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Le Vacanze di Patrizia (Terza Parte)

 
"L'Hotel Miramare? Volevo la signorina Patrizia Bonelli, per cortesia...Sì... Dovrebbe essere nella hall... Sì sta aspettando la chiamata....Grazie.... Buonasera... Grazie..."

Avevo aspettato quel momento con frenesia per tutto il giorno. Mi ero organizzato per benino. Avevo trovato una cabina telefonica su una strada fuori mano, presso un distributore che alle 8 di sera chiudeva. Avevo fatto il pieno di schede telecom da 10000. Ero pronto.

Tra qualche secondo avrei parlato con Patrizia. Avrei cercato di intuire quali erano i suoi sentimenti verso di me, se erano cambiati dopo la sua serata con Piero. Avrei cercato di farle capire che io continuavo ad amarla pazzamente e che mi accorgevo di amarla sempre sempre di più, malgrado le sue scappatelle erotiche. Anzi, forse proprio a causa di queste. E, soprattutto, mi sarei fatto fare un resoconto completo e dettagliato di quello che aveva fatto con Piero. Avrei insistito per conoscere i dettagli più proibiti e scabrosi. E, ne ero sicuro, mi sarei arrapato come un toro.

Già sapevo che il singolo pompino che Patrizia aveva promesso al suo partner occasionale, e che io le avevo concesso, prima obtorto collo poi con inaspettato entusiasmo, aveva avuto un bis e un ter (del quale avevo avuto testimonianza diretta via GSM). E Patrizia non sapeva che io sapevo.

Avevo il cuore a mille e un leggero tremore alle mani. Patrizia arrivò al telefono.

"Fabio, amore mio, sei tu? Oh dio, meno male! Avevo paura che non mi chiamassi più..."

"Amore, che dici? Perché dovrei...".

Mi interruppe subito. "Non mi hai chiamato per lasciarmi, vero? Non mi stai mandando affanculo? Dimmi di no... ti prego!"

"Tesoro mio, calmati! Non mi passa neanche...."

"Non sei incazzato per ieri, vero?"

"Scusami tanto, piccolina mia, ma al telefono, ieri, ti sembravo forse incazzato?"

"Oh no, Fabio! Ieri al telefono eri adorabile. Ti avrei mangiato di baci. Sapevo, o almeno speravo, che avresti visto la cosa nello spirito giusto. Sono una ragazza come tante. A cui piacciono i bei ragazzi e piace fare sesso con i bei ragazzi. Punto e basta. Che male c'è? Sapevo che tu avresti capito che quello che stavo per fare non cambiava minimamente le cose tra di noi, e osavo sperare che avresti tollerato. Ma non immaginavo nemmeno di poter contare addirittura sul tuo incoraggiamento e sui tuoi consigli."

Patrizia aveva un tono accorato. Sembrava quasi che cantasse. Continuò. "Ieri, mentre mi davi i tuoi suggerimenti "tecnici", sentivo il cuore che mi scoppiava d'amore per te. E se mi stavo bagnando tra le gambe, non era solo per la prospettiva di succhiare il cazzo a Piero, ma anche a causa tua. Ti rendi conto, amore, di quale intesa, di quale sintonia, di quale complicità si creava tra noi in quel momento? Ci sono coppie sposate da trent'anni che nemmeno se lo sognano..."

Dio, quanto ero sollevato. Le chiesi "E allora perché tanta paura che ti lasciassi?".

"Perché era troppo bello per essere vero. Temevo che, ripensandoci a mente fredda, avresti cambiato atteggiamento. Sai, tutti quei discorsi del cavolo che vi inculcano a voi maschi... l'onore... le corna... la fedeltà...l'orgoglio... la donna come proprietà privata... E' stato un incubo per tutto il giorno. Temevo di perderti proprio nel momento in cui sentivo di amarti di più."

"Penso proprio di poterti tranquillizzare! Altro che cambiare atteggiamento! Ho scoperto che mi eccita sapere che tu fai sesso con un altro! Ieri sera ci sono stato male, per questo. Oggi invece sono stato costretto ad accettare la realtà. Patrizia, io ti amo come non ho mai amato nessuna in vita mia. Ma se ti immagino mentre succhi il cazzo di Piero, invece di scoppiare di rabbia o di gelosia... ho un'erezione. Non è assurdo? Non è incredibile?"

"Forse è meno assurdo e incredibile di quanto tu creda..." rispose Patrizia in tono enigmatico.

"Io sono qui apposta, sai? Voglio che mi racconti tutto di ieri sera. Ogni singola succhiata di cazzo, ogni leccata di cappella, ogni sospiro, ogni mugolio...Cos'avrò? Sono un pervertito? Un depravato? Non ti faccio schifo?"

Patrizia rideva. "Amore! Sei il mio adorato schifoso depravato e pervertito. Ma sei in buona compagnia." La sua voce si fece più bassa e più sensuale. "Perché devo confessarti che anche io ero stuzzicata dall'idea di andare con un altro, di tradirti. Questo pensiero mi eccitava. Mi faceva sentire un po' troia e mi spingeva a comportarmi da troia. Non è solo per onestà, Fabio, che ti ho avvertito, ieri sera, di quello che stavo per fare. Mi eccitava sapere che tu sapevi, renderti partecipe. E anche io sono qui per lo stesso motivo. Voglio raccontarti tutto, fino ai minimi particolari. Voglio farti sapere che gran bocchinara è la tua Patrizia. Cos'avrò? Sono una pervertita? Una depravata? E io, Fabio, ti faccio schifo?"

Le parole di Patrizia generavano scariche di eccitazione lungo la mia spina dorsale. "Siamo proprio fatti l'una per l'altro! Amore mio!"

"Puoi dirlo! Siamo una coppia splendida..."

"Siamo una splendida coppia di schifosi pervertiti e depravati..."

"... E NON CE NE PUO' FREGA' DE MENO!" terminammo in coro, ridendo.

"Allora, amore. Partiamo da dove ci eravamo lasciati ieri sera, dopo la tua telefonata..."

"Appena tornata in macchina, Piero mi ha detto che lui avrebbe preferito andare subito al suo albergo a... consumare. Io ero perfettamente d'accordo perché la telefonata con te mi aveva messo il fuoco addosso. E poi è stato così carino... mi ha subito promesso che poi mi avrebbe riaccompagnato in albergo per rifarmi il trucco e rinfrescarmi. Che sensibilità! Dovresti prendere esempio, Fabio!"

"Lasciamo perdere... vai avanti...!"

"Era la stanza dove dorme con il suo amico Giorgio. Non c'erano letti singoli però, ma un matrimoniale..."

"E' una situazione tipica in vacanza... io dormo nel matrimoniale con Sergio..."

