Non Solo Per La Gola
Versò la farina e un'impalpabile nuvola bianca le fece pizzicare il naso. Sorrise.
Le uova si aprirono con un gesto veloce, le dita della mano sinistra iniziarono lentamente a muoversi, poi con l'aiuto della destra iniziò a impastare. Tra le sue mani esperte la pasta diventava rapidamente omogenea e liscia. Mariarosa era sicura e precisa in ogni suo movimento, grazie a un'abilità conquistata con anni di pratica.
Eppure in quel momento era distratta, pervasa da uno strano brivido di trasgressione.
La mente ripercorreva gli eventi delle ultime ore che l'avevano portata in quella cucina.
Non si trovava fra le mura familiari e sicure della trattoria di provincia, dove lei era padrona incontrastata e dove nulla la emozionava se non i sorrisi dei clienti dopo aver mangiato i suoi manicaretti.
Non si trovava neppure dove suo marito credeva che lei fosse, e questa era una novità di per sé sconvolgente.
Si tranquillizzava pensando che quella bugia sarebbe rimasta fine a se stessa, un innocente modo per evitare di dare complesse spiegazioni che il suo Berto avrebbe stentato a capire; dopo tutto ogni cosa si sarebbe conclusa il giorno dopo.
"Mi trattengo qui a Bologna anche domattina" gli aveva detto al telefono, dopo avergli raccontato i dettagli del concorso gastronomico cui aveva partecipato. "Quelli della TV locale mi hanno chiesto di poter girare un paio di filmati per un documentario di cucina che manderanno in onda la prossima primavera… E' tutta ottima pubblicità per la trattoria. Domani per il pranzo lascia fare la Simona, ormai è brava quanto me" aveva aggiunto, riferendosi alla figlia.
Il Berto non aveva avuto nulla da obiettare. Aveva ripetuto il suo compiacimento per il secondo posto che aveva ottenuto al concorso e le aveva raccomandato di tornare in fretta, perché la sua mancanza in trattoria si faceva sentire.
Il Berto non poteva sapere e neppure immaginare.
Non poteva sapere che in quel momento lei non stava registrando nessun documentario e si trovava invece nell'appartamento di un uomo, sola in casa con lui.
Mariarosa sorrise.
Detta così sembrava una cosa tremenda.
Aveva fatto conquiste, sì, ma solo dal punto di vista culinario.
Nicola faceva parte della giuria del concorso e dopo le premiazioni era andato da lei per dichiararsi stregato dalle sue tagliatelle al ragù e chiedendole un bis in privato, a casa sua, a pranzo, per il giorno successivo.
"Ti ho dato il massimo dei voti, ma non è bastato. Per me avresti meritato senz'altro il primo premio. Le tue tagliatelle sono davvero speciali."
Mariarosa, lusingata da quei complimenti, aveva accettato l'invito sorseggiando l'ultimo bicchiere di frizzantino della serata.
Le piaceva quel Nicola.
Era piuttosto giovane rispetto al resto della giuria, ma sembrava essere un raffinato e competente gourmand. Elegante e signorile nelle parole e nei gesti, era anche un bell'uomo, dai lineamenti del viso dolci, le mani affusolate, gli occhi neri e profondi con le labbra morbide che spesso apriva in sorrisi maliziosi. Inoltre il piacere per la buona cucina non sembrava avere impatti sulla sua linea che sotto gli abiti s'intuiva atletica e scattante. Era stato molto cortese nei suoi confronti. Il suo modo di muoversi attorno a lei, di rivolgerle la parola, di sfiorarla di tanto in tanto, dava a Mariarosa quasi la sensazione che garbatamente la corteggiasse.
Anche la mattina stessa, quando l'aveva accompagnata al mercato per la spesa, aveva mantenuto quell'atteggiamento galante.
Prese un pizzico di farina e ricominciò a impastare, cullando quel pensiero ancora per un attimo.
L'idea di essere corteggiata da quell'uomo, più giovane di lei di almeno dieci anni, la intrigava, eppure Mariarosa tentava in ogni modo di reprimere quel pensiero.
