lei lo accolse senza frenesia. Fu un bacio lento, dolce, lungo, mentre i loro corpi si sfioravano appena. Staccandosi dalla bocca di lei, l'uomo scese lungo il suo collo sottile e poi strinse le labbra attorno ai capezzoli turgidi, succhiando. Discese ancora e lei si lasciò ricadere piano sul letto, una mano persa fra i riccioli di lui.

Quella bocca sulla sua pelle era una goduria ed una tortura, ogni bacio un soffio sulle braci del suo desiderio. Nora si tratteneva, Nora si forzava, Nora non voleva cedere, non voleva fargli sapere quanto grande fosse la sua voglia.
Ma la tensione era ormai tanta che non poté soffocare un sospiro quando finalmente la bocca e la lingua di lui, dopo aver indugiato per attimi eterni, si posarono sul suo sesso bollente.

All'inizio fu delicato. La esplorò con piccoli baci e rapidi affondi della lingua guizzante, giocando a stuzzicare rapidamente i punti più sensibili, saggiando le reazioni di lei. Poi diventò più metodico, alternando piccoli cerchi in punta di lingua, che si chiudevano a spirale sul clitoride, a golose leccate di piatto sulle piccole labbra che si aprivano generose ed umide, a ritmici affondi della lingua nervosa nella vagina, da cui raccoglieva avido i succhi del suo piacere.
Nel frattempo, i polpastrelli della mano destra, massaggiavano con tocco leggero il monte di Venere, arricciando i peli del pube.

"Ti piace" mormorò lui, ad un tratto.

Non era una domanda, lei non rispose.

"Ti piace, Nora, dimmi che ti piace. Lo so." insisté lui, alternando le parole al succhiare, al baciare, al titillare.
La donna dovette inspirare profondamente, prima di parlare.

"Diciamo che non sai solo mentire, con quella lingua"

La frase era fredda, ma il modo rotto ed affannato in cui la pronunciò disse che lei non lo era più.

"Mmmm, Nora, come sei buona"

"Zitto"

"Adesso ti bevo"

"No"

Lui non parlò.

"No, non così"

Non l'ascoltò.

"Ti prego, non così"

Continuò sino a portarla al limite, poi sollevò la testa lasciandola all'improvviso vuota.

"Devo smettere?"

La donna lo afferrò per i capelli con entrambe le mani schiacciandogli la testa sul suo sesso ingordo.
Venne nella bocca di lui, soffocando i gemiti in gola, emettendo solo singhiozzi sincopati, che agitavano di brevi scosse tutto il corpo snello.
Poi iniziò a muovere le gambe nervosamente, come volesse scacciarlo, mentre lui insisteva a berla. Più rilassata, infine, si lasciò sfuggire un delicato sospiro ed un gridolino di trionfo. L'uomo alzò la testa dal suo ventre e lei, più che vedere, intuì il suo stupore. Lo fece di nuovo e poi rise divertita. Lui si sollevò sulle mani e le ginocchia, avanzando verso il buio in cui si nascondeva la risatina impertinente di Nora.

"Che vorresti fare?"

Chiese maliziosamente la donna.
Senza rispondere l'uomo iniziò ad abbassarsi per raggiungere la sua bocca. Nora lo colpiva scherzosamente sul petto con pugni innocui, fingendo di schermirsi.

"Porco..."

Disse in un caldo sussurro, mentre l'uomo si calava su di lei costringendola ad accettare il bacio. Nora finse di non volere ma poi, come un'orsetta golosa, lappò tutto il miele che le portava in dono.
In quell'abbraccio il buio si faceva denso e caldo del suo odore, del suo respiro, circondandola. Le piaceva sentire la mole dell'uomo sovrastarla, percepire così chiaramente la sua superiorità fisica.

A volte si divertiva a fare la preziosa con i suoi amanti perché esasperati le bloccassero mani e piedi, prendendola con forza, quasi con rabbia. Credevano di poterla afferrare con quelle loro mani avide, ed era facile ingannarli, prendendo da loro il piacere senza dare nulla di sé. Quest'uomo, invece, conosceva molto di lei, cose che a nessuno dei suoi compagni di letto e neppure dei suoi folli amori, aveva mai confidato. Protetta dalla distanza, si era lasciata andare più di quanto fosse prudente, ed ora che anche con lui tutto si riduceva al sesso, non poteva donargli il suo viso. Non poteva.

"Ti prego..."