"Appena ci siamo chiusi la porta alle spalle l'ho abbracciato, in piedi, e ci siamo dati un lungo bacio in bocca. Poi mi ha portato per mano verso il letto dove in un lampo si è spogliato completamente e si è steso. Già avevo avuto modo di ammirare in spiaggia il suo fisico snello, longilineo e muscoloso insieme. E già avevo visto, e anche da molto vicino, quel bel bastone enorme che porta tra le gambe. Ma l'effetto combinato delle due cose insieme è qualche cosa di speciale. Credimi, Fabio, veniva voglia di mangiarlo vivo! Ce l'aveva già durissimo, sembrava quasi che gli vibrasse leggermente.

Io mi sono tolta il vestito, non volevo sgualcirlo, e sono rimasta in regipetto e mutandine. Il completo nero di pizzo che mi hai regalato tu. Mi sono avvicinata al letto e mi sono stesa sopra di lui per ricominciare a pomiciare. Sentivo il cazzo che mi premeva sul ventre e sulla pancia. Non volevo affrettare i tempi, ma Piero non mi sembrava in uno stato tale da richiedere lunghi preliminari. Gli ho leccato il collo e i capezzoli, sono scesa a leccargli il ventre intorno all'ombelico, mentre il cazzo mi si strofinava sul collo e intorno al mento. Ma è stata una marcia di avvicinamento piuttosto rapida, diciamo per salvare le apparenze. Nel giro di venti secondi ero gia in ginocchio tra le sue gambe, con la mano destra intorno alla base del cazzo (a proposito: non riuscivo a circondarlo tutto con le dita) e con la sinistra gli tenevo le palle. Ero pronta ad incominciare. Ho esitato un attimo e l'ho guardato negli occhi. Gli ho sorriso e gli ho detto: finalmente si comincia. Lui mi ha sorriso e ha sospirato: era ora!

Mi sono messa al lavoro sul suo cazzo! Per prima cosa ho pensato di leccarmelo tutto. Volevo ricoprirlo completamente con la mia saliva. Per cui ho cominciato a passarci sopra la lingua inumididita. Lunghe leccate dal basso verso l'alto, dall'attaccatura delle palle, fino alla punta. Presto però mi sono accorta che così non ce la facevo. Appena, con ogni slinguata, superavo di poco la metà della lunghezza mi ritrovavo con la lingua completamente secca. Allora decisi di suddividere l'opera, dedicandomi prima alla sola metà inferiore del cazzo. Mentre lo leccavo gli stringevo la cappella con una mano e lo spostavo leggermente a destra e a sinistra per poter arrivare con la lingua in tutti i punti. Piero sembrava gradire il trattamento. Aveva gli occhi socchiusi e sospirava di piacere.

Ormai tutta la metà inferiore del cazzo era lucida della mia saliva. Ma prima di occuparmi dell'altra metà mi ha preso la voglia di sentirmelo per un attimo in bocca. Così ho spalancato le fauci per accogliere quella cappella enorme. Ho smulinato la lingua nella bocca per apprezzarne la consistenza e il sapore, e seguendo l'istinto ho dato una breve succhiata, accompagnata da un mugolio di piacere. Paga dell'assaggio, mi sono staccata per continuare il mio lavoro di lingua. Ma proprio in quel momento lui ha mandato un rantolo ed è venuto.

Il primo schizzo mi ha colpito sulla guancia sinistra, non lontano dall'angolo della bocca, e fino al collo, sotto l'orecchio, e nei capelli. Colta di sorpresa, ho cercato di riprenderlo in bocca ma non ho fatto in tempo ad evitare il secondo schizzo che partendo poco sopra il labbro superiore, mi sfiorava il naso per andare a terminare sul sopracciglio destro.

Non so esattamente cosa ho pensato in quel momento. Era la prima volta che ricevevo schizzi di sperma in faccia. Non era così sgradevole sentirmi sulla pelle quel liquido caldo. Ma soprattutto sentivo che era una cosa molto porca, molto da troia. Allora, in una frazione di secondo, ho deciso di continuare. Ho afferrato il cazzo con la destra e ho preso a masturbarlo con forza, tenendo il viso a pochi centimetri dalla punta del cazzo e muovendo la testa in modo da ricevere gli schizzi su tutta la faccia. Piero continuava a eiaculare ansimando. Sembrava non finisse mai. Doveva essere molto carico, anche per effetto delle mie provocazioni del pomeriggio. Questo spiegava anche, ho pensato, perché era venuto così presto.

Quando la tempesta si è calmata, ho rimesso la bocca intorno alla cappella per succhiare le ultime gocce del suo orgasmo. Avevo un occhio completamente chiuso dallo sperma e con l'altro ci vedevo a malapena. La faccia era completamente imbrattata e il liquido stava cominciando a colarmi sul collo e sulle spalle. Allora ho cominciato ad utilizzare il cazzo di lui, ancora sufficientemente rigido, come spatola improvvisata. Me lo strofinavo sulle guance e sul collo, laddove sentivo accumularsi la maggiore quantità di sperma, e poi me lo portavo alla bocca dove lo succhiavo e lo ripulivo con la lingua, mandando giù tutto quello che avevo raccolto. Non volevo che lui pensasse che avevo voluto evitare di inghiottire il suo sperma. E poi anche quello mi sembrava un gesto da gran troia. Sono andata avanti in questo modo per un po' mentre il cazzo di Piero pian piano si afflosciava. E' stato lui, a un certo punto a dirmi: basta, grazie, puoi andarti a sciacquare.

Appena arrivata in bagno mi sono guardata allo specchio. Ero uno spettacolo indescrivibile. Avevo sperma dappertutto. Negli occhi. Nelle nari. Tra i capelli. Sulle orecchie. Sulle palpebre. Intorno agli occhi avevo delle chiazze nere dove lo sperma aveva sciolto il mascara. Intorno alle labbra avevo il rossetto tutto sbaffato, tanto che a prima vista sembrava che avessi delle labbra enormi e gonfie. Il ritratto perfetto di una bocchinara. Un'immagine da rivista porno o da film a luci rosse. Mi facevo un po' senso, ma in un certo modo mi sentivo perversamente orgogliosa di me. Allora ho pensato a te, Fabio. Ho pensato, eccitandomi, oh, se Fabio mi vedesse in questo momento... E ho avuto come un'illuminazione. Se Fabio mi vedesse in questo momento, mi sono detta, sarebbe anche lui perversamente orgoglioso di me. Questo pensiero mi ha dato una scossa di voluttà. Mi sono guardata allo specchio, con lo sguardo intenso, e ho cominciato a passarmi lentamente la lingua tutta intorno alle labbra, come per raggiungere tutto lo sperma ancora raggiungibile. Poi, con l'espressione più provocante che avevo e con il tono di voce più sensuale possibile ho cominciato come a parlarti davanti allo specchio. 'Gli ho fatto un bocchino, Fabio' ho recitato con voce sognante 'e lui mi ha schizzato in faccia tutto il suo sperma meraviglioso'. Stavo eccitandomi da questa messa in scena quando la voce di Piero mi ha riportato alla realtà. Patrizia, hai bisogno di qualcosa? No grazie, Piero. Arrivo subito."

