Little Mistress Christmas Carol
Fuori nevicava. La grande sala era fredda, ma non completamente buia. Le lucine colorate appese sull'albero di Natale diffondevano un tenue chiarore. Alcune erano fisse, altre erano programmate per accendersi e spegnersi a intervalli variabili. In questo modo la luce cambiava continuamente colore ed era in certi momenti più fioca, in altri più intensa.
Lucy, nascosta dietro lo schienale del divano, si stringeva nel suo pigiamone di flanella rosa con sopra l'immagine di Winnie The Pooh. Era un indumento caldo, ma forse non abbastanza per stare a lungo immobile in attesa a notte fonda, coi termosifoni spenti. Il silenzio intorno a lei era totale, e lei stessa respirava piano per non far rumore. I minuti passavano lentamente.
Improvvisamente si sentì un lievissimo tramestio. Lucy tese le orecchie. Qualcosa finalmente stava succedendo. Il suo fiuto non l'aveva tradita. Strinse convulsamente le mani intorno alla pistola e se ne sentì rinfrancata. Era una vecchia Beretta, ricordo di guerra di un bisnonno defunto, conservata in casa come una reliquia. Quel vecchio pezzo di ferro era scarico e non sparava un colpo da decenni e decenni, ma aveva comunque un aspetto serio e minaccioso.
I rumori si fecero più intensi. Nel buco del focolare del caminetto si materializzarono due stivali di pelle, umidi di neve sciolta. Poi ne venne fuori un uomo attempato, vestito di rosso, con un cappello floscio di forma conica dello stesso colore. L'uomo si tirò dietro dalla canna fumaria alcuni sacchi di juta rigonfi. Cercava di fare tutto più silenziosamente possibile, ma non era così semplice. Quindi si avvicinò all'albero di Natale, e Lucy potè vederlo meglio. Aveva una barba grigia, quasi bianca. Rughe sul volto. Non era esattamente come se lo immaginava, ma non c'erano dubbi: era Lui!
Così stavano le cose, dunque! Anni prima i suoi genitori le avevano propinato la fandonia per cui Lui non esisteva. Le avevano fatto credere che fosse solo una leggenda ad uso dei bimbi più piccoli, e lei era ormai una signorina e doveva sapere la verità. Da allora si erano presi i meriti e i ringraziamenti per tutti i regali che puntualmente le arrivavano a Natale. Lucy aveva trovato tutto molto logico e ragionevole. Aveva continuato lo stesso a scrivere ogni anno le sue letterine con le richieste, ma lo faceva solo per gioco. Eppure una parte di lei continuava a coltivare il dubbio. E aveva tutte le ragioni di farlo. Ora ne aveva la prova.
L'uomo intanto aveva estratto da una tasca un piccolo tablet e lo stava consultando accigliato, cercando poi alcuni oggetti nei sacchi. Sembrava avere qualche piccola difficoltà. Lucy decise che era il momento di uscire allo scoperto.
"Fermo! Alza le mani e non ti muovere!" intimò, puntando la Beretta minacciosamente verso l'uomo. Aveva evitato di urlare, per non svegliare tutto il palazzo, ma lui aveva sentito bene. Aveva sgranato gli occhi spaventato e alzato le braccia.
"Ehi! Stai calma! Cosa vuoi fare con quella pistola?"
"Dimmi chi sei, e cosa ci fai qui!"
"Chi sono? Uhmmm... Pensiamoci un attimo. Dunque... E' la notte tra il 24 e il 25 dicembre... entro in casa dal camino... vestito in questo modo... con questo cappello... portandomi dietro dei sacchi pieni di regali... Chi posso essere secondo te? Zorro?"
"Non fare lo spiritoso! Tu non esisti!"
"Oh, non esisto! Che bella notizia! Senti, ragazzina... Aspetta... Tu devi essere..." l'uomo diede una sbirciata al tablet che era rimasto nella mano sinistra alzata... "Lucilla... detta Lucy... 15 anni. Ebbene Lucy, visto che non esisto, perché non te torni a letto e mi lasci fare quello che devo fare? Ho qui qualcosa anche per te. Domani mattina la troverai regolarmente sotto l'albero."
"Tutti dicono che non esisti!"
"Lasciamoglielo dire. Sarebbe abbastanza seccante, altrimenti. Interviste, inviti ufficiali... non sono cose per me. Anzi, ti pregherei di non parlare a nessuno di questo nostro incontro. Ti prenderebbero per pazza. Ora abbassa quella pistola, e tornatene a nanna, Lucy. Rischi di prendere freddo..."
"Non sei come mi aspettavo..."
"Lo so. Non assomiglio molto ai ritratti che si vedono in giro. Posso abbassare le braccia, ora?"
"Hai detto di avere dei regali per me..."
"Certo! Stavo appunto cercando la tua scheda..." Con la scusa, l'uomo tornò con le braccia in posizione normale, e riprese a smanettare col tablet. "Vediamo... Lucy, Lucy, Lucy... ecco qua!" Si diresse verso uno dei suoi sacchi e ne tirò fuori due pacchetti.
Lucy aveva abbassato l'arma, ma restava guardinga.
"Che roba è?"
"Uno smartphone nuovo modello, molto costoso... e una splendida trousse per il trucco!"
"Non è quello che ti avevo chiesto!" scattò la ragazza.
L'uomo fece una faccia perplessa. "Sei sicura di quello che dici? Raramente commetto errori... Non per dire, ma faccio questo lavoro da molto tempo..."
"Ho qui con me una copia della letterina che ti ho mandato!" disse Lucy, e estrasse dai pantaloni del pigiamone un foglio A4 ripiegato in quattro parti. "Leggi!"
