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Le Vacanze di Patrizia (Quarta Parte)

 
Nei giorni immediatamente successivi, Patrizia non ebbe altre avventure di carattere sessuale. Manteneva una cordialissima amicizia con Piero e lo vedeva tutti i giorni, insieme al suo gruppo, in spiaggia. Gli amici di Piero, Giorgio Luigi e Luca, erano tre ragazzi intorno ai venticinque anni che facevano parte della stessa squadra di atletica leggera. Avevano preso Patrizia in grande simpatia. Sicuramente ne apprezzavano la bellezza ed è molto probabile che Piero avesse loro parlato delle doti, dell'abilità e della disponibilità sessuale di Patrizia. Tuttavia, non si convincevano a vedere in lei altro che una ragazzina carina e simpatica, né, data la differenza d'età, ad immaginare altro tipo di rapporto con lei se non quello di una allegra e scanzonata amicizia.

Era facile invece intuire che Patrizia non la vedeva esattamente in questo modo. Non si stancava di ripetermi quanto trovava attraenti quei tre "bonazzi". Mi raccontava di come aveva soppesato con lo sguardo il rigonfio sul davanti del costume di ognuno dei tre, e di come aveva cercato di provocarli sottilmente sfruttando tutte le possibilità che la spiaggia e il mare offrono: tette che sgusciano fuori dal top del costume nei momenti più strani, costumi che scivolano nel solco delle chiappe proprio mentre si sta prendendo il sole in certe posizioni, creme solari che hanno sempre bisogno di mani maschili per essere spalmate come si deve, strusciate e palpate casuali durante i giochi che si fanno in acqua. Patrizia mi raccontava tutti i dettagli delle sue manovre, e riferiva sempre deliziata di come non mancasse mai di provocare effetti imbarazzanti all'interno dei loro costumi. Tuttavia, se i loro cazzi rispondevano pronti al richiamo, i loro padroni non riuscivano a smettere di pensare a Patrizia come a una simpatica e bella ragazzina di SOLI sedici anni. E questo la faceva infuriare.

La sera, generalmente, le loro strade si separavano. I quattro milanesi andavano allegramente a caccia di figa, e con notevole successo, mi raccontava Patrizia senza alcuna gelosia. Lei invece se ne andava con le cugine Paola e Cristina, che erano ben liete di poterla utilizzare come uccello di richiamo. Le due, pur con tutta la loro buona volontà nel truccarsi, vestirsi ed acchittarsi, restavano delle fighe di serie C. Non proprio dei cessi, voglio dire, ma appena sopra la soglia della commestibilità. Quando invece si presentavano in discoteca con la cuginetta (tra l'altro Patrizia ha un modo di muoversi quando balla che a vederla ti senti sciogliere il midollo spinale) sciami di maschioni cominciavano a ronzare intorno a loro. Paola e Cristina, nel mucchio, riuscivano sempre a papparsi il loro cazzo quotidiano. Il che era per loro motivo di grande gioia, perché mi risulta che durante l'anno di carne di maschio ne assumevano veramente dosi minime. Patrizia raccoglieva immancabilmente uno stuolo di decine di corteggiatori, che però respingeva con gentilezza e decisione. "Nessuno che valesse veramente la pena, Fabio, credimi" mi spiegava, quasi scusandosi.

Non doveva scusarsi, figuriamoci. Avevo goduto al racconto della sua serata brava con Piero, ma ero ben lieto che rimanesse estremamente selettiva nella scelta dei partner e che non si fosse trasformata in una ninfomane pronta a buttarsi sul primo cazzo che passava, chiunque ci fosse attaccato dietro.

Il venerdi' trovai un messaggio per me alla reception. Era Piero che aveva lasciato detto di richiamarlo sul suo cellulare. Lo chiamai subito.

"Ciao Fabio, si' ti ho cercato. Volevo avvertirti che stasera io e i miei tre amici andiamo a fare un po' di baldoria in giro e portiamo Patrizia con noi. E' il compleanno del mio amico Giorgio, e poi è la nostra ultima sera di vacanza e vogliamo festeggiare."

"Ah, bene! Auguri al tuo amico e buon divertimento."

"Si. Forse non mi sono spiegato bene... Patrizia sarà l'unica ragazza con noi quattro. E' stata un'idea sua. L'ha messa come condizione. Ha detto: 'Vengo, ma non voglio che a metà serata vi mettete a correre dìetro alle gonnelle, piantandomi in asso. Stasera sarò solo io la vostra ragazza e voi sarete i miei boyfriend. Ci state?' e i miei amici hanno accettato."

"Che vuoi dire? Avete intenzione di farvela in quattro!?"

"Macché... I miei amici non ci pensano nemmeno. Sono convinti che è troppo più piccola di loro per certe cose. Hanno accettato cosi' per stare allo scherzo e perché in effetti non abbiamo nessuna voglia di andare per figa. Stasera vogliamo solo fare casino e divertirci. E' Patrizia che forse ha altre intenzioni..."

"Lo credo anche io. Sapessi in che termini mi parla dei tuoi amici..."

"Appunto. Forse tu preferisci che invento una scusa e mando tutto a monte..."

"No, Piero. Ti apprezzo per la tua delicatezza, ma mi sembrerebbe veramente di farle una grossa carognata a rovinarle la festa. Sono sicuro che ci tiene tantissimo ad uscire con voi quattro da sola..."