* * * * *

Avevo ascoltato il racconto di Patrizia con il fiato sospeso e con un incredibile erezione nei pantaloni. Mille volte avrei voluto interromperla, per chiedere maggiori dettagli, togliermi delle curiosità. Ma non avevo osato rompere l'incantesimo. Patrizia aveva rivissuto, raccontandomelo con vivida precisione, il suo primo bocchino a Piero. La sua voce tradiva l'eccitazione che le procurava il ricordo di quella recente esperienza erotica. Ma altrettanta eccitazione le derivava dal fatto che era proprio a me, il suo ragazzo, che stava raccontando la sua performance orale con tutti i suoi dettagli più scabrosi, e anche dal fatto che lei sapeva benissimo che mi stavo arrapando da matti ad ascoltarla.

Non era semplice dare una spiegazione razionale a questi sentimenti. E' perfettamente comprensibile che una ragazza di sedici anni si senta attratta da un bel ragazzo come Piero e possa desiderare un approccio sessuale con lui, anche senza particolare coinvogimento emotivo. E non è neanche così straordinario che il suo ragazzo possa accettare senza drammi questa scappatella. Sono sicuro che questo è successo milioni di volte, anche in coppie più collaudate, perfino in coppie sposate.

Lo stesso funzionava a parti scambiate. Se avessi rimorchiato una bella ragazza, anche io avrei gradito farmela, senza con questo pensare di fare un torto mortale a Patrizia. E anche Patrizia avrebbe tollerato senza problemi, ne ero sicuro.

Poi, però, su questo substrato limpido e comprensibile, si innescava una componente oscura e irrazionale. Io, pur amandola pazzamente, godevo del fatto che facesse sesso con altri. E lei, come mi aveva confessato, pur ricambiando in pieno il mio amore, godeva nel tradirmi. E io godevo del fatto che lei godeva nel tradirmi, e lei godeva del fatto che io godevo dei suoi tradimenti. E questo continuava all'infinito, come una spirale, come un gioco di specchi, creando tra noi una specie di accordo armonico, una specie di risonanza, che ci deliziava entrambi. Quella che stavamo vivendo, con lei che raccontava ed io che ascoltavo, era un'esperienza erotica, ancorché puramente cerebrale, molto più profonda di un qualsiasi pompino in una qualsiasi stanza d'albergo. E anche Piero, con il suo cazzo da cavallo, o chiunque altro al suo posto, altro non era che uno strumento marginale, sebbene indispensabile per innescare questo processo.

Il racconto di Patrizia era arrivato ad un punto in cui potevo interromperla senza nuocere alla magia della narrazione. Mi schiariì la voce (ero stato in silenzio a lungo) e parlai. "Avevi perfettamente ragione. Sarei stato orgoglioso di te. SONO orgoglioso di te. Hai fatto benissimo a farti schizzare in faccia."

"Era una cosa che con te non avevo mai fatto. Ti scoccia?"

"Affatto. Mi dispiace solo non averlo provato prima. Sembra molto eccitante. A te è piaciuto?"

"Da morire. Voglio farlo con te appena possibile."

"Contaci. E' stato un tocco di classe da parte tua. L'unico modo per dare un po' di sale a un pompino altrimenti piuttosto squalliduccio. 'Sto milanese! Va in giro con 'sto cazzo da mammuth, promette mari e monti, ha la fortuna di sbattere contro una ragazza bellissima come te che fa bocchini meravigliosi ed è pronta a dare il suo meglio per sollazzarlo. Poi la porta in albergo e che fa? Alla prima succhiata di cappella se ne viene come un coniglietto in calore!"

"Beh, devo ammettere che anche io ero un po' delusa. Non è stato esattamente il bocchino che avevo immaginato di fargli. Ma mi sento di giustificarlo. L'avevo tenuto in erezione per tutto il pomeriggio..."

"Mah. Io sono sicuro che avrei retto un po' di più. Mi dispiace che la tua prima avventura sia finita così..."

"Eeeh! Come corri... non ho mica finito!" Lo sapevo benissimo, ma facevo il finto tonto.

"Come sarebbe a dire!?"

"Sarebbe a dire che ho fatto altro sesso con Piero!" Esitò un attimo, poi aggiunse, con voce furbetta "...e devo anche raccontarti di come ho fatto godere Osvaldo, se ti interessa."

Adorabile provocatrice! Io la sapevo molto più lunga di lei su Osvaldo. Ma decisi di stare al gioco. Finsi di essere rimasto senza fiato.

"Osvaldo! Chi è adesso Osvaldo?"

"Un amico di Piero."

"Cosa gli hai fatto? Un bocchino anche a lui?"

Era deliziosamente divertita della mia (recitata) sorpresa.

"Mmmmh... dimmi tu. Vuoi che ti racconto subito la fine, o vuoi che vado in ordine"

"No, no. Vai in ordine. Ma non tralasciare niente. Però prima devo farti una domanda." Conoscevo la risposta, ma ci tenevo a ribadire il concetto. "Patrizia, amore, sei ancora vergine, vero?"

"Certo, stupidone! Voglio che sia tu il primo, amore mio, e nessun altro. Ma, Fabio, quando torniamo a Roma cerchiamo di sbrigarci. Mi sta cominciando veramente a pesare questa verginità."

"Vuoi dire che se non fossi vergine..."

"...mi farei scopare da Piero. Certo. E con quel cazzone che si ritrova credo che sarebbe anche molto piacevole. Non credere che non sia tentata. Adoro prenderlo in bocca ad un ragazzo che mi piace, ma non puoi pensare che una donna possa sentirsi appagata solo dai pompini. E tu, Fabio, che ne pensi? Se non fossi stata vergine in questo momento, mi avresti lasciata libera di scopare con Piero?"

Avevo la gola secca, e la mente confusa. Il mio cazzo, invece, aveva le idee chiarissime e rispose lui per me. "Credo... Credo di sì. In fondo, perché no?".

"Allora l'anno prossimo in vacanza..." riprese lei entusiasta.

"L'anno prossimo in vacanza tu vieni con ME. Non ci sono cazzi!"

"Ma non esistono solo le vacanze, tesoro." aggiunse in un sussurro, con mille sottintesi.