L'uomo prese il pezzo di carta e vi diede un'occhiata, strizzando gli occhi. Poi da una tasca prese un paio di occhialetti da lettura e li inforcò.
"Mmmm... dunque... ecco..." e prese a leggere. "Caro Babbo Natale, come ben sai non hai nulla da rimproverarmi. Mi sono comportata sempre piuttosto bene, e al liceo ho i migliori voti non solo della classe, ma dell'intero istituto... E' vero, Lucy, sei stata molto brava... Quindi credo di meritarmi un regalo un po' speciale. Ebbene, per il prossimo Natale, vorrei che mi portassi un uomo con cui giocar..." L'uomo si interruppe bruscamente, allibito. "Un uomo con cui giocare? Ma cosa hai scritto, Lucy?"
"Esattamente quello che hai letto, vecchio. Voglio un uomo con cui giocare, un uomo a cui poter fare di tutto. Voglio uno schiavo!"
"Un... cosa? Uno schiavo??"
"Certo! Cosa c'è di strano? Io sono una mistress. O meglio, voglio diventarlo. Cioè... In realtà è come se lo fossi già..."
"Una mistress??"
"Vabbè, inutile che ti spiego... Cosa mi aspetto che ne sappia tu del BDSM?"
"Senti, signorina. Ho parecchie primavere sulle spalle, e non credo tu possa darmi lezioni su qualcosa. E tantomeno su quel tipo di cose."
"Allora cosa c'è da capire? Sono una mistress!"
"Lo sei o lo vuoi diventare?"
"Lo sono... virtualmente. Ho un'identità on line con cui sono conosciuta sul web. Partecipo ai forum di dominatrici.com e sadichecattive.org. Ho anche un blog tutto mio con centinaia e centinaia di contatti al giorno. Ci sono decine di uomini ossessionati da me che mi implorano di prenderli come schiavi. Alcuni sono anche tipi piuttosto interessanti..."
"E allora? Rivolgiti a loro! Cosa aspetti?"
"Ma sei cretino? Loro non sanno che ho 15 anni..."
"Uhm... Credo di capire... Come ti fai chiamare in rete?"
"Sono conosciuta come Mistress Perphyda!"
Lucy pronunciò quel nome con un certo solenne orgoglio. Ma l'uomo, che aveva davanti una ragazzina di 15 anni col pigiamone di flanella rosa, la guardò con divertito scetticismo.
"Mistress Perphyda??" ripeté incredulo.
Lucy reagì con grinta.
"Ehi, vecchio, non ti permettere di fare quella faccia. Perphyda è una delle mistress più conosciute, rispettate e ricercate del web. Solo che per cominciare a divertirmi sul serio devo attendere almeno di essere maggiorenne, e non ho proprio voglia di aspettare tutto questo tempo. Per questo ti ho chiesto quel regalo, e ora pretendo di averlo! Voglio il mio schiavo! Subito!"
La canna della Beretta impugnata a due mani dalla ragazza era tornata ad alzarsi minacciosamente.
"Lucy, cerca di ragionare. Io posso procurarti un regalo, se me lo chiedi. E' il mio lavoro. Ma devono essere... oggetti, non persone. Come faccio a regalarti una persona?"
"Voglio il mio schiavo. Almeno per una notte. A tutti i costi. Inventati qualcosa."
"Non saprei proprio dove andartelo a cercare..."
"Vorrà dire che sarai tu a prestarti..."
L'uomo, per l'ennesima volta, sgranò gli occhi. "Che cosa? Ma tu sei proprio fuori..."
"Stammi bene a sentire, vecchio. Punto Primo: io ho diritto al mio regalo, e questo lo sai meglio di me. Ho tutte le carte in regola, e ti ho mandato la letterina entro i tempi giusti. Non puoi presentarti qui fresco fresco la notte di Natale e dirmi che non si può. Secondo: ti sto già venendo molto incontro perché sei ben lontano dal fusto palestrato ventenne che avrei avuto in mente. Terzo: mi hai lasciato velatamente capire che non sei esattamente un verginello e chissà quante ne avrai fatte in vita tua, quindi non vedo perché dovresti fare tante storie. Quarto: forse non avrò molta esperienza, ma posso assicurarti che sono molto preparata, e non credo proprio che ti lamenterai. Ma soprattutto, quinto: se da questo momento in poi non fai per filo e per segno tutto quello che ti dico, io sparo!"
"Non dire stupidaggini. Non ne avresti il coraggio."
"Di spararti addosso forse no, lo ammetto. Ma di sparare, in alto, contro il soffitto, sicuramente sì. In un attimo sarebbe qui tutto il vicinato, e per te sarebbero guai grossi! Non credi?"
"Senti, ragazzina... Ma un altro gioco più adatto alla tua età?... Non so... Regina Reginella... Un Due Tre Stella... Palla Avvelenata... Pizzica Rampichino... Oppure che ne dici del Monopoli?... Sicuramente devo averne una scatola da qualche parte..."
"Va bene, l'hai voluto tu!" rispose Lucy, e puntò l'arma verso il soffitto, irrigidendo le spalle come se stesse per far partire il colpo.
"Ferma!!" urlò l'uomo. "Non sparare! Sei pazza?"
"Farai quello che voglio io?"
"E cosa vuoi tu?"
"Ti devi mettere a mia completa disposizione, per tutta la notte!"
"Ascolta. Posso concederti un'oretta, non di più. Questa per me è una notte piuttosto indaffarata, sono sicuro che capisci."
"E sia. Per un'ora sarai completamente mio, nessun limite. Ci stai?"