"E poi, Fabio, non è detto che succeda niente. I miei amici le vogliono un gran bene e non le mancherebbero mai di rispetto. Per loro è come una sorella più piccola."

"E' Patrizia, semmai, che non è proprio una 'sorella'. Ok, Piero. Disco verde. Vigila solo sulla sua fighetta. Ci tengo che rimanga intatta fino alla fine della vacanza."

"Stai tranquillo."

Quella sera, al telefono, Patrizia era molto frettolosa. Aveva la voce di quando smania per l'attesa di qualche cosa, un paio di toni più alta del normale. "Fabio, amore, forse stasera tornerò a darmi un po' da fare. Non sei contento?"

"Bene! Si tratta di Piero... o è qualcun altro?"

"Non voglio dirti niente, per scaramanzia. E per non guastarti la sorpresa. Ma ti posso dire che se le cose vanno come dico io stasera sarò una bella troietta. Tu adori quando faccio la troia, vero tesoro?"

"Certo che lo adoro! E ti amo pazzamente!"

"Anche io ti amo da impazzire! E più faccio la troia e più ti amo!"

"Anche io! Più fai la troia e più ti amo."

"E allora sono sicura che domani mi amerai molto, molto di più. Buonanotte amore. Ci sentiamo domani alla stessa ora." E scappò via.

La sera del giorno dopo mi ero di nuovo organizzato per ascoltare il resoconto di Patrizia. Cabina isolata, schede telecom in quantità. Patrizia mi bloccò subito quando cominciai a fare domande. Mi disse che mi avrebbe raccontato tutto in ordine dall'inizio, e di armarmi di pazienza perché sarebbe stato un lungo racconto.

Mi parlò di quello che mi aveva già raccontato Piero, cioè la sua stramba idea di essere per una sera la ragazza dei quattro maschioni contemporaneamente. Mi descrisse come si era vestita: con un vestitino nero che già conoscevo. Molto corto sulle cosce, con le spalline, la scollatura generosa e abbastanza aperto ai lati. Precisò che non aveva messo il reggipetto e questo voleva dire che buona parte delle sue tette era in bella mostra.

Erano stati subito molto gentili con lei. Avevano cominciato la serata girando per bar, e Patrizia aveva sempre la consumazione offerta da loro. Si rifiutarono categoricamente di offrirle alcolici, obbligandola a ripiegare su chinotti e cocacole, ma non riuscirono ad impedirle di assaggiare i loro cocktail dai nomi esotici.

Con i suoi modi, la sua parlantina e le sue battute argute, Patrizia non ebbe alcuna difficoltà ad essere sempre al centro dell'attenzione. Raccontò con grande disinvoltura barzellette sconce, mantenne abilmente la conversazione sull'argomento sesso e non mancò di fare alcune velate allusioni a quello che avrebbe potuto, voluto, o dovuto fare, essendo per quella serata la "ragazza" di tutti e quattro, e i quattro, a loro volta, i SUOI ragazzi. I tre "bonazzi" erano molto interessati, ma per adesso più divertiti che realmente eccitati. Piero invece, che sapeva benissimo a che gioco lei stava giocando, osservava affascinato le sue manovre.

Poi andarono in discoteca, e Patrizia naturalmente affidò il sottile gioco di seduzione alla grazia felina dei suoi movimenti a tempo di musica. So di ripetermi, ma vi assicuro che vederla ballare è una vera e propria esperienza erotica. Inoltre stavolta aveva una gonna cortissima, sulle gambe abbronzate, e ce la metteva tutta per essere sessualmente provocante.

Ballorono senza interruzione per un paio d'ore. Lei al centro e loro quattro in cerchio intorno. Lei si girava a turno verso ognuno dei quattro, sorridendogli e guardandolo languidamente mentre ballando metteva in evidenza tutte le curve del suo corpo, sfacciatamente eppure con grazia sublime. La sua performance aveva attirato l'attenzione di un buon numero di ragazzi. Nessuno di loro poteva sognare di agganciarla. Era evidente che già aveva tutta la compagnia maschile di cui aveva bisogno. Eppure non volevano perdersi lo spettacolo e stavano li' con gli occhi di fuori e la bava alla bocca.

Quando si stancarono della discoteca, ripiegarono su un locale soft, con musica d'atmosfera e luci soffuse. Patrizia, sicura di averli già scaldati a dovere, decise che era il momento di spingere ancora sull'acceleratore. Esclamò con voce annoiata: "Uffa! Quattro ragazzi e nessuno che mi invita a ballare!". Luigi fu il primo ad offrirsi e lei lo prese per mano e lo portò sulla pista dove già tre o quattro coppie stavano ondeggiando lentamente, teneramente abbracciate.

Patrizia gli buttò subito le braccia intorno alla testa e si incollò con il suo corpo al suo. Quindici secondi dopo cominciò a baciargli e leccargli il collo e il lobo dell'orecchio. Luigi rabbrividi'. "Patrizia! Cosa fai!?"

"Non ti piace, forse?"

"No, è che..."