Cambiai discorso. "Torniamo a ieri sera...". E Patrizia riprese a narrare.

"Dopo essermi sciacquata la faccia, con abbondante acqua e sapone, sono tornata da lui che stava disteso sul letto. Era un po' imbarazzato. Scusami, mi ha detto, non ho retto. Non ti preoccupare, ho risposto, è stato comunque bellissimo. Mi ha fatto notare che era presto e mi ha chiesto se mi dispiaceva restare ancora lì con lui. Io gli ho detto di no e allora lui mi ha invitato a stendermi accanto a lui sul letto. Ma prima, mi ha detto, spogliati completamente. L'ha detto con indifferenza, come se fosse una cosa naturale. In fondo gli avevo appena fatto un bocchino, che problema potevo avere a farmi vedere nuda da lui?

Ma per me le cose non stavano proprio così. Finora lui aveva avuto intimità, molta intimità, esclusivamente con la mia bocca. Mi aveva baciato, mi aveva fatto leccare e succhiare il cazzo. Avevo bevuto il suo sperma. Solo bocca-bocca e bocca-cazzo. Il resto del mio corpo era stato tenuto fuori, se non per qualche palpata o per qualche carezza sporadica. Adesso le mie gambe, la mia schiena, le mie tette, il mio culo e la mia fighetta, venivano chiamati in causa, magari anche solo per il piacere di mostrarsi al suo sguardo. Tutto il mio corpo, finora ingiustamente trascurato e che fremeva per ricevere le attenzioni che meritava, entrava finalmente nel gioco.

Ho dato una certa solennità ai movimenti con cui mi liberavo della mia biancheria. Gli giravo le spalle mentre mi slacciavo il reggiseno e lo poggiavo su una sedia, poi mi sono girata lentamente verso di lui, infine mi sono fermata per un attimo, lasciandogli il tempo di ammirare le mie tette piene e sode. Gli ho dato di nuovo le spalle, ho fatto scivolare giù le mutandine lentamente, sentendo i suoi occhi sul mio culo. Mi sono chinata in avanti per raccoglierle, ben sapendo lo spettacolo che in questo modo gli offrivo. Poi le ho appoggiate sulla stessa sedia, accanto al reggiseno e, finalmente, mi sono voltata verso di lui per farmi guardare in tutto il mio splendore. Tenevo le gambe leggermente allargate, per dargli una migliore visuale della mia fighetta. Le labbra sporgevano tra i peli, denunciando il mio stato di eccitazione, come se anelassero ad esporsi al suo sguardo.

Piero aveva gli occhi fuori dalle orbite. Il suo sguardo valeva più di mille parole e tutto il mio corpo vibrava di eccitazione di fronte alla sua ammirazione. Anche il suo cazzo stava dando timidi cenni di risveglio, e ne sono stata particolarmente lusingata. Ha biascicato: Patrizia, sei bellissima. Poi mi ha fatto largo sul letto accanto a lui e mi ha sussurrato: vieni, ti prego.

Mi sono stesa sul letto accanto a lui, sorridendogli, e lui mi ha subito abbracciata e baciata con grande passione. Poi è passato ad occuparsi delle mie tette, afferrandole entrambe con le mani e leccando, succhiando e mordicchiando alternativamente i capezzoli con la bocca. Mi stavo veramente divertendo. I capezzoli erano inturgiditi e la fica mi colava dall'eccitazione. Poi la sua testa è scesa a baciarmi e leccarmi la parte bassa del ventre, e già stavo pregustando una deliziosa leccata di fica. Ma lui, almeno per il momento, aveva altri programmi.

Mi ha fatto mettere a pancia in sotto, con le gambe allargate. Lui si è sistemato carponi con le ginocchia tra le mie cosce e ha cominciato a leccarmi la schiena. Non tutta la schiena, però. Seguiva un percorso ben preciso. Partiva da un centimetro sopra il solco delle natiche e arrivava, slinguata dopo slinguata, seguendo la linea al centro della schiena, fino all'attaccatura dei capelli sulla nuca. Ogni volta che arrivava dalle parti del collo, il suo cazzo (ancora moscio, ma imponente anche in quello stato) più o meno involontariamente andava a sbattermi tra le natiche, colpendo a caso la zona tra il buco del culo e la fica e dandomi brividi di piacere. Senza accorgermene, avevo cominciato a sospirare e a spingere il bacino avanti e dietro per strusciarmi contro il letto.

Lui intanto aveva smesso di andare su e giù per la mia schiena e si era soffermato a leccare la zona dell'osso sacro e la parte alta del solco delle natiche. Io ormai gemevo ad alta voce. Si era spostato indietro con le ginocchia e ormai era steso a pancia in giù con la testa all'altezza del mio culo. Ho sentito che mi allargava le natiche con le mani e per un attimo è rimasto fermo così. Sapevo che stava ammirando da una visuale privilegiata il mio buco del culo e la mia vagina, vergine, ma in quel momento aperta e viscida dei miei umori. Ha cominciato delicatamente a massaggiarmi le natiche, una mano per ogni chiappa, con movimenti circolari, aprendole e stringendole. Mi aspettavo che da un momento all'altro mi ricominciasse a leccare, magari in mezzo alle chiappe, affondando con la bocca e con il naso tra i miei succhi. Invece si è messo a mordicchiare i glutei tornando a torturarmi per l'attesa. Poi finalmente si è deciso a rimettere in moto la lingua. Ha scherzato un po' sulla parte interna delle natiche. Ha percorso doviziosamente il solco dall'alto verso il basso, centimetro per centimetro e alla fine ha raggiunto il mio buco del culo e si è messo a leccarlo avidamente, alternando piccole penetrazioni con la punta.

Era una sensazione divina, ma avevo troppa voglia di sentire la sua lingua sulla mia passera. Senza accorgermene avevo inarcato la schiena all'inverosimile per facilitargli l'accesso. Dopo qualche interminabile decina di secondi, ha abbandonato il lavoro sul culo per dedicarsi alla figa. Ha tenuto per qualche momento la lingua sul buco, assaporando tutti i miei liquidi, e anche lì alternando qualche piccola penetrazione con la punta della lingua. Poi è sceso, lentamente, lentamente, esplorando con cura ogni piega fino ad arrivare al clitoride. Quando me l'ha toccato la prima volta con la lingua quasi svenivo per il piacere. Ma ci arrivava a malapena e non riusciva a leccare come si deve. Io mi sono inarcata ancora di più. In quella posizione Piero aveva il naso in corrisondenza del buco della vagina. Istintivamente mi sono tirata indietro, spingendomi contro il naso di Piero che così è penetrato nella fica. Ora poteva muovere la lingua sul clitoride più agevolmente e ne ha subito approfittato. Stavo per impazzire. Ho cominciato a ondeggiare avanti e dietro istintivamente, strofinando il clitoride sulla sua lingua e facendomi scopare nella fica dal suo naso. Lui muoveva la testa a destra e a sinistra, aumentando la frizione del naso sul mio buco e contemporaneamente agitava freneticamente la lingua intorno al clitoride, facendomi godere come non mai.