L'uomo sospirò, poi allargò le braccia, rassegnato. "E va bene. Se proprio ci tieni..."
"Spogliati!"
"Che cosa??"
"Ti voglio nudo. Non cominciare a discutere."
"E' proprio necessario?"
"Decido io cosa è necessario e cosa no... Spogliati, dai!"
L'uomo sospirò rassegnato ancora una volta, si tolse il cappello e cominciò a sciogliere la fusciacca che teneva chiusa la pesante giacca di lana rossa. Anche stivali e calzoni volarono via. Poi fu la volta della biancheria di lana di foggia antiquata, molto spartana, che lui portava direttamente a pelle.
L'uomo ora era in piedi, completamente nudo ma in posa dignitosamente eretta, davanti a lei. Lucy osservava con attenzione. Molto meglio di come si era aspettata. Quell'uomo era evidentemente avanti con gli anni, ma era anche ben distante dal paffuto pacioccone che poteva immaginare, data l'iconografia popolare del personaggio. Nessuna traccia di pancia, anzi un fisico spigoloso e magro. Barba grigia, non lughissima. Capelli bianchi abbastanza folti. Occhi azzurri seri e intensi. Faceva pensare a un vecchio montanaro norvegese abituato a percorrere chilometri tutti i giorni sulle sue montagne, a piedi o con gli sci da fondo. Nel suo sguardo il carisma di una saggezza antica. La sua nudità asciutta e nervosa, paradossalmente, gli conferiva ancora più dignità. Lucy se ne sentì quasi intimorita.
Alle spalle dell'uomo, proiettata sul vetro di una finestra, Lucy vide la propria immagine riflessa. Una bambina troppo cresciuta col pigiamone di Winnie The Pooh. Non andava bene così, bisognava fare qualcosa.
"Inginocchiati!" ordinò, cercando disperatamente di dare un'impronta autoritaria alla sua voce.
Lui obbedì senza parlare, continuando a guardarla serio, quasi con tacita sfida. Lucy pensò che la prima cosa da fare fosse proprio quella di "spegnere" in qualche modo lo sguardo di quegli occhi azzurri intensi. Si avvicinò al divano, dove l'uomo aveva depositato i propri indumenti, e recuperò la fusciacca rossa. Era perfetta per quello che aveva in mente.
"Stai fermo, ora!" disse in tono deciso, avvicinandosi all'uomo inginocchiato. Fece ruotare il pezzo di stoffa intorno al volto, bendandolo, poi lo annodò saldamente dietro la nuca.
"Mettiti carponi, ora! Abbassa la fronte fino al pavimento!" Usò un piedino avvolto in un calzettone di lana per spingere le spalle dell'uomo ancora più in basso. "Ora rimani in questa posizione. Assolutamente immobile. Sarò io a dirti quando potrai muoverti. E' chiaro?" L'uomo sospirò e annuì.
Lucy sorrise, rilassata. Non era stato nemmeno troppo difficile prendere il controllo della situazione. L'uomo era prostrato ai suoi piedi, a sua disposizione. Cominciò a sentirsi esaltata ed eccitata.
Fece scorrere un piedino irrispettoso lungo i suoi fianchi, sulla schiena, sulle natiche. "Non mi aspettavo di trovarti così in forma sai? Di solito ti rappresentano come un ciccione..."
Lui non commentò.
"Quanti anni hai?" gli chiese
"Esisto da oltre diecimila anni..." rispose, con una certa cupa solennità.
"Beh, complimenti. Te li porti benissimo. Ti avrei dato ottomila anni. Novemila, al massimo..."
L'uomo grugnì con disapprovazione. Lucy si congratulò con se stessa. Era riuscita a sfoggiare anche quel tocco di pungente ironia che faceva impazzire i fan di Perphyda sul web. Ora però c'erano altre cose da sistemare. Bendare l'uomo era stato un ottimo escamotage, ma non poteva durare in eterno. Per una mistress il giusto look era fondamentale.
Si liberò a sua volta del ridicolo piagiamone. Anche la biancheria che indossava, osservò critica, non era troppo adatta all'occasione: mutandine e reggiseno bianchi con un motivo a cuoricini rossi. Ma comunque meglio del pigiamone.
Scartò uno dei regali che l'uomo le aveva indicato come suoi. Era un cofanetto di materiale da trucco di una prestigiosa marca di profumeria, completo di tutto. C'era anche un piccolo specchio. Prese il necessario per cominciare a lavorare sugli occhi. Intanto riprese il discorso con l'uomo che aspettava, bendato e prostrato sul pavimento.
"Tutto sommato sei un bel fusto. Credo che mi divertirò molto con te..."
"Cosa intendi farmi?"
"Ah, non saprei... sono solo una ragazzina sprovveduta..." la voce di Lucy grondava sarcasmo. "Sei tu l'esperto millenario. Dovresti avere un'idea di cosa possa fare una mistress con un ometto a sua disposizione..."
"Le mistress non fanno sesso con i propri schiavi."
Lucy stava ora passando un velo di lucidalabbra. "Ma davvero? E chi l'ha detta questa cazzata?"
"Così mi risulta..."
"Mmmm sì... ammetto che esiste una minoranza di vecchie bruttone frigide che sostiene questa bizzarra teoria... Quando mi capitano sotto tiro nei forum le massacro... Dico: ma come? L'unica cosa di vagamente utile che potete fare voi uomini su questo pianeta è quella di sollazzarci e farci godere. Per tutto il resto siete un fallimento totale, e protremmo davvero fare a meno di voi. E quelle sceme quando hanno un uomo a disposizione si privano dell'unica cosa di buono che possono ottenerne? Si può essere più cretine?"