Sapeva di essere una donna piacente, grazie al suo bel viso radioso. Il suo corpo mostrava curve morbide e piene, i suoi fianchi parlavano del piacere non solo di cucinare ma anche di gustare quel cibo, senza però che ciò infastidisse gli occhi maschili che si posavano su di lei.
Semmai la imbarazzava la sua età che vedeva tanto lontana da quella di quell'uomo nel fiore degli anni.
Nicola non sembrava di certo il tipo cui mancassero le donne.
Ciononostante, l'idea di essere sola in casa con lui, le continuava a dare uno strano brivido. Nelle ore precedenti tra di loro si era creata una piacevole atmosfera di confidenza.
Alzò una spalla, girò leggermente il collo per scostare una ciocca di capelli che le era caduta sugli occhi e si accorse che lui era alle sue spalle.
Senza far rumore era entrato in cucina e lei non sapeva da quanto tempo la stesse osservando. Provò un certo imbarazzo per i pensieri che stava covando, anche se in ogni caso lui non avrebbe potuto conoscerli.
Nicola la guardava con uno sguardo affascinato.
"Vederti all'opera in cucina è uno spettacolo, sai? Quasi come mangiare quello che prepari."
Mariarosa sentì di arrossire leggermente in viso per quel complimento inatteso.
"Non fermarti" continuò lui. "Non voglio disturbarti. Continua come se io non ci fossi…"
Mariarosa guardò la sfoglia che aveva iniziato a stendere davanti a lei e sentì forte la presenza di quell'uomo vicino alla sua schiena senza vederlo.
Quasi come per sfuggire a quell'incanto, fece qualche passo verso i fornelli e sollevò il coperchio della pentola del ragù.
L'aria fu invasa dall'aroma di quel sugo denso e ricco che stava sobbollendo ormai da qualche ora.
Mariarosa aspirò.
Il profumo era intenso così come lo sguardo che lui continuava a tenerle addosso.
Assaggiò, aggiunse un pizzico di sale e mescolò con il cucchiaio di legno.
Ora doveva tornare verso il tavolo per continuare a stendere la sfoglia.
Nicola la aspettava, sorridendo. Avrebbe dovuto spostarlo di peso per riprendere il suo posto.
Lui non si mosse e lei si ritrovò davanti a lui, quasi a contatto.
"Sei bella, lo sai?" le sussurrò.
Mariarosa sentì il cuore che le batteva forte. "Dai, Nicola… ti prego…"
"T'imbarazza sentirtelo dire?"
"Mi stai prendendo in giro…"
"Non ti sto prendendo in giro. Ti trovo davvero bellissima."
Nel dirlo avvicinò le sue labbra a quelle di Mariarosa che non ebbe il tempo per chiedersi se sarebbe dovuta sfuggirgli, sapendo che non lo avrebbe fatto .
Le labbra si toccarono, le lingue si sfiorarono per pochi attimi. Lei percepì il proprio corpo rispondere a quel bacio.
"Ora torno di là, ti lascio cucinare in pace..." disse Nicola girandole le spalle e uscendo dalla cucina. "Ma presto tornerò, e vorrò baciarti ancora." continuò dall'altra stanza.
Mariarosa era rimasta immobile, confusa con lo sguardo fisso sull'orologio appeso alla parete.
Poi fece un lungo respiro, si strinse il grembiule alla vita e riprese a stendere la sfoglia cercando di tornare a concentrarsi sulla preparazione del pasto.
Non era così semplice.
Lasciò scivolare lentamente il labbro inferiore fra i denti, passò la lingua su quello superiore e poi le strinse come in un nuovo immaginario bacio.
Girò nuovamente il sugo, sentì la carne macinata contro il cucchiaio di legno fare una leggera pressione, delicata e piacevole come quella che avevano da poco provato le sue labbra. Non riusciva a trattenere i pensieri dal tornare a quello che era appena successo.
"Sono matta" disse fra sé e sé prendendo il coltello a lama lunga. Lo fece scivolare sul primo centimetro di pasta arrotolata e la sentì morbida aprirsi sotto la lama. Prese quelle prime tagliatelle fra le dita, le sciolse tra di loro con un gesto leggero e rimase distratta a fissarle mentre pendevano dalla sua mano come riccioli dorati.