"A me piace fare cosi, quando ballo con il mio ragazzo. E mi piace fare anche cosi..." E gli infilò la lingua in bocca, sfregandola con passione sulla lingua di lui. Poi aggiunse, guardandolo negli occhi e godendo del suo imbarazzo, "...e tu se vuoi puoi toccarmi il culo... non chiamerò i carabinieri, stai tranquillo!" E si riincollò alla sua bocca. Luigi, quasi meccanicamente, le appoggiò una mano sulle chiappe. Poi si staccò di nuovo e chiese, timidamente, "...ehm... e... le tette...?".

Patrizia sorrise. L'aveva in pugno. Stava dominando un ragazzo di quasi dieci anni più grande. Aveva già notato che Luigi aveva un debole per le sue tette. Troppe volte aveva sorpreso lo sguardo di lui perdersi nelle sue generose scollature o intorno ai succinti "pezzi-sopra" dei suoi costumi da bagno. "Certo", rispose, "puoi toccarmi anche le tette. E anche io posso toccarti." Fece discretamente scivolare una mano tra i loro due corpi e diede una rapida strizzata alla sua erezione, che aveva già avvertito contro il suo ventre. Niente male, pensò. "E ora, Luigi, cerca di metterci un po' più di passione, quando mi baci. Sembri morto!". Luigi ansimava pesantamente. La baciò con tutto il trasporto di cui era capace, mentre con una mano era scivolato nell'apertura laterale del vestito e le carezzava una tetta a pelle nuda.

Alla fine di quel brano musicale tornarono al tavolo dagli altri tre che ovviamente avevano assistito a tutta la scena. Luigi aveva gli occhi bassi. Si vergognava, davanti ai suoi amici, di aver approfittato cosi' di una ragazzina. Patrizia invece era sorridente e orgogliosa. "Giorgio" disse con un tono che non ammetteva repliche "ora voglio ballare con te."

E cosi' comincio ad alternarsi sui suoi quattro boyfriend della serata. Ognuno di loro senti' il corpo di lei premere e strofinarsi sul proprio. Ognuno di loro la baciò in bocca con passione. Ognuno di loro palpò a suo piacimento e fu da lei palpato. Ognuno di loro, alla fine di ogni pezzo, tornava al tavolo col fiato grosso ed una dirompente erezione.

Gli altri clienti del locale avevano cominciato a notare la condotta dello strano quintetto. In particolare c'erano tre smandrappate che in un primo momento avevano accolto con interesse l'ingresso dei cinque nel locale. Dando per scontato che Patrizia stava con uno dei ragazzi, dopo faticosa sottrazione, calcolarono che ne rimanevano tre liberi. Tre! Esattamente quante erano loro. E loro erano le uniche ragazze libere presenti nel locale! E quei tre erano esemplari maschili di primissima qualità!!!

Si erano pertanto predisposte ad attendere, con malsimulata indifferenza, l'inevitabile tentativo d'approccio da parte dei ragazzi, dando nel frattempo ampio sfoggio di cosce cellulitiche, audaci decoltè che culminavano su zinne pendule, e trucco pesante e mal messo. Potete immaginare la loro sorpresa, prima, e la loro rabbia poi, quando si accorsero che Patrizia con le sue malizie li aveva incantati tutti e quattro e sarebbe stata lei, da sola, a godersi per quella sera quello stupendo campionario di maschioni.

Patrizia ebbe anche l'occasione di scambiare una battuta con una di loro. Si trovava nel bagno delle donne e si stava ripassando la matita nera intorno agli occhi quando entrò una delle smandrappate. Era quella che sembrava la più vecchia delle tre, con le zampe di pterodattilo intorno agli occhi, e i capelli di un rosso cosi' finto da sembrare sciroppo per la tosse. Con noncuranza si avvicinò al lavandino accanto a quello dove era sistemata Patrizia e cominciò a passarsi uno stick di rossetto sulle labbra. Poi, con freddo livore, parlò. "Di puttanelle ne ho incontrate tante..." un'altra passata di rossetto "...ma tu, tesoro mio, le superi tutte". Patrizia finse di essere mortalmente ferita da quel commento. Abbassò gli occhi contrita e con un tono di voce da penitente al confessionale, sussurrò "Certo... mi rendo conto che è una brutta cosa...". Si girò, si diresse alla porta, si fermò e aggiunse, perfida, "...l'invidia.".

Come si fa a non impazzire per una ragazza cosi'?

Uscirono dal locale e tornarono a scorrazzare sulla BMW di Piero. Piero guidava, con Luca a fianco a lui mentre dietro Patrizia era schiacciata tra Giorgio e Luigi. Pomiciava a turno con tutti e due mentre con le mani massaggiava in contemporanea i rispettivi uccelli da sopra i pantaloni.

"Dov'è che andiamo ora?" chiese Piero

"Te lo dico io" rispose Luca. Piero segui' le indicazioni dell'amico fino ad una buia stradina sterrata che si dipartiva dalla provinciale due o tre chilonetri fuori dal paese. La stradina terminava in uno spiazzo altrettanto buio davanti a un piccolo e brutto villino a due piani, probabilmente abusivo, che sembrava disabitato.

"Luca," gli chiesero "vuoi spiegare?"