"Lucy, non intenderai fare qualcosa di sessuale con me, vero?"
Lucy passava una matita scura sul contorno labbra. Stava facendo in fretta, ma non stava venendo fuori un brutto risultato.
"Perché no?"
"Lucy, hai 15 anni. Io sono molto anziano. Non si può."
"Questo invece è il lato più divertente della cosa. Io ti sfrutto a mio piacimento per soddisfare tutti i miei sfizi e le mie perversioni. Ma alla fine il vecchio porco laido viscido schifoso profittatore pedofilo che va con le ragazzine sei tu. Proprio tu, ti rendi conto? Dovrai vergognartene finché campi. Non è stupendo?"
"Sei cattiva, Lucy... Molto cattiva..."
"Mi chiamano Perphyda..." chiosò lei placida.
Aveva finito. Si guardò criticamente allo specchio. Aveva fatto un bel lavoro. Non sembrava più così tanto una ragazzina. Poteva quasi andare bene. Ma in quel momento un oggetto richiamò la sua attenzione.
"Ehi, vecchio! Cosa c'è in quel sacco nero?" Tra i voluminosi sacchi di juta pieni di pacchi dono ce n'era uno, uno solo, di quel colore.
"Lascia stare. Non c'è roba che ti riguardi lì dentro..."
Ma le obiezioni del vecchio non fecero che amplificare le indicazioni del suo sesto senso femminile. Andò velocemente a sbirciare curiosa.
"Guarda guarda... Vedo che non ti occupi solo di giocattoli per bambini..."
"Anche gli adulti hanno diritto ai loro giocattoli..."
Sotto gli occhi di Lucy c'era un ricco campionario di materiale da sexy shop. Oggettistica, capi d'abbigliamento, biancheria intima sexy, e così via. Tutta roba di ottima qualità. Lucy si complimentò con se stessa: la scoperta giusta al momento giusto. E ne fece man bassa.
"Puoi toglierti la fusciacca dagli occhi, ora."
Quando l'uomo tornò a vedere e posò gli occhi su Lucy, che torreggiava in piedi a poca distanza da lui, rimase semplicemente folgorato. Non era rimasta la minima traccia della ragazzina col pigiamone di flanella. Davanti a lui si stagliava la figura di una donna senza tempo, al massimo della sensualità e della perversione. Per gioco del caso in quel momento l'albero di Natale diffondeva una luce rossa, e la sensazione di diabolico che promanava dalla ragazza era ancora più forte.
Lucy aveva indossato delle decolleté con tacco altissimo, delle calze nere velate agganciate a una guepiere reggicalze. Mutandine e reggiseno trasparenti e sexy. Il viso truccato era crudelmente bello, mentre il corpicino, seppur acerbo, aveva già tutta la femminilità che serviva per renderlo irresistibile. Tra le mani affusolate reggeva un frustino di cuoio, con l'aria minacciosa di una che intendeva servirsene. Anche quest'ultimo dettaglio contribuiva al fascino complessivo dell'immagine.
L'uomo non nascose la sua forte emozione.
"Sei stupenda, Lucy" sussurrò ammirato, restando carponi ai piedi della maliarda.
Lei sorrise compiaciuta. Portò la punta del frustino sotto il mento dell'uomo, costringendolo a guardarla negli occhi.
"E' un buon inizio, vecchio. Ma puoi fare di meglio. Che ne diresti di ripetere quello che hai detto, usando il mio vero nome?"
"Siete stupenda Mistress Perphyda" ripetè lui, con un certo tremore nella voce.
"Mmmm... Così va meglio... Forse c'è qualche speranza di cavare qualcosa di buono da te..."
Lucy si piazzò a tre metri da lui. "Vieni strisciando a leccarmi il tacco destro" ordinò in tono annoiato. L'uomo cominciò a muoversi carponi.
"Ho detto strisciando! Sei forse sordo?"
Lui la guardò un attimo con muto rimproverò. Lei sostenne lo sguardo. Poi l'uomo ubbidì. Strisciò sul pavimento fino ad arrivare col viso vicino al suo piede destro. Lucy lo bloccò, poggiando l'altro piede tra le sue scapole. L'uomo cominciò docile a leccare, mentre Lucy per mantenere l'equilibrio doveva ogni tanto spostare il peso sul piedino che teneva contro la parte alta della schiena dell'uomo, graffiandola con la punta aguzza del tacco.
"Mmmmm... Va bene, può bastare..." disse Lucy qualche momento dopo e, senza alcun avvertimento, percorse il dorso dell'uomo calpestandolo. Lui mandò un gemito dolorante. Dei segni rossi comparvero nei punti dove i tacchi acuminati avevano offeso la pelle. Lucy li osservò affascinata. Coreografici, forse un po' dolorosi, ma tutto sommato sopportabili. In fondo era una mistress che pesava poco più di cinquanta chili. "Se ti capitava chi dico io, allora sì che sarebbero stati guai per te..." si disse silenziosamente.
"Girati supino!" ordinò, incoraggiandolo con un calcetto su un lato delle cosce. L'uomo ubbidì, girandosi e restando disteso a terra sulla schiena. Lucy si accorse subito che il pene non era più in stato di completo riposo. Non era certo definibile una vera e propria erezione, ma era comunque un segnale.
"Ehi, vecchio porco, ti stai eccitando, eh?"
Con la scarpa andò a sfregare i genitali dell'uomo. Il contatto con la suola rigida non era sicuramente troppo piacevole, ma il cazzo reagì irrigidendosi ancora un po'. L'uomo ansimava. Lucy aveva ancora il frustino in mano e lo fece sibilare minacciosamente nell'aria.