Le parole di lui la scossero dai suoi pensieri. Erano sdraiati su un fianco, uno di fronte all'altro e lei, che stringeva nella mano calda il suo pene eretto, esitava ad abbassarsi su di esso, perché si trovava adesso sotto i raggi chiari della luna. Nora lo osservò attentamente, carezzandolo con la mano aperta per tutta la lunghezza dell'asta e trovò divertente che la luce lattea del plenilunio impallidisse quel cazzo fremente, percorso di vene gonfie e pulsanti, sino a renderlo pari ad un simulacro di marmo bianco. La sua mano stringeva un pezzo di carne viva, che i suoi occhi non vedevano. L'uomo sospirava, era teso, ed anche lei. Voleva assaggiarlo, baciarlo, succhiarlo fra le labbra tenere, sentirlo premere sulla lingua, eppure...

"Non posso" sussurrò.

"Cosa, non puoi?"

"Non posso andare col viso... sotto la luce..."

L'uomo nel buio sorrise. Non era un ostacolo insormontabile, quello che lo separava dalle carezze orali che desiderava ardentemente. Liberatosi dalla presa della sua mano, spostò il corpo verso il muro, per sottrarre il basso ventre agli indiscreti raggi lunari.

"Fermo così!" lo bloccò lei.

L'uomo si immobilizzò a metà del movimento. Il pene, sempre turgido e inclinato verso l'alto, era per metà immerso nel buio, mentre la parte inferiore dell'asta ed il sacco ruvido dei testicoli, restavano illuminati dal chiarore lattiginoso.

"Per me è sufficiente" disse lei, con un tono divertito nella voce.

"Ma..."

"Mi piace avere qualcosa da guardare!" spiegò.

Non c'era altro d'aggiungere. Sfiorando con la guancia il ventre dell'uomo, la testa di lei scivolò verso il basso. Lui accolse con un sospiro il contatto bagnato e caldo della metà superiore del suo cazzo con labbra, bocca e lingua di lei, e si lasciò andare al piacere.

Nora percepì il suo abbandonarsi, e provò un brivido di soddisfazione. Non le piaceva troppo quando i suoi partner si battevano per mantenere il controllo della situazione. Pensavano di dimostrare il loro potere, ma era solo una spia della loro insicurezza. Lui, invece, le lasciava l'iniziativa senza timori. Forse perché sapeva di potersela riprendere in qualunque momento. Non faceva nemmeno nulla per trattenere gemiti e sospiri. Nora se ne sentiva gratificata, e continuando a gustarsi il contatto intimo con la virilità di lui, moltiplicava il suo impegno per aumentare il piacere dell'uomo con tutte le piccole malizie che conosceva, e qualcuna inventata lì per lì.

Come fosse un gioco, evitava di sorpassare la linea di confine tra l'ombra e la luce lunare, trattenendo l'istinto di bagnare di saliva anche la base del pene e le palle. Un'inedita fellatio fatta di lingua sul glande, piccole succhiate, rapidi e brevi affondi delle labbra verso il basso.

Presto, però, non le bastò più gustare il membro gonfio e pulsante dell'uomo con la bocca, anche perché sentiva che il suo sesso si era oramai ripreso dalla sensibilità eccessiva che l'orgasmo precedente le aveva lasciato.

Senza preavviso, si decise. Si mise a cavalcioni sul bacino dell'uomo, sussurrando un "Ti voglio dentro", che non ammetteva repliche. Di nuovo, le piacque che quell'uomo le lasciasse l'iniziativa. Stringendo il pene duro con la mano, se lo strofinò su tutta la vulva per un paio di volte, poi lo puntò all'imbocco della vagina. Lentamente si lasciò cadere, godendosi millimetro per millimetro il momento drammatico e meraviglioso in cui il pene affonda per la prima volta, cercando prepotentemente di ricavarsi il suo spazio, mentre le pareti interne pian piano si modellano per accoglierlo e stringerlo dolcemente.

Quando il pene fu tutto dentro di lei, le sfuggi un sospiro, e un trionfante sussurro. "Sei mio!"

Lui la prese per la nuca e avvicinò la sua testa alla propria, rispondendo con un bacio lingua a lingua. Si baciarono per un po', senza muoversi, con i capezzoli di lei schiacciati sul torace dell'uomo, mentre ancora l'abbraccio tra i loro sessi era abbastanza serrato per dare da solo tutto il piacere. Poi lui, contraendo i glutei, fece vibrare il bacino sotto di lei. Era un invito tacito, che lei accolse, iniziando piano a cavalcare il suo uomo.