Ho sentito all'improvviso come una bomba di calore esplodermi dal basso ventre e scoppiarmi nel cervello e sono venuta urlando. Un orgasmo lunghissimo e devastante che mi ha lasciato per almeno cinque minuti senza fiato, immobile, prona con le gambe sempre spalancate, mentre lui si ripuliva la faccia con un lembo del lenzuolo.

Beh, Fabio, che ne dici?"

"Wow! Che devo dire? Accidenti al pischello! Che tecnica! Devo provarci anche io a darti una leccata così, anche se ora mancherebbe l'effetto sorpresa. Mi scoccia un po' che sia stato così bravo."

"E ti scoccia, in generale, che mi sia fatta leccare da Piero?"

"No, anzi. Lo trovo giusto. Sono contento che anche tu abbia avuto il tuo orgasmo..."

"E... ti eccita sapere che mi sono fatta leccare la passera?"

"Sì certo. Però un po' meno... Non so come spiegarlo. Mi ha dato i brividi sentire tutte le libertà che si è preso con le tue parti più intime. La lingua nel culo, il naso nella fica... però la mia eccitazione per i tuoi tradimenti è molto più forte quando è coinvolto il piacere dell'altro. Quando c'è di mezzo il cazzo, se vogliamo essere concreti."

"Per me è stata la stessa cosa, sai? Non ho avvertito quel piacere sottile che provo nel cornificarti, come quando l'ho fatto godere con la bocca e mi sono fatta schizzare in faccia."

"Siamo sempre in perfetta sintonia, come vedi..."

"Ciò non toglie che è stata una grandissima leccata e me la sono proprio goduta. E mi fa piacere rievocarla e raccontartela. E tu devi starmi ad ascoltare, anche se non ti si rizza il pisello nei pantaloni, capito?"

"Come comandi tu, mia signora e padrona?"

"E allora preparati che ancora non ho finito..."

"E poi c'è sempre Osvaldo..."

"Già. Devo raccontarti di Osvaldo..." e rideva divertita.

Ricominciò a raccontare. "Appena mi è tornata la forza sufficiente per parlare ho cominciato a fargli i complimenti per il meraviglioso orgasmo che mi aveva fatto provare. Gli ho chiesto come aveva acquisito tanta esperienza nel far godere così una donna. Mi ha spiegato che la sua ragazza Vanessa, che ha cinque anni più di lui, ama tantissimo farsi leccare la figa e, oltre a qualche lezione teorica, gli aveva dato l'opportunità di fare tantissima pratica.

Mi ha chiesto se mi era piaciuto come mi leccava la schiena. Da pazzi, ho risposto. Mi ha chiesto se mi andava di fare lo stesso a lui. In quel momento avrebbe potuto chiedermi anche di scalare la parete con le unghie. Si è sdraiato nella stessa mia posizione di prima. A pancia sotto, con le mani sotto la testa, senza cuscino, gambe larghe. Io ero in ginocchio sul letto a contemplare lo spettacolo di questo stupendo ragazzo. La schiena abbronzata, le spalle larghe, la vita stretta, i glutei sodi. In quella posizione, prono e a gambe larghe, il suo buco del culo si vedeva benissimo. Sembrava esposto ed indifeso. Irrazionalmente, in quel momento mi sarebbe piaciuto avere il cazzo per possederlo e sodomizzarlo. Qualche centimetro sotto era possibile vedere anche la parte inferiore delle palle.

Allora ho deciso che avrei apportato una piccola variante alla sua tecnica. Infatti, invece di cominciare dalla bassa schiena, come aveva fatto lui con me, mi accucciai con la testa tra le sue gambe e cominciai a leccare dalle sue palle. Sono risalita seguendo con la lingua il solco..."

La interruppi bruscamente. "Stai dicendo che... gli hai leccato il buco del culo!!"

"Proprio così, amore mio. Non ti nego che all'inizio ero un po' titubante. L'idea era quella di passarci sopra un po' velocemente, sfiorandolo appena con la lingua. Ma poi quando ci sono passata ha fatto un tale sospiro di piacere che non me la sono sentita di negargli un po' più d'attenzione. Sì, amore. Gli ho dato una bella leccata al buco del culo. D'altra parte lui l'aveva fatto a me, e mi era anche molto piaciuto."

"Con me non hai mai fatto niente di simile!"

"Mbe'? Non sei contento che la tua Patrizia faccia nuove esperienze?"

"Lasciamo perdere va'... Vai avanti!"

"Passato il solco, ho seguito tutto il percorso fino alla nuca, e mi sono accorta che c'erano altre differenze, oltre al punto d'origine, rispetto a quando lui lo faceva a me. Io, a differenza di lui, avevo le tette che si strusciavano sulla sua schiena, man mano che proseguivo la mia salita con la lingua. Ed era una sensazione molto piacevole sia per me sia per lui che veniva solleticato dai miei capezzoli inturgiditi. D'altra parte io non avevo un cazzo da sbatacchiargli tra le chiappe quando con la lingua ero arrivata al collo. Però era comunque molto piacevole sentire le mie labbra esterne che si appoggiavano sul suo culo, appena sopra il buco. Era stranamente eccitante.

Ho ripetuto per cinque o sei volte la lunga marcia della mia lingua dal sotto dei coglioni fino alla nuca. Ogni volta fermandomi un po' ad omaggiare con la lingua il suo buco. Ogni volta strofinando i capezzoli sulla sua schiena. Ogni volta premendo con gusto la parte esterna della mia fica contro il suo culo. Ogni volta entrambi più eccitati. Finché Piero, alla fine dell'ennesima traversata, mentre gli stavo leccando il collo con passione, mi ha detto: fermati Patrizia, fermati così, metti le tue gambe sopra le mie.