"Mettiti carponi, ho voglia di farti un po' di strisce sul culetto..."
"Ma..."
"Niente ma! Ubbidisci!"
L'uomo, titubante, ubbidì.
Lucy si sentiva pervasa da un profondo senso di esaltazione. Da tempo aspettava il momento di sperimentare davvero cosa si provasse a fustigare un uomo.
Sfiorò con la punta del frustino i contorni delle natiche. Poi lo insinuò tra le cosce, stuzzicando il sacco dei testicoli. L'uomo era ancora in semi-erezione e continuava ad ansimare. Lucy si accorse che era scosso anche da un leggero tremore.
"Hai paura vecchio? Non ti farò male... Non troppo almeno..." anche nella voce della ragazza si avvertiva un leggero tremito.
In realtà, contrariamente a quello che aveva detto, il suo timore era quello di fare troppo piano. Non poteva fare la figura della pavida inesperta.
Mosse con forza il braccio è il primo colpo fu molto violento. L'uomo urlò e tutto il suo corpo si contrasse. Una striscia rosso porpora si formò sulla pelle chiara.
"Sssstt! Che ti urli? Vuoi svegliare tutti?" gli disse, piccata.
"Fai piano, cazzo!" rispose lui, in tono lamentoso.
Lucy sorrise. Le era piacuto da morire. Era anche meglio di come si aspettasse. La sensazione di potere le intossicava il sangue.
"Sii uomo e sopporta. Non frignare come una bambinetta!" e fece schioccare un secondo colpo, un po' meno violento del primo, ma non troppo. L'uomo riuscì a trattenersi ed emise solo un lungo sibilo sofferente. Lei non gli diede tregua e continuò a vibrare colpi, uno via l'altro, sempre più esaltata dallo spettacolo dell'uomo che sobbalzava e si contorceva.
Arrivata a venti colpi si fermò. Si accorse di respirare con affanno. Il suo cuoricino batteva forte. Lo spettacolo delle chiazze rosse irregolari sulla pelle del culo la mandava in estasi.
"Molto bene..." mormorò soddisfatta. "Ma possiamo rendere la cosa ancora più divertente!"
Tornò verso il sacco nero e recuperò un paio di manette che aveva adocchiato qualche minuto prima. Un attimo dopo il metallo lucente stringeva dietro la schiena i polsi dell'uomo che privo dell'appoggio delle braccia era costretto a poggiare la testa sul pavimento. I muscoli del torace e delle spalle tiravano fastidiosamente. Era una posizione estremamente scomoda, osservò Lucy compiaciuta. Il frustino tornò a vibrare crudelmente sulla pelle già martoriata. I colpi non erano più violenti di prima, ma l'uomo stava soffrendo di più. Lucy cominciava a sentirsi molto bagnata tra le cosce. Diede tre ultimi colpi spietati, godendo dei gemiti di sofferenza e dei convulsi sussulti dell'uomo, poi si fermò.
L'uomo respirava forte. Per il dolore, ma probabilmente anche un po' per l'eccitazione.
"Sei stato bravo. Sono soddisfatta. Meriti un premio" gli disse, e afferandolo per i capelli lo tirò verso l'alto fino a riportarlo in ginocchio.
"Meriti di assaggiare il sapore dei baci di Mistress Perphyda!" mormorò in tono sensuale.
Dolce e sorridente si chinò avvicinando il viso a quello dell'uomo.
"Ora chiudi gli occhi, tesoro, apri la bocca e tira fuori la lingua."
L'uomo obbedì. Lei accumulò un po' di saliva e la fece scivolare dalla propria bocca sulla lingua di lui. Poi con decisione gli spinse in alto il mento, costringendolo a richiudere la bocca. L'uomo fece una smorfia infastidita, poi la guardò con muto rimprovero.
"Ahahaha! Credevi davvero che ti baciassi? Sciocco che sei!" lo derise.
L'uomo restò in ginocchio, cupo e silenzioso, sempre con i polsi dietro la schiena, mentre Lucy tornò a frugare nel sacco nero. Ne tirò fuori un nuovo oggetto.
"Ehi! Guarda che fantastico becco!"
Il "becco", nel gergo dei forum di dominatrici che frequentava, era in realtà una "ball gag con dildo", ossia un morso sferico da cui fuoriusciva un fallo di gomma. Senza perdere troppo tempo Lucy lo fece indossare a l'uomo, che sopportò rassegnato. Strinse bene il laccio di cuoio dietro la sua nuca, poi ammirò il risultato.
L'uomo era sempre inginocchiato e con le mani legate dietro la schiena, ma ora il suo volto era in tensione per effetto del gag che lo costringeva a tenere la mascella faticosamente aperta. In più, all'altezza della bocca, si protundeva questo grosso pezzo di lattice di chiara forma fallica, proprio come un lungo becco affusolato.
"In questo momento mi ricordi la Befana, col suo lungo naso..." osservò Lucy divertita. Gli occhi dell'uomo assunsero un'espressione rabbiosa. Provò furiosamente a farfugliare qualcosa, ma produsse solo un confuso "Ghfwrlffgh". Lucy sapeva che non correva buon sangue tra lui e la concorrente.
"Va bene! Va bene! Era una battuta! Non te la prendere così!"
Lui sembrò calmarsi.