Dapprima il movimento di Nora fu lento e controllato, quasi fosse concentrata a non perdersi ogni minima sensazione, ogni minimo brivido di quel primo amplesso con lui. Ruotava voluttuosamente il bacino per distribuire sapientemente gli stimoli su tutte le zone più sensibili della sua intimità. Inesorabilmente, al crescere del piacere, il movimento si fece più convulso, al pari del suo respiro sempre più affannato. L'uomo, all'inizio del tutto passivo, aveva cominciato ad assecondarla, irrigidendo i glutei ed il bacino in sincronia nel momento in cui lei si spingeva verso il basso, lasciandosi penetrare alla massima profondità. Le mani di lui giocavano con i suoi seni, stringendo i capezzoli turgidi a forbice tra il medio e l'anulare.

Nora sentiva avvicinarsi il culmine. Sapeva che in quella posizione l'orgasmo sarebbe arrivato molto rapidamente. Rallentò allora la frequenza dei suoi movimenti, cercando di allungare il più possibile quel momento, e si chinò per cercare con la lingua la lingua dell'uomo. Ma lui, pur rispondendo al bacio, cominciò a dare colpi decisi da sotto, riportandola pericolosamente vicina al limite.

Poi, a sorpresa, l'abbracciò stretta e si girò di lato, ribaltandola sulla schiena e distendendosi sopra di lei, sempre mantenendo il pene profondamente dentro.

Ora Nora era sotto il corpo dell'uomo e poteva apprezzarne il peso e la grandezza. Le piaceva averlo su di sé, prepotente, ma temeva che con pochi irruenti colpi lui la portasse all'orgasmo, sciupando quell'istante di meravigliosa tensione. Non fu così. L'uomo cominciò a scoparla con movimenti lenti e profondi, che la deliziavano tenendola in sospeso.

Nora si ritrovò, senza volerlo, a manifestare ad alta voce il suo godimento. "Sì, tesoro... sì... ancora... ti prego... oh... mi fai impazzire..."

Poi cominciò a non bastarle più.

"Più forte... ti prego... sì... scopami... fammi venire... fammi venire... ti prego..."

Lui l'assecondò spontaneamente, sentendo crescere la propria eccitazione, e aumentò il ritmo dei suoi colpi. Poi, quando Nora giunse vicinissima al limite, si abbassò con la bocca tra il suo collo e l'orecchio, per leccare, mordere, succhiare freneticamente.

Nora venne, gemendo rumorosamente ed agitando ribelle tutto il suo corpo sotto il peso dell'uomo, che continuava imperterrito a muoversi ritmicamente dentro di lei. Poi lui, interpretando correttamente il messaggio delle unghie affilate nella sua schiena, si fermò e la lasciò vibrare liberamente per le contrazioni dell'orgasmo.

"Baciami" ordinò lei, con voce quasi lamentosa, e lui le offrì obbediente la bocca.

Intanto il suo cazzo, durissimo e pulsante, rimaneva tutto dentro di lei, e le pareti della vagina amplificavano ogni sensazione, stringendovisi attorno per effetto dell'orgasmo. Ogni minimo movimento, anche un semplice respiro, la faceva sussultare. Nora si sentiva presa, posseduta, conquistata, e si accorgeva che non le dispiaceva per niente.

"Sei stupenda..." le disse lui, con un tono adorante che non sembrava affatto recitato.

"Come fai a dirlo?" sussurrò appena lei "se nemmeno mi hai visto"

"Non ti vedo... ma ti sento!" ribatté lui. E come per sottolineare il concetto, accennò un piccolo affondo che strappò un gemito improvviso alla donna.

"Voglio che ora sia tu a venire... dentro di me..."

"Non ci metterò molto..."

"Sì, però fai piano, amore... ti sento enorme..."

L'uomo, con la delicatezza di chi maneggia un piccolo fiore delicato, riprese a muoversi su di lei.

* * * * *

"Non capisco perché tutti si nascondano." Nora parlava lentamente, quasi riflettendo ad alta voce. "Sugli aerei... Scelgono tutti il posto verso il corridoio. Sembra quasi che si vergognino a mostrarsi affascinati dallo spettacolo del cielo, o del paesaggio visto dall'alto. Vogliono tutti farsi vedere cinici, spietati, concreti, efficienti... incapaci di commuoversi..."

I due erano abbracciati, intenti a fissare la striscia bianca di luce sul muro, che aveva abbandonato il letto seguendo l'orbita lunare. Una pausa di silenzio, poi Nora riprese.

"La prima volta che ho volato ero piccola, quattro o cinque anni... Smaniavo dalla voglia di scoprire cosa ci fosse dentro le nuvole. Ero eccitatissima. Ci rimasi di un male... solo una nebbia grigiastra e fredda... mi misi a piangere, e papà mi rimproverò... da allora non ho mai più voluto il posto sul finestrino... è stupido vero?"