Ho fatto come mi aveva detto. Mi sono così ritrovata con tutto il corpo a contatto con il suo. Continuavo a baciargli e leccrgli il collo e la nuca mentre le tette continuavano a strofinarsi contro la sua schiena. Ma soprattutto avevo cominciato a muovermi con il bacino, strusciando la mia fica sul suo culo, mentre il clitoride, per qualche magia, si era ritrovato a contatto proprio con la sporgenza del suo osso sacro. Gli ho passato la mano sotto il torace e gli ho afferrato il cazzo. Era piuttosto duro. Cominciai a muoverlo su e giù, per quello che potevo, con la mano schiacciata tra il letto e il suo ventre. I movimenti del mio bacino, da rotatori si sono trasformati in un deciso su e giù, che al crescere della mia eccitazione diventava sempre più violento. Anche Piero si stava divertendo. Mi diceva: sì, così, dai, continua, e intanto sentivo il cazzo indurirsi nella mia mano. Un pensiero incredibile mi ha attraversato allora la testa: me lo sto inculando! Era assurdo, me ne rendevo conto. Eppure... la posizione era quella (più o meno)... i movimenti pure. Di fatto stavo prendendo piacere dal suo culo. Mi stavo inculando Piero! Me lo stavo ingroppando! Ho cominciato a muovermi ancora più velocemente. Dentro di me stavo urlando frasi deliranti tipo: gli sfondo il culo! lo apro in due!

L'orgasmo mi ha colto completamente di sorpresa, ma è stato violentissimo. Mi sono ritrovata disarcionata, stesa accanto a lui senza capire bene che cosa era successo. Piero ha aspettato la fine dei miei ansiti, poi mi ha rivolto un sorriso birichino. Ha detto: Non te l'aspettavi di venire in questo modo vero? Io ho scosso la testa. Lui mi ha spiegato che era un altro degli insegnamenti di Vanessa. Quando vuole godere in quel modo, mi ha spiegato, gli dice: girati, pirla, dammi il culo. Hai capito, Fabio, 'sta Vanessa?"

"Ma io credo di averla inquadrata, 'sta Vanessa, sai? Ha incontrato un diciassettenne, bello, bel fisico, con un gran cazzo, e se l'è subito accaparrato. L'ha svezzato, gli ha imparato tutti metodi per farla godere, e adesso... se lo gode. Lo domina, sfruttando il vantaggio psicologico di essere cinque anni più grande, e così si sente libera di sperimentare tutte le cose strane e le porcate che magari ad un altro partner non avrebbe mai il coraggio di chiedere. Chiamala stupida!"

"Altro che! Quasi quasi, Fabio, quando torniamo, ti ci mando a Milano da Vanessa. Rimani per due mesi a farle da schiavetto sessuale, giorno e notte, e in cambio lei ti fa un corso accelerato."

"Così quando torno potrei essere il TUO schiavetto sessuale, perfettamente addestrato."

"Già." Ridacchiò. "L'idea è proprio questa. Ci stai?"

"Mmmmh... se ne può parlare..."

"Bisogna vedere se Piero è d'accordo..."

"Non credo che farebbe grosse obiezioni. Ieri al telefono mi ha accennato che Vanessa non è proprio un gran modello di fedeltà, ma lui non sembra farci grosso caso..."

"Davvero? Boh! Non capisco proprio che bisogno abbia di andare a fare la puttana in giro, quando ha uno come Piero a sua completa disposizione ventiquattr'ore al giorno!"

"Sentila, la santarellina! Io una teoria ce l'avrei..."

"Dai! Sentiamo!"

"E' chiaro che quando è con Piero è lei che conduce il gioco e domina la situazione, no? Be', può darsi che di tanto in tanto una come Vanessa abbia la fregola di trovarsi nella situazione opposta, con un uomo (o più uomini, che ne sai?) che la dominano e la sottomettono."

"Sì... il ragionamento regge. Che fine psicologo, il mio Fabietto! E' proprio vero: voi uomini quando vi spuntano le corna diventate tutti filosofi!"

"A proposito di corna... avete finito o no di fare le porcate dentro quella stanza d'albergo?"

"Per niente. Abbiamo ripreso a pomiciare, sdraiati uno a fianco all'altra. Potevo sentire ancora i miei sapori nella sua bocca e sicuramente lui poteva sentire distintamente i suoi nella mia, quelli che avevo raccolto poco prima con la lingua, tra le sue gambe e le sue natiche. Lui mi abbracciava, carezzandomi la schiena e il culo, io invece avevo portato entrambe le mani sul suo cazzo e lo stavo lentamente masturbando.

Era duro, e lo sentivo pulsare tra le dita. Sembrava aver completamente recuperato. Sentivo lentamente crescermi la voglia di tornare a prenderglielo in bocca. Più ci pensavo e più la voglia si faceva prepotente. Pensavo a come ero uscita insoddisfatta dal primo bocchino-lampo. Pensavo al fatto che ero in vantaggio di un orgasmo, ed era perlomeno giusto pareggiare. E la mia voglia di bocchino cresceva, mentre io la sfogavo sulla sua lingua, leccandola e succhiandola con passione. Fino al momento in cui ho deciso di passare all'azione. Ho interrotto il nostro bacio dicendogli: basta, ora voglio pomiciare un po' con il tuo cazzo.

Restando distesi sul fianco, uno di fronte all'altra, mi sono accucciata verso il suo ventre fino ad avere il cazzo a portata di bocca. E ho cominciato a fare proprio quello che avevo detto: a pomiciare con il suo cazzo. Gli davo bacini, slinguatine, ciucciatine. Con affetto. Come a un vecchio amico che si rincontra dopo un certo tempo. O due colleghi che dopo lunga separazione tornano a lavorare in tandem. Ed in effetti era proprio così. Per un certo periodo lui (il cazzo) era scomparso dalla scena; Piero aveva portato in gioco tutto il suo corpo, la lingua, la schiena, le natiche, il culo, ed io avevo portato in gioco il mio, ricevendone due orgasmi meravigliosi. Ora si tornava all'antico rapporto bocca-cazzo. Piero era tornato ad essere il suo cazzo enorme e maestoso e io ero tornata ad essere solo una bocca il cui unico scopo nella vita era quello di adoperarsi per servire e riverire cotanta maestà. E tutto questo mi piaceva.

E mi piaceva ancora di più se pensavo che il cazzo al quale stavo offrendo questa adorante sottomissione, non era il cazzo del mio ragazzo, ma quello di un tipo che avevo conosciuto poche ore prima. E allora l'umiliazione alla quale mi sottoponevo con gioia, non era un frutto estremo di un rapporto d'amore e di rispetto, ma derivava dal mio istinto animale, o peggio ancora, dalle mie pulsioni da troia che mi spingevano a tradirti e a godere nel farlo, possibilmente nel modo più porco e più abietto. E allora la mia umiliazione doveva essere totale. La mia sottomissione, totale. La mia venerazione per quel cazzo, totale.