Senza parlare, lui tirò fuori una chiave e apri' la porta, facendoli entrare in un soggiorno arredato con mobili di poco prezzo, i tipici avanzi che vengono riciclati per le seconde case al mare. A sinistra c'era l'accesso ad una cucina e le scale che portavano al piano di sopra dove, immaginò Patrizia, c'erano un paio di stanze da letto. Finalmente Luca spiegò. "E la casa di Aurora, la bolognese." Tutti sorrisero, come se quella frase spiegasse tutto. "Lei e i suoi son dovuti tornare a Bologna, e ritornano lunedi' prossimo. L'ho convinta a lasciarmi le chiavi." Aurora doveva essere una delle ultime conquiste di Luca.

Rinfrancati, cominciarono a guardarsi intorno. Luigi riportò un vasto assortimento di birre e bibite varie che aveva trovato nel frigorifero in cucina. Giorgio aveva scovato, in una credenza, le bottiglie dei liquori e dei superalcolici. Luca si raccomandava "Ragazzi non esageriamo!". Piero invece scese dal piano di sopra con una radio "boom-box", che si affrettò a collegare alla presa e a sintonizzare su una stazione FM di musica dance.

"Dai, Patrizia, balla", "Si! Balla per noi, Patrizia" cominciarono a gridare. Patrizia fu grata dell'occasione di tornare al centro della loro attenzione. Annunciò solennemente: "Farò una danza in onore di Giorgio, per celebrare il suo compleanno!". Si tolse con grazia le scarpe, mentre loro urlavano: "Si!!! Wow!!! Grande!!!" e lentamente cominciò a muovere il suo corpo a tempo di musica. Lei era al centro della sala. Giorgio e Piero occupavano le due poltrone ai lati opposti, mentre Luca e Luigi stavano sul divano appoggiato al lato lungo della stanza. Tutti e quattro avevano la loro bottiglia, di birra o altro, a cui ogni tanto si attaccavano. Patrizia ballava rivolta soprattutto verso Giorgio, indirizzandogli occhiate di fuoco.

Nel giro di un paio di minuti, Patrizia aveva già intessuto il suo incantesimo. I ragazzi non le staccavano gli occhi di dosso neanche per un istante, non parlavano e non ridevano più. Si limitavano ad osservare e a respirare, con qualche affanno, completamente affascinati.

Per Patrizia, quello era il momento di osare di più. Continuando a danzare, cominciò a giocherellare con l'orlo del vestito, regalando al suo pubblico, prima con parsimonia, poi sempre con maggiore generosità, scorci sulle sue mutandine. Erano mutandine bianche di pizzo, pittosto trasparenti. Davanti non riuscivano a nascondere i contorni del pube e dietro erano talmente succinte da lasciare la chiappe quasi completamente scoperte. I ragazzi cominciavano ad essere visibilmente turbati.

Con un gesto da prestigiatrice, Patrizia riusci', senza che loro se ne accorgessero, a far scorrere l'elastico delle mutandine al di sotto dei suoi fianchi. Poi continuò a ballare e ad ancheggiare' finché il bianco delle sue mutandine non apparve al di sotto dell'orlo del vestito è continuò a scivolare lungo le sue cosce e le sue gambe, fino a posarsi delicatamente sulle sue caviglie. Con la leggerezza di una piuma, eppure con un fragore assordante nelle orecchie dei quattro ragazzi.

Patrizia si fermò un attimo cosi', con le mutandine sui piedi, e guardò negli occhi, uno per uno, i suoi spettatori, simulando con malizia una specie di espressione sorpresa. Come se dicesse "Toh, ma guarda, mi si son sfilate le mutandine". I quattro la osservavano a bocca aperta. Poi fece un passetto laterale per liberare i piedi. Si accovacciò, dando a Giorgio una prima rapida flashata sulla fighetta nuda tra le sue ginocchia, raccolse le mutandine e si avvicino a porgerle con grazia allo stesso Giorgio. "Per il festeggiato..." precisò, mentre Giorgio se le portava subito al naso sniffando avidamente.

Riprese a danzare. Come se non fosse successo niente. Ma sia lei che il suo pubblico erano pesantemente coscenti del fatto che sotto il vestito era nuda e che la sublime bellezza delle sue parti intime era a pochi centimetri di stoffa dall'essere esposta allo sguardo avido dei suoi ammiratori. La tensione erotica nell'aria cominciava ad essere molto densa. Patrizia pensò di accentuarla ulteriormente tornando a giocare con l'orlo del vestito e arrivando ogni volta vicinissima a mostrare le sue parti proibite. Poi cominciò a scoprire di tanto in tanto il culo e la figa.

Lentamente e silenziosamente, per non disturbare l'incantesimo, Luca e Luigi si spostarono verso la poltrona di Giorgio e si appollaiarono sui braccioli. Avevano capito che Patrizia stava riservando a Giorgio, cui era dedicata la danza, gli scorci migliori sui suoi tesori sempre meno nascosti. In un minuto anche Piero aveva attraversato la sala e si era sistemato su una sedia a fianco alla poltrona di Giorgio.

Quello di avere tutto il pubblico su uno stesso lato, fu un vantaggio per Patrizia, che potè centellinare meglio lo show. Passò lentamente dalle prime aperture "casuali" a esibizioni sempre più prolungate e sfacciate dei suoi gioielli tra le cosce e tra le chiappe, in pose via via più oscene. Infine fece cadere di lato le spalline e ancheggiando fece scivolare il suo vestito sulle sue curve, rimanendo completamente nuda davanti ai ragazzi. Allontanò il suo vestito con un calcio e continuò a muoversi sinuosa, fin quando, sentendo arrivare la fine del brano, improvvisò una giravolta su se stessa e terminò il suo show gettando in aria le braccia, in perfetta sintonia con l'ultima nota. Lo strip tease di Patrizia era terminato.