Lui la strinse di più. Quasi volesse consolare e confortare il ricordo di quella bambina. Nora si sentì avida del calore che quel corpo maschile emanava e si strinse a sua volta al suo petto.

"Questa estate, in montagna..." disse lui, meditabondo "... non riuscivo a vedere le stelle alpine. Ci diventavo pazzo. Le vedevano tutti, tranne me, che pure le cercavo come un disperato. Uno degli ultimi giorni... mentre camminavo lungo il sentiero... una donna indicò al marito: guarda, le stelle alpine! Mi precipitai di corsa. Dove? Dove? Continuavo a non vederle. Quella tipa quasi mi ci fece sbattere il muso contro. Finalmente le vidi, e in quel momento scattò qualcosa dentro di me, perché da allora in poi mi accorsi che la montagna era piena di stelle alpine, ovunque guardassi.
Ecco... io sapevo benissimo cosa cercare e dove guardare, ma non conoscevo ancora... il modo giusto di guardare..."

L'uomo sospirò.

"Però poi mi sono chiesto, quante... quante cazzo di... di cose belle, mi sono passate davanti al naso nella mia vita e non le ho viste solo perché non sapevo guardare nel modo giusto..."

"Baciami"

"Cosa?"

"Baciami, ti prego, ne ho bisogno..."

Lui la baciò. Si amarono ancora.

* * * * *

"Nora... si è fatto tardi. Ora devo proprio andare..."

"Sì. E' vero."

"E... ecco... dovrei vestirmi e..."

"Ebbene?"

"Non si potrebbe... ehm... accendere un attimo la... la luce..."

Nora trattenne dentro di sé una risatina, ma rispose seria.

"Sapevi quali erano le condizioni..."

L'uomo assunse un tono ansioso.

"Ma Nora... ho i vestiti tutti sparsi sul pavimento alla rinfusa!"

"Così impari ad essere così trascurato e disordinato. Gli uomini! Ti è bastato vedere un po' di pelo scoperto per perdere del tutto il controllo! Bah..."

Lui sospirò. "Sei una donna malvagia e crudele, Nora..." e cominciò ad alzarsi e a brancolare. Nora raggiunse agevolmente un telecomando sul comodino, e la voce indolente di Billie Holiday tornò a vibrare piano nella stanza, seguita da presso dal canticchiare divertito della donna.

"Questa deve essere la camicia... questi sono i pantaloni..." borbottava lui nel buio. "Dov'è il mio calzino? Maledizione! Eppure li avevo tutti e due quando sono entrato, ne sono sicuro!"

Nora continuava a cantare ostentando indifferenza, sogghignando intimamente.

Alla fine lui riuscì a cavarsela, in un modo o nell'altro, e si avvicinò al letto per salutarla, chinandosi su di lei. Nora sentì le tracce del profumo che ancora impregnavano la stoffa dei suoi vestiti.

"Nora, ti devo dire qualcosa di veramente importante..." disse lui serio.

"Prego... dimmi..." rispose lei.

"Vedi Nora, non ho il coraggio di illudermi di aver lasciato qualche... qualche traccia significativa di me nella tua vita, con questa serata. Ma..."

"Ma...?"

"Ma sono sicuro di aver lasciato un calzino nella tua stanza, chissà dove, e..."

Nora proruppe in una musicale risata argentina, mentre lui continuava.

"... siccome gli sono molto affezionato, non potresti fare in modo di recapitarmelo?"

Lei rideva ancora. "Te lo porterò io stessa, la prossima volta..."

"Allora ci sarà una prossima volta?" chiese lui, ed entrambi tornarono seri.

"Tu vuoi?"

"Con la luce?"

Nora esitò un istante.

"Con la luce." Rispose sicura.

"Lo voglio. Lo voglio tantissimo" disse l'uomo con entusiasmo, poi tacque mordendosi appena il labbro inferiore. Nella testa troppe cose da dire e nessuna parola per dirle.

"Arrivederci Nora. A presto" la salutò.

Le labbra dei due si sfiorarono, e restarono unite a lungo. Poi lui si alzò e si mosse piano.
La porta si aprì e si richiuse. La voce di Billie tornò padrona dell'aria della stanza.

Nora pensò a lui sorridendo. Dalle labbra le sfuggi un "Che scemo!".
Ma aveva gli occhi curiosamente umidi.

"Nella notte fredda sono così sola
Che darei l'anima per dirti mio
Da lassù la Luna mi guarda
Ma quaggiù nessuno mi ama
Lover man, oh, where can you be?"

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