Dentro di me, scherzo della mia mente perversa, ho sentito effettivamente nascere un intenso sentimento d'adorazione per il cazzo di Piero. Come se mi avesse letto nel cervello, lui (il cazzo) si è irrigidito ancora di più, come in attesa di ricevere, sdegnoso, testimonianza della mia venerazione. E io ubbidiente ho trasformato le mie operazioni di bocca e di lingua da affettuose in adoranti, adattando di conseguenza il tono dei miei mugolii in modo che raccontassero in maniera chiara quanto fossi estasiata di essere al servizio di quella divinità.

Una volta inquadrati nel modo giusto dentro di me i termini del rapporto tra la mia bocca e il suo cazzo ho deciso che era il momento di fare sul serio. Mi sono messa carponi, trasversalmente a lui, mentre lui si girava e si metteva seduto, con la schiena contro la testata del letto. In quella posizione avevo finalmente una maggiore libertà di movimento, che ho deciso subito di sfruttare, per deliziare il mio cazzo-divinità con abili giochini di lingua, sulla punta, sull'asta, sulle palle. Piero mugolava di piacere, ma la mia mano mi avvertiva che il cazzo stava perdendo durezza.

Era abbastanza facile capire che dopo appena quaranta minuti dal suo orgasmo, il cazzo di Piero, seppure aveva riguadagnato la sua migliore rigidità e le sue migliori dimensioni, non poteva tornare ad avere la stessa sensibilità o comunque una sensibilità sufficiente da apprezzare la delicatezza dei miei giochini di lingua. Evidentemente bisognava cominciare subito a succhiarlo e a pomparlo. Evidentemente quella divinità arrogante non era paga dei miei segni esteriori d'adorazione. Voleva possedere la parte più recondita della mia stessa essenza di essere-bocca.

Ho cominciato allora a succhiarlo e a fare su e giù con la testa. Molto lentamente all'inizio, accompagnando il movimento con movimenti trasversali della lingua. Poi pian piano ho accelerato, sentendo crescere il piacere di lui. Poi ancora un po' più veloce. Poi ancora un po'. Quando mi è sembrato che Piero fosse sufficientemente prossimo all'orgasmo, ho dato tutto, pompando e succhiando con tutta la forza e la passione che avevo. Piero era lì lì. Si agitava, gemeva, ma non riusciva a venire. Io intensificavo i miei sforzi, cominciando a sentire dei dolori al collo, e temevo di dovermi fermare e rovinare tutto. Piero ansimava, era un bagno di sudore. Io continuavo a muovere disperatamente la mia bocca su e giù sul suo cazzo. Non riuscivo ad andare più veloce di così, e non avrei resistito a lungo nemmeno così.

Piero ha allungato un braccio e ha attorcigliato la mano destra intorno ai capelli sulla mia nuca. Mi ha guardato e io gli ho fatto un leggero cenno di assenso. Allora ha cominciato a spingere con la mano la mia testa su e giù tenendola per i capelli. Prima ha tenuto un ritmo più o meno uguale a quello che stavo tenendo da sola. Poi ha cominciato a spingere sempre più velocemente. Io avevo la mascella indolenzita per aver tenuto la bocca così a lungo spalancata. Sentivo le labbra infiammate per la frizione contro il suo cazzo. I capelli dietro la nuca mi tiravano e gli scossoni sulla mia testa sembravano far ballare il cervello dentro la scatola cranica e gli occhi dentro le orbite.

Ma soprattutto sentivo la sottile umiliazione del momento. Tutto il mio essere non si era ridotto ad una bocca, ma, peggio, ad un qualche oggetto morto, inanimato, con il quale lui in quel momento si stava masturbando. E questo pensiero, unito alla sensazione di quel cazzo che violava a ripetizione e quasi con disprezzo la mia bocca disponibile, mi procurava scariche di piacere, che manifestavo mugolando al ritmo indiavolato che la mano di Piero imponeva alla mia testa.

Alla fine Piero è venuto. Ha fatto un breve grido, poi un altro più lungo, poi un lungo "aaaaahhhh!" quasi sofferente. Dal suo cazzo sono partiti piccoli fiotti di uno sperma denso e amarognolo, che io ho comunque assaporato e deglutito con adorazione. Piero è rimasto almeno un minuto ad ansimare. Poi, appena ha avuto la forza di parlare mi ha detto: Patrizia, sei stata eccezionale. Con un notevole sforzo di volontà si è alzato dal letto e si è diretto barcollando verso il bagno. Vado a farmi una doccia, ha detto, una doccia fredda, e subito, altrimenti mi addormento. Preparati, ha aggiunto, che poi passiamo in albergo da te ed usciamo."

"Niente male. Veramente niente male. Poi siete usciti?"

"Si, ma niente di speciale. Nessuno dei due ce la faceva a fare troppa baldoria. Una passeggiata, una bevuta a un tavolino del bar. Abbiamo parlato..."

"Di cosa?"

"Mah, di lui, di me... di te. Abbiamo parlato molto di te..."

"Con termini tipo 'quel cornutone', immagino..."

"No, anzi. Piero ti stima moltissimo. Ha detto che sono fortunata ad avere un ragazzo come te. Ha detto che hai le palle."

"Sarà... ma intanto ti da le sue da leccare!"

"Dai, tesoro. Non fare lo sciocco. Ora fai il geloso tutto insieme?"

"Non ho mai detto di non essere geloso! Io sono geloso come chiunque altro! Solo che quando c'è di mezzo il sesso, il piacere perverso che provo e molto più forte della gelosia. Finché mi raccontavi delle maialate che avete combinato dentro quella stanza ero felice ed estasiato. Ora che sento che avete passeggiato mano nella mano come due fidanzatini, parlando di me, tra l'altro, ho il fumo negli occhi. Ho l'istinto di venire lì è spaccare la faccia a quel milanese...". Scherzavo, ma in fondo neanche tanto.

"Certo che sei strano..."Patrizia rideva.

"A quello c'eravamo arrivati, no?"

"Allora facciamo così. Ho ancora un po' di sesso da raccontarti, così ti plachi, va bene?"

"Ah già! Non è ancora finita... c'è Osvaldo..."

"Proprio così!"

"Racconta, allora..."

"Dunque. Erano le due e mezza e stava riportandomi a casa. Ma abbiamo visto una bella spiaggia isolata, illuminata dalla luna, e abbiamo deciso di fermarci a... un attimo! Dimmi Fabio, una pomiciata secondo te è roba da fidanzatini che ti fa ingelosire, o è sesso che ti fa arrapare?"

"Mmmh... bella domanda! Se ci sei di mezzo tu propenderei per il sesso. Hai un modo di baciare che è da infarto, te. E' che in realtà tu non baci. Fai pompini alla bocca dell'altro."

"Devo prenderlo per un complimento?"

"Sicuro amore. Comunque per toglierci ogni dubbio... dimmi, lui dove teneva le mani?"

"Mi palpava il culo."

"Mmmh... e tu?"