"Guardale... Sembrano felici di provare il tocco morbido delle tue mani..."
Nicola era dietro di lei. Anche stavolta si era avvicinato alle sue spalle senza far rumore. Per un attimo Mariarosa fece il gesto di tagliare un'altra striscia di tagliatelle, ma desistette quando le labbra di lui cominciarono a posarsi sulla sua nuca, sul collo, sui lobi delle orecchie. Non era prudente maneggiare oggetti taglienti mentre il suo corpo era scosso da un fremito così vivo da farle sentire l'istinto di serrare le cosce per domare l'eccitazione.
Si girò verso Nicola, in un gesto quasi di ribellione.
"Lasciati andare, baciami" le disse lui, in un sussurro. Si avvicinò nuovamente alle sue labbra per sfiorargliele con la lingua in un percorso lento, angolo labbra angolo, poi le prese fra le sue lasciando la sua lingua nella bocca di Mariarosa che la accolse in un gioco morbido e passionale.
Lei lo strinse tra le braccia premendo il suo seno contro il suo petto.
Nicola, senza smettere di baciarla, iniziò ad accarezzarle la nuca, il collo. Lente le sue mani percorsero la schiena provocando un tumulto di brividi in lei.
Quando infine raggiunse la curva piena e soda delle natiche e la tirò con forza ancora più vicino a sé. Mariarosa sospirò forte, facendogli capire che gradiva, in un evidente invito a osare ancora.
Le mani di Nicola si aprirono palpando a lungo da sopra la stoffa della gonna per poi cercarne velocemente l'orlo e insinuarsi al di sotto. La curva esterna della coscia di Mariarosa vibrava calda fra le sue dita.
"Autoreggenti…" sussurrò, sorpreso e compiaciuto, non appena sfiorò la balza delle calze. Mariarosa arrossì. "I collant mi danno fastidio" cercò di spiegare, con un leggero affanno.
Nicola, sorridendo del suo imbarazzo, osò ancora.
Voraci le sue mani ripiegarono la gonna, finché solo il velo leggero degli slip separava le sue carezze dalle natiche morbide di Mariarosa.
Lei sentiva il proprio corpo sciogliersi come burro tra le sue mani e, stretta fra imbarazzo ed eccitazione, cercò rifugio fra le sue labbra.
Bocca su bocca, si baciarono ancora.
Nicola, cavalcando la lingua di Mariarosa con la sua, raggiunse con le dita l'elastico delle mutandine.
"Che cosa fai?" reagì lei, confusa. "Toglitele, dai..." rispose lui deciso. "Sei pazzo?... No, ti prego... Devo cucinare..."
"Toglitele, e ti lascio cucinare in pace..."
Nicola non attese la risposta e con un gesto delicato ma deciso le fece scivolare a terra.
Mariarosa non disse una parola alzando la gamba destra per sfilarle completamente.
Nicola s'inginocchiò, le raccolse e stringendole nel pugno della mano sinistra ne annusò il profumo. "Continua quello che stavi facendo, non badare a me…"
Tornò a girarsi verso il tavolo, aggiustandosi i capelli dietro l'orecchio, e riprese a tagliare le tagliatelle, accettando implicitamente il gioco di far finta di nulla, di ignorare che l'uomo era rimasto accovacciato ai suoi piedi.
Ogni suo gesto si ripercuoteva lungo il corpo, le cosce di tanto in tanto si sfioravano, mentre lui sdraiato a terra osservava quel paradiso di pelo nero.
"Che meraviglia..." sospirò poco dopo Nicola sfiorando con le dita le pieghe del suo inguine.
Mariarosa sussultò, ma invece di stringere le cosce le aprì ancora un poco.
Ora erano l'indice ed il medio ad insinuarsi dentro la sua carne che bagnata gli si offriva in piccoli movimenti ondulatori.
"Oohh Nicola…" le sfuggì in un sussurro.
"Non dire nulla… continua a preparare le tagliatelle…" intimò lui da terra, dolcemente, mentre cambiava posizione.