In piedi di fronte a lui, dominandolo dall'alto, Lucy afferrò con una manina il dildo. Si accorse subito che ogni piccolo movimento che lei imprimeva a quel fallo artificiale si ripercuoteva sul morso sferico nella bocca dell'uomo, tirando ancora di più le mascelle. Bastava una millimetrica torsione del polso e lui era costretto a piegare il collo per assecondarla
"Ora cominciamo a divertirci sul serio..." mormorò Lucy, e con gesto elegante si liberò delle mutandine. Si accorse che erano molto umide dalla parte del cavallo. Quel gioco perverso la stava eccitando parecchio.
Tornò in piedi davanti all'uomo inginocchiato e impugnò il "becco". Cominciò a strofinare il glande di lattice lungo la fighetta, inumidendolo, poi sulla zona intorno al clitoride. Il contatto era piacevole e stuzzicante. L'uomo era costretto ad assecondare i piccoli movimenti rotatori con analoghe rotazioni della testa e del collo. Il gag sferico gli impediva di deglutire e un filo di bava stava cominciando a inzuppargli la barba. Lucy notò compiaciuta il dettaglio.
Man mano i movimenti si fecero più decisi, e l'uomo era costretto a scuotere la testa ancora di più. Ogni tanto gemeva e sospirava, affannato, e Lucy ne era deliziata.
Poi la ragazza si interruppe. "Vieni con me, ora" gli disse. Afferrò saldamente il becco nella mano e si diresse verso una comoda poltrona, trascinandosi dietro l'uomo tirandolo per la testa e costringendolo a sbattere dolorosamente le ginocchia sul pavimento per starle dietro.
La ragazza si accomodò, spalancando oscenamente le cosce davanti al viso dell'uomo. Si accorse subito che lui, seppure confuso dalle sevizie e dalle umiliazioni, non sembrava insensibile allo spettacolo. I suoi occhi azzurri erano quasi ipnotizzati da quel giovane fiore di carne reso umido e schiuso dall'eccitazione.
"Ora sei chiamato a farmi godere. Ti concedo questo privilegio. Ma devi farlo come si deve, altrimenti sarai punito in modo molto severo."
Ciò detto afferrò di nuovo il fallo di lattice e lo puntò all'imbocco della vagina. Poi portò le mani sulla nuca dell'uomo e lo tirò a sé. Il becco scivolò dentro fino in fondo senza troppi problemi, e l'uomo si ritrovò con la testa a contatto del grembo di lei, il naso solleticato dai morbidi peli della fica.
Lucy portò mollemente le mani dietro la propria nuca, si adagiò contro lo schienale e sospirò languidamente. "Ok! Datti da fare!"
L'uomo obbediente cominciò a muovere la testa su e giù, ma Lucy si accorse presto che qualcosa non andava. Era troppo faticoso per lui doversi muovere così, senza potersi aiutare con le mani, che aveva ancora legate dietro la schiena. I muscoli del collo erano tesi come corde. Lucy colse la silenziosa implorazione nello sguardo di lui e decise di accontentarlo.
"Va bene. Ti tolgo le manette. Ma che non si sappia in giro che sono così pietosa. Mi ci gioco la reputazione."
Una volta libero, l'uomo riprese a scoparla col becco. Anche così era un'operazione molto faticosa. L'uomo respirava affannosamente col naso, sudava per lo sforzo e continuava a far colare bava dalla bocca. Lucy intanto si sollazzava tanto della stimolazione del fallo di gomma quanto degli stenti e dell'umiliazione cui stava sottoponendo il suo schiavo. L'orgasmo non era lontano.
Però decise di provare qualcosa di diverso. Si sfilò il becco premendo poco cerimoniosamente con una mano sulla fronte dell'uomo e sospinse quest'ultimo con una certa rudezza a sdraiarsi supino sul pavimento. Quindi si inginocchiò e montò a cavalcioni della sua testa, impalandosi sul becco e iniziando a cavalcarlo.
Da quella posizione poté accorgersi che l'uomo era in erezione. Anzi, stava furtivamente portandosi una mani sui genitali per stimolarsi.
"Fermo!" intimò. "Chi ti ha dato il permesso di toccarti?" Chiese severa. L'uomo riportò le braccia al loro posto. Lucy apprezzò la sua pronta obbedienza.
"Sono io, se voglio, a poterti toccare..." disse e, continuando a muoversi su e giù sul becco, allungò le mani verso il ventre dell'uomo. Il pene rispose subito al contatto, inturgidendosi ulteriormente, e la cosa le piacque. Non aveva mai avuto a che fare con il cazzo di un uomo adulto, e tantomeno con quello di un uomo di diecimila anni. Continuò ad accarezzarlo e masturbarlo piano, percependone le vibrazioni, continuando intanto a fottersi sul becco. Era sempre più eccitata.
Infine si decise. Si chinò in avanti e lo prese in bocca, assumendo la posizione di un particolarissimo sessantanove. L'uomo sembrò apprezzare, emettendo un mugolio ben udibile, seppur strozzato dal gag e dal corpo di Lucy che gli circondava la testa. Per un attimo a Lucy tornarono in mente le sfiancanti polemiche sui forum delle mistress, tra il partito di quelle che "non bisogna dare piacere allo schiavo" e l'altro, di cui era una leader riconosciuta, che invece sosteneva che la mistress potesse fare tutto quello che voleva, nel bene e nel male, senza se, senza ma, e senza limiti. Tra l'altro, pensò, era così divertente mescolare sevizie e piacere. Proprio come in quel momento in cui stava stimolando piacevolmente l'uomo con la bocca, ma al tempo stesso imponendogli l'umiliazione di usare la sua testa come supporto del becco su cui stava continuando a sfregarsi. Povero vecchio, si disse, quante gliene sto combinando. Però gli sta piacendo il trattamento. Me ne accorgo. L'idea di aver soggiogato, confuso e fatto impazzire un uomo di diecimila anni, proprio lei inesperta 15enne, era talmente eccitante che a forza di rigirarsela nella mente, e a forza di strofinarsi sul becco, Lucy arrivò all'orgasmo.