"Gli toccavo il cazzo, ovviamente! Da sopra i pantaloni."

"...E allora era sesso. Approvato!"

"Devo ricordarmene. Magari un giorno mi capita di pomiciare con qualcuno e mi scordo di tastargli il pacco. Non vorrei che tu ci rimanessi male..."

Che ragazza! Che mente fina! Mi aveva fregato. Dovevo stare al gioco e metterla sul ridere.

"Ti prego, amore, non farlo mai!" declamai in tono drammatico.

"No, mio adorato, lo giuro sul mio amore. Mai e poi mai ardirò farti codesto affronto. Puoi stare sicuro che tutti coloro che avranno la ventura di pomiciare con la mia modesta persona, avranno sempre la mia umile manina sui loro riveriti genitali." Mi rispose sullo stesso tono.

"Così va meglio. Molto meglio." E tutti e due scoppiammo a ridere. Sentivo di adorarla.

"E comunque, cinque minuti dopo, gli avevo aperto i pantaloni e lo stavo sbocchinando. A scanso di equivoci..."

"A scanso di equivoci... amore mio, siamo al terzo bocchino! Mi avevi detto che volevi fare UN bocchino a Piero..."

"Uno... due... tre... che differenza fa?"

"Dieci... cento... mille... che problema c'è?"

"E dai! Cerca di capire... il primo non l'ho quasi neanche cominciato. Il secondo in pratica se l'è fatto da solo sbattendomi su e giù la testa per i capelli. Stavolta finalmente stavo facendogli un bocchino come dico io. Con tutti gli annessi e connessi. In un paio d'ore Piero aveva completamente recuperato e il suo cazzo rispondeva come un violino ben accordato alle mie sollecitazioni."

"Forse è più calzante paragonarlo a un piffero..."

"Insomma me lo stavo veramente gustando. E poi l'atmosfera! La spiaggia, la luna, le stelle, il rumore del mare..."

"Oh tesoro! Sei la bocchinara più romantica che esista!"

"...Quando, quasi sul più bello, il cellulare di Piero si mette a squillare! E indovina chi era che rompeva le scatole?"

"Non mi dire niente... Osvaldo!"

"Proprio lui! Osvaldo! Un amico di Piero che chiamava... da Milano, credo... non so per quale cazzo di ragione. Penso, ora Piero lo manda a quel paese. Invece lui che fa? Gli racconta tutto! Gli dice dov'era, con chi stava, e quello che gli stavo facendo. All'inizio mi stavo per incazzare, poi però mi sono accorta che mi eccitava quella presenza telefonica. Piero gli magnificava la mia abilità. Gli ha rivelato che quello era il terzo bocchino della serata. E s'intuiva che Osvaldo dall'altra parte era piuttosto eccitato. E Piero insisteva. Gli raccontava istante per istante quello che stavo facendo con la mia lingua e con la mia bocca. Ero eccitatissima pure io. Tanto che ho detto a Piero: di' a Osvaldo di farsi una sega, così venite insieme. Osvaldo ha accettato e ha cominciato a masturbarsi alle descrizioni di Piero, finché Piero non ce l'ha fatta più a raccontare e ha appoggiato il cellulare sulla sua pancia, vicino al cazzo. Io allora ho cercato di fare più rumore possibile, per far capire a Osvaldo quello che stavo facendo. Sentivo che Osvaldo ansimava come un pazzo. Nel giro di pochi secondi Piero mi è venuto in bocca, e subito dopo anche Osvaldo ha rantolato qualcosa ed è venuto."

Mancava il particolare del numero. Me l'avrebbe rivelato? "E così hai fatto venire anche Osvaldo. Molto bene!"

"Si ma c'è un'altra cosa che ti devo dire." Eccoci. "Mentre parlavano al cellulare, e Piero diceva che con la bocca ero tanto brava, Osvaldo gli ha detto che avrebbe voluto provarmi di persona e gli ha chiesto il mio numero. Piero mi ha chiesto se poteva darglielo. Io gli ho chiesto come era questo Osvaldo e lui m'ha detto che era carino e che assomigliava a te (prima gli avevo descritto come eri fatto). Allora, nell'eccitazione del momento, gli ho detto: daglielo pure."

"Come? Come? Come? Questo significa che questo Osvaldo è convinto che se viene a Roma, ti fa uno squillo, e tu corri subito a succhiargli il cazzo?" Non potevo mandargliela liscia.

"Più o meno..."

"Beh se si presenta, lo mandi affanculo e chiusa lì!"

"Non posso, Fabio, gliel'ho promesso!"

"Come, promesso?"

"Gli ho fatto dire da Piero che se si masturbava al telefono, gli avrei fatto un bocchino quando mi veniva a trovare a Roma. Ero eccitatissima in quel momento. Non sapevo quello che dicevo..."

"Beh, non mi frega niente. Trovi una scusa..."

"Non essere così drastico, Fabio. Te ne prego. Piero mi ha assicurato che Osvaldo è un bravissimo ragazzo, e anche molto carino. Possiamo trovare il modo di organizzarci... Magari posso fare in modo che tu veda tutto, dai non sarebbe eccitante? Oppure ti porto con me... gli dico che... che sei un altro cliente... sono una bocchinara, no?... E poi vi spompino tutti e due, uno dopo l'altro... Oppure tutti e due insieme! Se è vero che ti somiglia sarebbe come sbocchinare un doppio Fabio, morirei di piacere... Dai, Fabio sono sicuro che ti divertiresti anche tu!"

Era vero. Con quelle proposte mi stava facendo eccitare. Quasi mi dipiaceva che Osvaldo non esistesse.

"Occhei occhei. Ne parliamo con calma a Roma. Però sta attenta a dare il tuo numero in giro, non si sa mai a chi può andare a finire."

"Sì, hai ragione. E' stata un'imprudenza. Me ne sono resa conto dopo. Ma Piero mi ha assicurata che Osvaldo non lo passerà a nessuno."

"Mmmh... speriamo! Intanto dimmi, cosa fai stasera?"

"Me ne sto in albergo. Oggi ho preso troppo sole e ho un po' di mal di testa..."

"Niente rimorchio, allora?"

"No, stasera no. Sei deluso?"

"No, perché dovrei? Mi dispiace che stai poco bene."

"Avresti preferito sapermi in giro, a caccia di cazzi da succhiare?"

"Per niente! Sai che la cosa mi eccita, ma sono anche convinto che con un certo tipo di piaceri è meglio andarci piano."

"Perfettamente d'accordo. Se capita l'occasione, bene. Se no se ne può fare a meno..."

"In perfetta sintonia..."

"Come sempre amore..."

"Allora a domani! Buonanotte."

"Buonanotte!"

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