Riflettei in quel momento sul potere che aveva Patrizia. Questa donna è pericolosa, pensai. Quattro ragazzi nel fiore degli anni, non quattro vecchi bavosi. Quattro bellissimi ragazzi, che nelle due settimane precedenti con ogni probabilità si erano scopate le migliori fighe che si trovano ad agosto sul Gargano. Al punto da poter uscire e dire, come mi aveva detto Piero? "Stasera non ci va di andar per figa". Quattro ragazzi di cui tre di quasi dieci anni più grandi, e che nutrivano per lei solo un casto e fraterno affetto. Ebbene, Patrizia questi quattro ragazzi adesso li aveva in sua completa soggezione. Se li era lavorati con grande abilità e ora li teneva in pugno. Da novella Circe, li aveva trasformati in maiali, e ora con una parola avrebbe potuto mandarli a crogiolarsi carponi nel fango.

Ero seriamente preoccupato. Io ero diecimila volte più vulnerabile di quei quattro. Per di più la amavo teneramente. Come avrei potuto resisterle? Non c'era verso. Avrei continuato a vivere accanto a lei, ben conscio che in qualsiasi momento avrebbe potuto rendermi schiavo, nel senso più totale del termine, con un semplice gesto della mano. Io lo sapevo benissimo. Probabilmente lo sapeva anche lei. L'unica speranza era far finta di niente e sperare che non se ne ricordasse. E allora, malgrado fremessi per sapere quello che era successo dopo (e qualcosa sicuramente sarebbe successo data la situazione), cercai di sdrammatizzare con un commento spiritoso.

"E cosi' la mia tenera Patrizia si dà anche agli spogliarelli!"

"Oh, Fabio! Non puoi credere quanto è stato eccitante. Per me... e soprattutto per loro."

"Quindi pensi che abbiano apprezzato?"

"A essere sincera non hanno detto niente. Ma le loro facce erano abbastanza espressive. E ancora di più il rigonfio sui pantaloni. In quel momento ce l'avevano dritto tutti e quattro. Luigi addirittura si stava toccando..."

"Quand'è che lo fai per me uno spettacolino cosi'?"

"Quando vuoi, amore. Mmmh..." aggiunse dubbiosa "non so se ti farebbe lo stesso effetto... tu mi hai visto nuda già tante volte..."

"Forse hai ragione..." era la più grossa bugia che avevo detto negli ultimi cinque anni. "Beh? E poi? Ti sei rivestita e siete tornati a casa, vero?". Velata ironia...

"E' questo che vorresti sentirti dire? Non preferiresti il raccontino di qualche maialata della tua Patrizia?"

"Dai, vai avanti. Dimmi cos'è successo." La mia voce tradi' l'ansia di sapere.

Fece un risolino e continuò. "Dunque. Si sono alzati tutti e quattro in piedi a battere le mani. Io sorridevo, ero un po' imbarazzata, ma anche molto eccitata. La radio aveva cominciato a trasmettere pubblicità. Giorgio è venuto verso di me e mi ha abbracciato forte e io l'ho ricambiato. Piero intanto pensava a cambiare stazione sulla radio. Luca e Luigi stavano aprendo l'ennesima bottiglia di birra, ma non mi toglievano gli occhi di dosso. Giorgio mi ha sussurrato che non aveva mai ricevuto un regalo cosi' bello e intanto mi passava le mani su tutto il corpo. Mi piaceva sentirmi cosi', nuda tra le braccia di un uomo vestito. Gli ho risposto che il regalo non era ancora finito. L'ho baciato in bocca e gli ho palpato il cazzo dai pantaloni. Mi ha fatto piacere notare quanto era duro. Poi, guardandolo negli occhi, mi sono abbassata, piegando le gambe, fino a trovarmi con la testa all'altezza del bozzo. Ho dato un'altra carezzina al cazzo e ho cominciato a sciogliere la cintura. Ho abbassato la zip e slacciato il bottone. Lentamente ho fatto scorrere in giù i pantaloni fino a toglierli. Di nuovo l'ho palpato attraverso i boxer, sempre tenendo la testa molto vicina, sempre guardandolo negli occhi.

Nel frattempo, Piero, Luca e Luigi erano tornati a seguire i miei movimenti. Avevano capito che lo spettacolo, evidentemente, non era ancora finito. La radio trasmetteva una ballata soul molto sensuale. Ero coscente delle quattro paia di occhi che seguivano ogni mia manovra e cercavo di fare scena, il più possibile. Ho afferrato l'elastico dei boxer e ho cominciato a tirarglieli giù. Ho fatto in modo che la cappella rimanesse leggermente impigliata nell'elastico, per poi liberarsi di scatto, facendo vibrare il cazzo. Ho sottolineato la solennità di momento con un "oohh" di meraviglia, solo in parte recitato.