Quando si riprese, si preoccupò subito di liberare l'uomo dal gag. Non è consigliabile tenere qualcuno a lungo steso supino con il gag nella bocca. L'uomo sospirò di sollievo, prendendo a massaggiarsi le mascelle indolenzite. Aveva la barba grigia tutta zuppa di bava e di succhi intimi. Il cazzo invece, notò Lucy, era sempre gonfio e duro e pulsava, quasi a reclamare il proprio diritto al piacere.
Lei si affiancò a lui in ginocchio e glielo afferrò con la manina affusolata. Lo guardò negli occhi, gli sorrise, poi si chinò, prima a sfiorare con la lingua la cappella turgida, quindi a imboccarla in lenti e languidi affondi di labbra. L'uomo sospirava forte.
"Mmmmm... Sei vicino all'orgasmo, vero tesoro?" gli sussurrò dolcemente.
"Sì..." rispose lui ansimando.
Lei fece scattare i denti all'improvviso in un piccolo morso sulla pelle sensibile.
"Aaaahhh!" gridò l'uomo.
"Rispondi come si deve, tesoro" disse lei, mantenendo il tono dolce.
"Sì, Mistress Perphyda..." disse lui.
"Così va meglio..." disse lei, e lo premiò con un'altra leccata e un altro paio di affondi di labbra. Malgrado il morso, o forse anche a causa di esso, il cazzo era sempre più duro e fremente.
"Mmmmm.... E dimmi... Ti andrebbe di godere?"
"Oh, sì, Mistress Perphyda..."
"Mmmmmm..." mugolò lei dubbiosa, tornando a donargli qualche delicato stimolo orale, ma attentissima a non portarlo oltre il limite. "In fondo potrei concedertelo. Te lo sei ampiamente meritato..." disse, ma con tono vagamente incerto. "Ma prima voglio sapere... dimmi, sei sempre il mio schiavo?"
"Assolutamente, Mistress Perphyda. Sono il vostro schiavo devoto..."
"Mmmmmm..." mugolò di nuovo lei, ma ora in tono compiaciuto e soddisfatto, sbocconcellando ancora un po' la fremente virilità dell'uomo.
"E, dimmi... Sei sempre pronto a obbedire ai miei ordini, qualsiasi cosa io ti chieda, senza limiti?"
"Assolutamente, Mistress Perphyda... Qualsiasi cosa..." sospirò lui.
"Sicuro sicuro sicuro?" insistette lei.
"Assolutamente, Mistress Perphyda..."
"Bene" sospirò allora Lucy, "mi hai convinto" e, lasciando l'uomo completamente di stucco, si alzò e tornò a sedersi sulla poltrona.
"Vieni in ginocchio davanti a me, presto!" ordinò decisa e si tolse la scarpina e la calza velata dalla gamba sinistra. L'uomo ubbidi, guardandola perplesso. Non era quello che si aspettava.
Seduta in poltrona come una regina, guardandolo dall'alto in basso, Lucy pronunciò il proprio verdetto. "Siccome mi hai servito degnamente, ti è concesso avere un orgasmo. Ti masturberai in ginocchio davanti a me, in onore della mia Bellezza e del mio Potere. E quando avrai finito depositerai il tuo seme qui!" e allungò il piedino sinistro, appena denudato, avvicinandolo all'erezione dell'uomo.
Lui la guardò sorpreso e sgomento. "Ma..." provò a farfugliare.
"Niente ma! Obbedisci!" lo interruppe lei decisa e sicura. Poi sospirò e aggiunse "Va bene... mentre esegui l'ordine ti è concesso leccarmi la figa" e allargò l'altra gamba per offrirsi allo sguardo e alla lingua dell'uomo. "E vediamo se hai ancora il coraggio di dire che sono cattiva..."
L'uomo senza esitare si tuffò tra le giovani cosce a leccare, mentre il suo braccio destro cominciava a muoversi freneticamente. Poche decine di secondi dopo, l'uomo raggiunse l'orgasmo rantolando e sospirando. I suoi schizzi si posarono obbedienti sulle dita e sul dorso del piedino di Lucy.
Neanche il tempo di riprendere fiato e Lucy gli porse sotto il naso il piedino imbrattato di sperma.
"Ora devi ripulirlo, tesoro. Con la lingua. Per bene. Non vorrai mica lasciarlo così, vero?"
L'uomo sospirò ancora, e si prostrò in avanti a dedicarsi al suo nuovo compito.
"Ti confesso che sono un po' preoccupata per te, tesoro" gli cinguettò lei, mentre cominciava a godersi la carezza della lingua dell'uomo sulle sue piccole dita. "Non è mica così normale farsi le seghe alla tua età..."
Lui non ritenne opportuno rispondere, e continuò a leccare con impegno e abnegazione.
* * * * *
Dopo qualche minuto il piedino era stato pulito, adorato e devotamente slinguazzato in ogni minimo anfratto. L'uomo alzò lo sguardo.
"Io direi che può bastare così, Lucy. Cosa ne dici?"
"Ok. Va bene. Può bastare" confermò lei, ragionevole.
Entrambi produssero, quasi contemporaneamente, un rumoroso sospiro. Si guardarono per un attimo. Poi Lucy alzò le braccia al cielo ed esplose in un gridoliono entusiasta.
"Wow! E' stato stupendo! Bellissimo! Eccitantissimo! Non pensavo potesse essere così!"