Mariarosa ci provò, ma non riuscì a trattenere un lungo gemito quando la lingua dell'uomo iniziò a sfiorare la carne morbida e bagnata della sua fica insinuandosi piano tra le sue labbra umide.
I gesti familiari dell'arrotolare la sfoglia e di tagliarla divennero allora complicati dal tremore d'eccitazione che la scuoteva.
Si sentiva divisa in due. Gli occhi, le mani, le braccia, cercavano ostinatamente di concentrarsi sulla pasta sfoglia; la bocca continuava a sussurrare timide proteste "Nicola… ti prego… su…". Ma il suo ventre, le sue anche, le sue cosce danzavano al ritmo di quella lingua audace e sfrontata.
Le tagliatelle stavano venendo sghembe e irregolari. "E sto rischiando seriamente di tagliarmi" pensò, notando la mano destra, quella che reggeva il coltello, sempre più malferma.
Si scostò leggermente dal tavolo, posò il coltello, chiuse gli occhi e si lasciò andare al piacere.
A volte guizzante e rapida, a volte lenta e carezzevole, la lingua di Nicola sembrava capace di insinuarsi ovunque, fuori e dentro di lei.
La sensazione intensa di piacere la scuoteva, costringendola a stringere convulsamente le mani al bordo del tavolo per mantenersi in equilibrio. Poi, proprio quando sentiva sempre più prossimo il momento dell'orgasmo, Nicola cominciò a concentrarsi sul clitoride facendola esplodere intensamente nel giro di qualche secondo in rantoli di piacere.
"Sei davvero un pazzo…" sussurrò, con le gote rosse e il respiro affannato.
"Scusami, ma a quello spettacolo non ho resistito", le stava dicendo Nicola, con una smorfia impudente e i contorni della bocca ancora umidi di lei. "Ma ora ti lascio cucinare, promesso… Vado ad apparecchiare la tavola. Ti aspetterò in sala da pranzo... te e le tagliatelle pronte!"
"Stavolta è stato di parola" pensò Mariarosa qualche minuto più tardi, mentre versava le tagliatelle scolate al dente nella pentola del ragù, per lasciarle sul fuoco a mantecarsi. Al momento giusto aggiunse una dose abbondante di parmigiano, poi trasferì il tutto nei piatti da portata. Una capiente insalatiera di porcellana per lui, che aveva lasciato intendere di voler fare una ghiotta scorpacciata. Un piattino da dessert per lei.
"E tu? Così poche?" le chiese, quando si presentò a tavola.
"Quanto basta per farti un po' di compagnia. Io le conosco bene, e le mangio spesso… anche troppo spesso…" e si passò una mano sui fianchi rotondi.
"Sei bellissima così… non ti toglierei nemmeno un etto…" replicò lui galante, mettendo in bocca la prima forchettata di tagliatelle.
Presto l'esigua porzione di Mariarosa terminò. "Coraggio, prendine ancora", offrì lui che davanti a sé aveva ancora una montagna di tagliatelle profumate e fumanti. "Mi fai mangiare da solo?". Mariarosa accompagnò con un sorriso il gesto di diniego che fece con la mano. "Troverò il modo di farti compagnia… tu pensa a mangiare…"
Nicola la prese in parola e si concentrò sui piaceri del palato. Quelle tagliatelle erano una meraviglia, il ragù una sinfonia di sapori ricchi, intensi, perfettamente bilanciati.
L'aroma tradiva la presenza di qualche spezia segreta che Mariarosa aveva aggiunto al riparo dai suoi occhi curiosi, come tocco personale.
Chiodi di garofano? Noce moscata? Zenzero? Cannella?
Era talmente concentrato da non far troppo caso al fatto che con la scusa di una posata scivolata a terra Mariarosa sembrava scomparsa sotto la tovaglia a fiori.
Se ne rese conto quando sentì due mani leggere armeggiare con la zip dei suoi pantaloni. Ora era lui a dover stare al gioco: continuare a mangiare e far finta di niente. Ma il cazzo reagì presto al pensiero di quel che stava accadendo e si offrì teso e turgido appena liberato dalle stoffe.