Era un bel cazzo. Non enorme, non lunghissimo, piuttosto largo. Mi ha dato l'impressione, come dire, di un cazzo vissuto. Forse ero suggestionata dalla differenza d'età, ma il cazzo di Giorgio aveva proprio l'aspetto di un cazzo adulto. Un cazzo che aveva già incontrato chissà quante donne, chissà quante fiche, chissà quante bocche. E in qualche modo di questi incontri sembrava portarne traccia, come se ne fosse stato temprato. Al suo cospetto mi sentivo una ragazzina di primo pelo, alle sue prime esperienze. Questi pensieri hanno suscitato in me come un senso di rispetto e di riverenza per quel cazzo. E l'impellenza di dare il meglio di me per esserne all'altezza.

Come vinta dalla tentazione, ho lasciato i boxer sospesi con l'elastico a metà coscia, e ho afferrato con una mano le palle e con l'altra il cazzo di Giorgio, cominciando a masturbarlo lentamente. Mi sono accertata con la coda dell'occhio che gli altri tre potessero guardarmi il viso. Allora ho portato la cappella di Giorgio a un centimetro dalla bocca e, guardandola con un'espressione di pura libidine, mi sono leccata voluttuosamente le labbra.

Ho afferrato il cazzo e l'ho delicatamente fatto girare, come una lancetta dell'orologio da mezzogiorno alle due. In questa posizione ho cominciato slinguarlo per tutta la lunghezza con una certa comodità semplicemente ruotando la testa e appoggiandovi la lingua di piatto sopra. Giorgio aveva il canale dello sperma particolarmente in rilievo ed era un piacere sentirselo sulla la lingua.

Sono tornata ad occuparmi dei boxer. Glieli ho tolti, e sono subito passata di nuovo ad omaggiare quel cazzo. Stavolta ne ho presa in bocca la punta, l'ho succhiata per un attimo, e l'ho slinguazzata mugolando, ripulendola del liquido trasparente prodotto dalla sua eccitazione. Sempre per amore dello spettacolo, ho fatto si che si creasse un sottile filo di quella sostanza appiccicosa tra la mia lingua e la sua cappella e, sempre con la coda dell'occhio, mi sono assicurata che il pubblico avesse notato il dettaglio.

Mi sono rialzata in piedi e, sorridendogli voluttuosamente, ho sospinto Giorgio a risedersi in poltrona. Mi sono seduta a cavalcioni su di lui e l'ho baciato con la lingua, consentendogli di sentire il sapore dei suoi succhi dalla mia bocca. Ho sentito che avevo la fighetta proprio sulla parte anteriore del suo pene. Allora ho deciso di aggiungere un altro numero allo spettacolo e ho cominciato a scivolare su e giù con la mia fica umida su tutta la lunghezza del cazzo. La mossa sembrava funzionare. Giorgio aveva chiuso gli occhi e ansimava forte. Gli altri tre guardavano la scena ipnotizzati e continuavano a sistemarsi il davanti dei pantaloni.

Io ero deliziata dalla loro attenzione e dalla loro eccitazione. A tutto vantaggio degli spettatori, cominciai ad accentuare il movimento del bacino, in modo da far sporgere il culo in fuori nella fase più bassa. Stavo seriamente pensando se era il caso di portare Giorgio all'orgasmo in questo modo. In fondo era piacevole strofinare la figa sul suo cazzo in quella maniera. Sentire il canale dello sperma rigonfio che scivolava tra le grandi labbra e sul clitoride. Era molto piacevole. Molto, molto, piacevole.

Troppo piacevole. L'orgasmo mi ha colto del tutto impreparata e il mio tentativo di bloccarlo all'ultimo momento non ha avuto successo. Sono riuscita solo a reprimere gli spasmi di piacere che mi scuotevano, cercando di nasconderli a Piero, Luigi e Luca. Non so perché, ma mi scocciava far vedere che ero venuta, che avevo perso il controllo della situazione. Giorgio invece si era accorto perfettamente di quello che era successo, e il modo come mi guardava, con un pizzico di malizia e di ironia, la diceva lunga.

Mi sono chinata a baciarlo sulle labbra e, senza farmi sentire dagli altri, gli ho sussurrato: 'Oh, scusami Giorgio.' Lui mi ha sorriso e mi ha accarezzato i capelli con un gesto paterno, sussurrandomi: 'Perche dovrei scusarti? è stato bellissimo.' Mi aveva rimesso brutalmente al mio posto. Ero tornata, ai suoi occhi, una ragazzina un pò presuntuosa, che pretende di fare i giochi dei grandi, ma poi, appena trova qualcosa di duro contro cui strusciare la fighetta, in dieci secondi va in tilt.

Mi stavo muovendo su una lastra di ghiaccio sottilissima. Se mi fossi semplicemente accucciata tra le sue gambe a cominciare a lavorarmelo di bocca e di lingua, c'era il serio rischio che lui si sarebbe alzato dicendo: grazie, Patrizia, non c'e bisogno. E poi avrebbe detto: beh, si è fatto tardi, vestiamoci e torniamo a casa. Cosi' la serata sarebbe andata a puttane ed io ne sarei uscita mortalmente umiliata.

Serviva una ritirata strategica. Dovevo fingere di accettare il ruolo di ragazzina inesperta. Gli ho chiesto: 'Giorgio, faresti qualcosa per me?' 'Qualsiasi cosa, piccolina mia,' mi ha risposto. Allora gli ho afferrato il cazzo con la mano e guardandolo negli occhi gli ho sussurrato: 'Ho tanta voglia di succhiartelo, ti faresti fare un bocchino da me?' Con lo stesso tono di voce con cui si chiede: 'Zio, mi compri il gelato?'