L'uomo sorrise compiaciuto.
"Finalmente sono una mistress vera! Non ci posso credere! E tu... tu sei stato davvero fantastico!"
"Grazie, tesoro!"
"No! Sono io che devo ringraziarti! Mi hai fatto il regalo più bello che potessi mai sognare di ricevere! Non puoi capire cosa significa per me! E' proprio il massimo!"
"Beh... i regali sono un po' la mia specialità..." disse lui ostentando modestia.
Lei rise e lo abbracciò forte, stringendo il suo viso accanto a quello dell'uomo.
"Senti... ed io? Come me la sono cavata? Calcola che era la prima volta..."
"Sei stata perfetta. Terribile. Diabolica. Hai davvero talento. Ne farai impazzire parecchi di uomini..."
Lucy arrossì. "Dici davvero? Uh, quanto sono felice!" Lo abbracciò e lo sbaciucchiò ancora.
"Lucy" disse lui, accarezzandola paterno sulla schiena "ora però devo davvero scappare. Si sta facendo tardi e sono incredibilmente indietro con le consegne. E' il caso di rivestirci. E anche in fretta perché fa freddino!"
Pochi minuti dopo Lucy era tornata a vestire il pigiamone di flanella rosa, mentre l'uomo era di nuovo nella sua divisa consueta e stava raccogliendo i sacchi.
"Senti, ma... questa roba?" Lucy indicò la biancheria sexy che aveva indossato e i giocattolini per adulti di cui si era servita.
Lui si grattò pensosamente la barba. "Mmmmm.... Va bene, dai... Puoi tenere tutto... E' Natale... Consideralo un supplemento di regalo!"
"Dici davvero? Wow, grazie! Non finirò mai di ringraziarti!" squittì lei deliziata, tornando ad abbracciarlo stretto.
"Sai cosa penso?" gli disse poi, guardondolo seria seria negli occhi. "Penso che questo mondo sarebbe davvero un posto migliore se tutti gli uomini fossero come te!"
L'uomo sorrise commosso, e le carezzò una guancia. Poi le rispose, con voce piena di antica e austera saggezza. "Non essere così pessimista, piccola. Ci sono molti uomini che mi somigliano. Più di quanto pensi. Il vero problema di questo mondo semmai è un altro..."
"E quale?" chiese lei incuriosita.
"E' che ci sono troppe donne che somigliano alla Befana!!" disse lui, con un ghigno satanico.
Lucy ridacchio divertita, ma non gli risparmiò una dispettosa linguaccia.
"Addio, Lucy!" le disse lui, cominciando a inerpicarsi su per il camino, trascinandosi dietro i suoi sacchi di juta.
"Perché dici addio? Non tornerai l'anno prossimo?"
"Forse. O forse no. Ma alla fine delle favole ci si saluta sempre dicendo addio..."
"Allora addio!" gridò Lucy nella buca del focolare ormai vuota.
"Addio!" riecheggiò dall'alto la voce di lui, sempre più lontana.
* * * * *
Una siltta trainata da renne volava nel cielo nero e freddo della notte. Tutto intorno le stelle si confondevano coi fiocchi di neve. Sulla slitta un uomo anziano vestito di rosso batteva con le dita intirizzite dal freddo sul proprio tablet. Stava scrivendo la bozza di una lettera.
"Spettabile Polo Nord Giocattoli S.p.A. c.a. Ufficio del Personale.
Gentili signori,
dopo diecimila anni di onorato servizio, ritengo che sia giunto per me il momento di andare in pensione. Non sono più un giovincello e le esigenze delle ultime generazioni cominciano ad essere troppo sfidanti per le mie residue forze. So bene che in base alla recente riforma Fornero mi mancano ancora duemilacinquecento anni per raggiungere l'età minima pensionabile. D'altra parte in questi diecimila anni dovrei aver accumulato un significativo TFR e quindi suppongo esistano i margini per trovare un accordo ragionevole che soddisfi voi e me..."
* * * * *
Lucy entrò assonnata e barcollante in cucina.
"Buongiorno Lucy, tesoro! Ben alzata! Buon Natale!" la salutò suo padre con un caldo sorriso.
Lei grugnì in risposta qualcosa di poco intellegibile, in cui però si intuiva che più o meno ricambiava il saluto e gli auguri.
"Ho preparato la cioccolata calda, quella densa che sa fare papà che ti piace tanto. Ne vuoi un po'?"
Lei annuì, sbadigliando e sendendosi al tavolo. L'uomo le offrì la tazza col liquido fumante, e lei cominciò a sorseggiare.
"E' nevicato tutta la notte e sta continuando. Hai visto fuori dalla finestra? E' tutto bianco, un panorama stupendo..."
Lucy grugnì di nuovo, senza mostrare troppo entusiasmo.
"Ehi! Cos'è quella faccia, tesoro? Cos'hai? E' Natale! Fa' un sorriso a papà..."
"No... niente... sono un po' sovrappensiero... Ho fatto un sogno strano stanotte..."
"E cosa hai sognato?"
Lucy sospirò. Esitò qualche secondo poi rispose.
"Ho sognato Babbo Natale..." disse con tono un po' scocciato. Poi all'improvviso, come ripensandoci, sorrise e cominciò a sghignazzare. Il padre rise con lei.
"Babbo Natale! Ha sognato Babbo Natale! Uh, dolcezza di papà!" pensò l'uomo, con filo di commozione, mentre con un lungo coltello affettava un pandoro profumato. "Lucy, Lucy... Potrai crescere quanto vuoi, tesoro, ma rimarrai sempre la mia bambina!"
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