Due labbra morbide e una lingua vivace cominciarono a ricamarci sopra in modo delizioso.
Nicola rallentò il ritmo delle forchettate, sospirò e distese le gambe allargandole un poco.
Quella doppia goduria era qualcosa da gustare a lungo, più a lungo possibile.
Sotto il tavolo, all'ombra della tovaglia, Mariarosa era divertita e intrigata quanto non mai. La esaltava l'idea di aver colto Nicola di sorpresa e di essere riuscita a ribaltare i ruoli che fino a quel momento la vedevano nella parte passiva della preda da sedurre. Se pensava di aver a che fare con una sprovveduta, quel giovane uomo aveva davvero sbagliato indirizzo. "Se solo sapesse..." si disse tra sé e sé sorridendo.
Accovacciata fra le sue gambe, leccava e succhiava, scivolava sulla pelle tesa del suo cazzo voglioso, assecondava i fremiti di piacere aumentando e diminuendo i movimenti.
Liberò poi Nicola da boxer e pantaloni, accarezzò lentamente le sue cosce pelose, per poi percorrerle con la lingua fino alle palle delicate, continuando a muoversi con la mano su quel sesso bagnato di saliva e piacere.
D'un tratto Nicola non sentì più il contatto con le labbra di lei. Aspettò qualche secondo, continuando a mangiare, ma poi incuriosito tirò indietro la sedia e alzò la tovaglia. Mariarosa venne fuori da sotto il tavolo, con un sorriso orgoglioso.
Si era liberata della camicetta e del reggiseno, e sfoggiava due tette piene e sode. Si avvicinò a lui in ginocchio e guardandolo con malizia negli occhi avvolse il suo cazzo fremente nella carne morbida e calda dei suoi seni.
"Continua pure a mangiare" gli sussurrò con malizia, vedendolo immobilizzato dalla sorpresa e dall'eccitazione. Nicola afferrò l'insalatiera e la strinse contro il fianco alla sua sinistra, mentre la destra riprendeva a inforchettare.
Mariarosa faceva danzare le sue tette con le mani in voluttuosi movimenti circolari che diventavano irresistibili carezze contro l'asta sensibile del suo sesso eretto.
Di tanto in tanto alzava lo sguardo, incrociando gli occhi di Nicola, la sua bocca leggermente unta di sugo.
Nicola era ormai vicinissimo all'apice del piacere, quando depositò a terra l'insalatiera ormai vuota. Allora lei riprese fra le labbra il suo cazzo imperlato, lo succhio ancora, fece scivolare la lingua, strinse le sue cosce. Quando lui con un gemito rumoroso annunciò il proprio imminente orgasmo, lei tornò a stringere dolcemente il seno intorno al suo sesso lasciando che le stille del suo seme ricadessero sulla sua pelle.
"Sublime… Eccezionale…" mormorò Nicola, ancora col fiato grosso. "Un piacere divino… unico… Mai provato nulla del genere in vita mia!"
Parole che potevano riferirsi tanto alle tagliatelle, quanto a tutto il resto, notò lei. O forse, ancora più probabilmente, parlava dell'effetto combinato.
Mariarosa ripensava sorridendo a quell'istante, mentre verso sera la sua Panda s'inerpicava sulle familiari stradine di collina che la riportavano alla sua casa e alla sua trattoria.
Anche se in seguito aveva passato nel letto di Nicola diverse ore piccanti e piacevoli nel pomeriggio, quel momento sicuramente era stato il più intenso in assoluto.
Aveva ancora vivido nella mente ogni particolare: le gocce dense del suo sperma che le imbrattavano il seno, il loro odore che si mescolava a quello del ragù che riempiva la stanza, la faccia di lui sconvolta ed estatica, i suoi incerti e balbettanti mormorii di apprezzamento.
Non intendeva rivederlo.
Aveva vissuto la pazzia di un giorno.
Era pronta a tornare nel suo ruolo di buona moglie e brava cuoca, senza grilli erotici per la testa.
Ma non avrebbe mai dimenticato quell'avventura e soprattutto quanto può essere eccitante e gratificante far godere un uomo così: per la gola e per il cazzo, contemporaneamente.
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