'Con gioia' si è affrettato a rispondermi. Ci era cascato. Ora avremmo visto chi era la ragazzina. Tutto il dialogo si era svolto in una decina di secondi, senza che gli altri tre notassero niente di strano. Per cui, quando voluttuosamente sono scivolata tra le sue gambe, inginocchiandomi, e ho cominciato con entusiasmo il mio pompino a Giorgio, per loro altro non era che il seguito più scontato dello spettacolo cui avevano assistito fino a quel momento.

Era la prima volta che succhiavo un cazzo davanti ad un pubblico. Era estremamente eccitante, e io davo sfogo a tutto il mio esibizionismo cercando di concentrarmi sul piacere di chi guardava almeno tanto quanto mi impegnavo a sollazzare con la bocca il cazzo di Giorgio. Ho enfatizzato tutti gli aspetti più spettacolari del mio pompino. Se per esempio leccavo la cappella, l'asta o le palle, non mi limitavo ad avvicinare la bocca e a far guizzare la punta della lingua, ma mi sforzavo di tirare tutta la lingua il più possibile al di fuori della bocca. Se lo succhiavo stavo ben attenta che le mie guance si incavassero. Se lo pompavo dentro e fuori piegavo leggermente la testa di lato, facendo si' che la guancia mi si gonfiasse grottescamente, in modo che si capisse da fuori come il cazzo si muoveva all'interno della mia bocca. Ho fatto tutti i numeri di alto imapatto scenografico che mi venivano in mente come attorcigliare i miei capelli intorno al cazzo, oppure strofinarmelo sul viso, o sulle labbra, come se fosse un grosso stick di rossetto.

Nel frattempo tenevo la schiena inarcata, sporgendo le chiappe oscenamente all'infuori, con il culo e la figa in piena evidenza. Di tanto in tanto mi massaggiavo la passerina con una mano. Un po' per dare ancora più pepe allo spettacolino, ma anche per dare momentaneo sfogo anche alla mia eccitazione.

Non c'è voluto molto di questo trattamento per portare Giorgio all'orgasmo. A un certo punto ha cominciato ad ansimare e, tra i miei mugolii estasiati, mi ha riempito la bocca con una lunga serie di schizzi, caldi densi ed abbondanti. Ho deciso allora di mettere in pratica il tuo consiglio dell'altra sera. Tenendo il mento sollevato ho spalancato la bocca mostrando a tutta la platea come con la lingua giocavo con lo sperma che avevo ricevuto. Però, invece di farne colare un rivoletto da un angolo della bocca, come tu mi avevi suggerito, ho deciso di passarmi la lingua, tutta imbevuta di sperma, intorno alle labbra. In questo modo avevo un denso strato bianco su tutto il contorno della bocca. Con questa testimonianza sul viso, mi sono rivolta verso ognuno dei tre spettatori, assicurandomi che osservasse attentamente lo stato della mia bocca impiastricciata, e ricevendo in cambio occhiate allupate ed esterrefatte. Poi mi sono girata verso Giorgio. Ci siamo guardati a lungo. Io sorridevo, come a dire: allora, che ne pensi di questa ragazzina? Lui ha capito il messaggio e mi ha dato un segno di resa incondizionata. Ha scosso la testa e ha sussurrato: fantastica, veramente fantastica."

"Concordo, amore. Veramente fantastica."

"Si. Ero soddisfatta di me. Un vero pompino da pornostar."

"Ehi, amore, non ti stai un po' allargando?" chiesi con un po' di ironia.

"Non volevo dire quello che pensi tu." Rispose piccata "Parlavo di tutta quella attenzione all'aspetto coreografico della cosa. Tutta quella scena..."

"Lo voglio anche io un pompino da pornostar, amore. Quanto prima. Mi eccita da morire. Guarda che per noi ragazzi una buona parte del godimento è costituito proprio dallo spettacolo."

"Veramente? Ma se tutte le volte che ti ho fatto un pompino ti ho sempre visto con gli occhi chiusi e la bocca aperta a grufolare come un porco..."

"Ti sbagli, amore. Non mi sono mai perso un dettaglio, quando è stato possibile. Anzi, ti confesso che più di una volta ho sistemato lo specchietto retrovisore della 126 per godermi la scena da due diverse angolazioni."

"Che maiale!! E io che ero convinta che lo sistemavi per controllare che non arrivassero guardoni..." rideva divertita. "D'accordo, amore." Continuò. "Quando torniamo a Roma ti farò dei pompini da pornostar da farti impazzire. Riconosci, però che sei un bel po' fortunato..."

"In che senso?"

"Non solo ti godi i miei raccontini, ma al ritorno ti ritroverai anche una ragazza molto più esperta. Che pacchia, signori! Dovresti farmi un regalino... uno per ogni pompino che faccio!"

"Hai proprio ragione. Appena torno chiedo un appuntamento al direttore..."

"Che dici? Che direttore?"

"Il direttore della banca! Se continui con questo ritmo avro' bisogno di un mutuo..."

"Scemo che sei!"

"Anche perche' non credo che tu abbia finito con ieri sera. Dopo tutto lo show, dico, mica gli altri tre ti hanno lasciata andare via cosi'..."

"Eh già! Voi ragazzi siete cosi' tremendamente prevedibili... In effetti appena mi sono rialzata in piedi gli altri tre mi sono subito corsi incontro. Mi hanno riempito di complimenti. Patrizia sei bellissima, sei bravissima, ci stai facendo impazzire. Patrizia ti preghiamo, fai qualcosa anche per noi. Erano pietosi, mi stavano implorando. Decisi di fare un po' la preziosa. 'E' il vostro compleanno, forse?' Risposi. 'Quello che ho fatto a Giorgio era un mio personalissimo regalo. Che c'entrate voi? Che vi siete messi in testa? Per chi mi avete preso?'

Era una scena surreale. Ero completamente nuda di fronte a loro e avevo ancora il contorno delle labbra sporco dello sperma di Giorgio. E mi atteggiavo a santarellina scandalizzata! Ma evidentemente ero credibile, perché potevo leggere distintamente nei loro occhi il terrore di doversi sfogare con una sega al bagno. Soprattutto Luigi e Luca, pero'. Anche Piero mi implorava, ma si capiva che non aveva abboccato alla mia finta. Diciamo che lui si limitava a stare al gioco.

Hanno provato a ricordarmi che per quella sera tutti loro erano i miei ragazzi, non soltanto Giorgio. Ho risposto che non ero abituata a fare pompini ad un ragazzo la prima volta che ci uscivo. 'Con Piero l'hai fatto' ha urlato Luca. 'No' gli ho risposto. 'La prima volta che ci sono uscita, lunedi' pomeriggio, è andato in bianco anche lui. Vero, Piero?' 'Si' ma la sera...' 'La sera era già la seconda volta' ho ribattuto. Sono andata avanti per un po' su questo tono. Poi quando li ho visti sull'orlo del pianto ho deciso di darci un taglio.

Sono andata da Giorgio, che se ne stava sdraiato sulla poltrona, rilassato e col cazzo moscio, a gustarsi la scena. 'Giorgio' gli ho detto 'stasera è il tuo compleanno e non voglio rovinare la serata. Se tu me lo chiedi, io, come favore personale o come... complemento al tuo regalo, sono disposta a far qualcosa per i tuoi amici. Che ne pensi?'

Giorgio ha sorriso sornione, mentre Luigi e Luca pendevano dalle sue labbra. Ha deciso di divirtirsi un po' anche lui, e ha risposto, lentamente, 'Patrizia, prendo atto della tua disponibilità. Sei una ragazza dal cuore d'oro. Per non parlare della bocca. Ma, veramente, hai già fatto cosi' tanto per me stasera che proprio non ho la faccia di chiederti quest'altro sacrificio.' Luigi e Luca erano disperati. Guardavano Giorgio con un misto di rabbia e di implorazione. Giorgio esito' un attimo, poi aggiunse: 'Sempre ammesso che per te farlo sia un grosso sacrificio.'

Aveva graziosamente rigettato la palla nel mio campo. Era ora di piantarla. 'No, ho ammesso, non è un sacrificio per me. Siete quattro ragazzi bellissimi, il sogno di ogni ragazza. Siete stati sempre gentili e carini con me in questa settimana, e stasera in particolare. Domani mattina partite. Farvi divertire un po' è il minimo che posso fare, ed è una cosa che piace anche a me.' E qui ho abbassato gli occhi pudicamente e ho continuato, con la voce quasi rotta dal pianto. 'Solo che... ecco... non vorrei che poi... voi pensiate male di me...'

Luigi e Luca hanno cominciato a parlare contemporaneamente. Mi hanno assicurato che per loro sarei rimasta un modello di santità e di purezza per tutti i secoli dei secoli. Amen. Hanno cominciato cantare inni, laudi e salmi sul mio candore virginale. Mi sembrava quasi di sentire un organo in sottofondo ed ero sicura che in quel momento sopra la mia testa era visibile un'aureola luminescente bianco avorio, un colore non troppo dissimile a quello dell'aureola di sperma che circondava in quel momento la mia bocca e che si stava fastidiosamente seccando, lasciando un residuo appiccicoso.

Giorgio ha saggiamente deciso di interrompere quella scena patetica e mi ha chiesto, solennemente: 'E allora, Patrizia, posso chiederti, come favore personale in occasione del mio compleanno, di fare qualcosa per i miei amici?' 'Con piacere, Giorgio!' Risposi timidamente 'Faro' del mio meglio!' 'Grazie, cara. Non lo dimentichero' mai.'

Luigi e Luca erano visibilmente sollevati. Piero stava ridendo in silenzio. 'Ora pero' vado un attimo in bagno a sciacquarmi, se permettete. Intanto, preparatemi qualcosa da bere. E che sia birra, per cortesia, basta con la cocacola. Fare bocchini mette sete, cosa credete?'

A quella mia ultima osservazione la musica d'organo si è bruscamente interrotta, tornando a lasciare spazio alla radio da cui proveniva la voce roca e sensuale di una cantante di colore. E con un distinto 'POP' anche l'aureola sulla mia testa è inesorabilmente scomparsa."

Ref:Renwik, Tjalf, Brenton and Peratur Guyana


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